giovedì 18 dicembre 2014

pc 18 dicembre - Con la domestica dei militari e della Nato Pinotti il governo Renzi manda 500 soldati in Iraq. Lna denuncia, dove stiamo andando e perchè in un articolo nell'ultimo numero di proletari comunisti

da contropiano
Arriva anche la Nato?

Gli ultimi soldati italiani si ritirarono dall’Iraq occupato insieme a statunitensi e soci in nome del ritorno della democrazia, nel dicembre del 2006. Pochi anni dopo media e governi sentenziarono che finalmente, dopo decenni di guerre, embarghi, attentati, bombardamenti e morti “la guerra in Iraq era finita”. 
Ma la realtà dei fatti si è presto incaricata di smentire quelle ottimistiche valutazioni.
Nelle scorse settimane il governo Renzi, con la ministra Pinotti in prima fila, aveva già deciso di inviare in Medio Oriente un certo numero di militari e di caccia, affermando che si trattava del contributo di Roma alla ‘coalizione contro l’Isis’ che vede protagonisti gli Stati Uniti e le petromonarchie della penisola arabica, oltre a Gran Bretagna, Francia e Germania accorsi per contendere a Washington l’egemonia nell’area.
Sembrava che – nonostante la gravità di una decisione mai votata dal parlamento italiano - tutto finisse con un pugno di soldati e qualche aereo da bombardamento da poter vantare come indispensabile contributo del governo a guida Pd alla ‘lotta contro il terrorismo’.
Ma è di queste ore la notizia che l’Italia ha deciso di inviare nel nord dell’Iraq più di 500 soldati, tra l’altro pare dopo aver dovuto scontrarsi con i comandi militari statunitensi a capo dell’operazione “Inherent Resolve”, che evidentemente non erano proprio entusiasti dell’arrivo del contingente di Roma. Che nel caso avrebbero voluto spedire assai più a sud – tra Baghdad e Nassiryah – lontano da un’area evidentemente più strategica per il controllo dell’intera regione.
Il compito dei soldati italiani sarà ufficialmente quello di sostenere le milizie agli ordini del governo regionale curdo di Erbil, un’entità di fatto in competizione con quello di Baghdad e legata invece a doppio filo non solo a Washington, ma anche a Israele che “tollera” l’Isis in funzione anti Hezbollah e anti Assad e anche al regime turco che ormai neanche prova più a nascondere il proprio sostegno di miliziani del Califfato che fanno strage di curdi in tutta la regione.
La base degli italiani sarà stabilita presso l’aeroporto di Erbil dove sono già acquartierate le truppe e i servizi di intelligence degli Stati Uniti, della Gran Bretagna, della Francia e della Germania.
Dei 525 soldati incaricati di contrastare lo Stato Islamico 220 appartengono all'Aeronautica e sono già operativi da ottobre in tre diverse basi aeree del Kuwait insieme ad un aereo da rifornimento Boeing KC 767A, 2 droni Predator e 4 bombardieri Tornado. Altri 250 soldati, aggiunti alla missione, appartengono invece all'Esercito.
Secondo Gianandrea Gaiani de Il Sole 24 Ore, “fonti che hanno chiesto l’anonimato” informano che gli italiani dovrebbero essere comandati a turno da un comandante italiano e da uno tedesco, nell’ambito di una missione di fatto guidata da Berlino alla quale starebbero per unirsi piccoli contingenti militari provenienti anche da Olanda, Belgio e Danimarca.
Nel frattempo alcuni “soldati curdi” – quei peshmerga che fuggirono a gambe levate davanti ai primi attacchi dei miliziani jihadisti lasciando intere città indifese - stanno per arrivare in Italia per essere istruiti all’uso di armamenti dismessi quali mitragliatrici pesanti, blindati e armi controcarro che dovrebbero essere inviate a Erbil prossimamente insieme a un nuovo carico di munizioni prodotte decenni fa in Unione Sovietica, prelevate dal famoso arsenale di armi che furono sequestrate ai croati nel 1994 e da allora ammassate nei magazzini italiani. 
Sempre secondo Gaiani – normalmente bene informato - una cinquantina di militari italiani saranno assegnati con compiti di consulenza presso i comandi iracheni a Baghdad e presso il quartier generale dell'operazione “Inherent Resolve” guidata dal generale statunitense James Terry.
Di fatto il governo Renzi sta decidendo l’invio di una consistente missione militare all’estero e il coinvolgimento dell’Italia nell’ennesima guerra (poco convenzionale ma pur sempre guerra) senza coinvolgere il paese e neanche un parlamento che ormai è completamente svuotato ed esautorato. Secondo la versione ufficiale di Mogherini e Pinotti, l’invio dei soldati italiani nell’area è fondamentale per evitare una catastrofe umanitaria e per respingere gli assalti degli islamisti contro i curdi. Se questa è la missione i soldati e i caccia italiani rivolgeranno le loro armi anche contro i turchi, che bombardano le postazioni del Pkk, permettono all’Isis di tenere nel sud dell’Anatolia le proprie basi e di sconfinare in territorio iracheno e siriano? Nel momento in cui i contingenti militari di Washington e delle petromonarchie dovessero utilizzare la propria massiccia presenza in Iraq per iniziare l’invasione della Siria e perseguire la destituzione del suo governo - obiettivo non certo celato – cosa faranno le truppe italiane?
L’ipocrisia di questa operazione e della sua copertura ideologica sembra abbastanza evidente.
Una scelta gravissima, tenendo conto del fatto che presto ad affiancare le forze di una missione che non ha la copertura dell’Onu ma comunque appare come guidata da una coalizione internazionale relativamente ampia potrebbero arrivare le forze della Nato. Sarebbe stato lo stesso governo iracheno, oltre al Qatar, a chiedere che sia l’Alleanza Atlantica a farsi carico dell’addestramento delle forze locali da impiegare contro i miliziani islamisti. Gli Stati Uniti hanno già chiesto agli alleati – Italia compresa – di mettere a disposizione dell’eventuale missione delle unità di forze speciali da impiegare in prima linea anche nel Kurdistan iracheno dopo che sono già entrate in funzione nelle aree di Mosul, Baji e Ramadi, composte da statunitensi, britannici e australiani. Secondo alcune indiscrezioni anche la Spagna sarebbe disposta ad inviare le sue truppe speciali nel sud del paese dilaniato, e proprio in queste ore il premier Mariano Rajoy ha annunciato l’invio di 300 “istruttori”.
Anche Washington, Londra e Berlino hanno annunciato recentemente l'invio di parecchie centinaia di militari in aggiunta a quelli già impegnati in Iraq. Segno che il "sostegno" al paese distrutto dalla guerra civile proprio grazie all'invasione straniera sta diventando rapidamente una nuova occupazione.
*****
da proletari comunisti nov-dic 2014
Governo Renzi e la politica estera e militare dell’Italia imperialista

Quando si è insediato e in tutta la fase della sua “scalata” (come dice lui) del PD e del governo, Renzi è sembrato disinteressarsi della politica estera, della politica militare e del ruolo dell’imperialismo italiano nel contesto della Nato nel mondo.
A distanza di alcuni mesi, Renzi come persona ha continuato più o meno sullo stesso piano, ma il suo governo certamente no, perchè il governo Renzi, di cui i padroni e gli industriali in particolare sono gli azionisti di maggioranza, è pur sempre un governo di tutta la borghesia imperialista italiana, e l’imperialismo italiano è parte integrante dell’imperialismo europeo e dell’alleanza imperialista Nato a egemonia Usa.
Quindi, qualsiasi governo, si può dire, su questo piano va in automatico, e Generali, Servizi, Ministeri degli Esteri e della Difesa sono dentro poteri obiettivamente più importanti e più influenti dei temporanei capi di governo.
Nel governo Renzi questi ministeri importanti sono affidati a piccoli personaggi, la Pinotti, prima la Mogherini e ora Gentiloni; ma quanto più scadenti, insignificanti sono questi personaggi tanto più questi campi – la Difesa, la Politica estera – vengono sottratti sostanzialmente al dominio della politica politicante che caratterizza il governo e Renzi ancor più. I ministri diventano quindi dei semplici portavoce, segretari o segretarie, più segretarie, dei gestori reali della politica estera e della difesa. Con l’aggravante che questi poteri si esercitano senza alcuna mediazione, parlamentare e politica, e questi ministri dimostrano una sorta di eccesso di zelo che li fa peggiori di molti dei ministri dei precedenti governi.
La Mogherini sia nella politica estera italiana, sia ora nella politica europea è una pura portavoce delle decisioni delle potenze imperialiste dominanti in Europa e, sulle grandi questioni, vedi Ucraina, Iraq, ecc., dell’imperialismo dominante, quello Usa.
Così come la ex pacifista Pinotti al ministero della Difesa agisce come grottesco Ufficio stampa delle decisioni dei militari e della Nato.
Il risultato è quindi che “all’ombra di Renzi” si assiste alla crescita delle spese militari e dell’interventismo imperialista. E, nei prossimi mesi vedremo quanto dentro la spirale del nuovo acutizzarsi della tendenza alla guerra nei diversi scenari del mondo venga trascinato il nostro paese.

Il governo Renzi è pienamente schierato con i nazisti in Ucraina e a sostegno del regime di Kiev, nonostante sia evidente che gli interessi economici di alcuni settori della borghesia italiana siano in aperto contrasto con questo indirizzo per i loro legami con la Russia di Putin. Per cui si finisce per assistere ad una sorprendente recita in cui Berlusconi e Salvini si fanno portavoce della continuità dei legami con la Russia di Putin - cosa che risulta perfino ironica se si pensa che all’inizio le obiezioni sulla Mogherini venivano anche dagli ambienti statunitensi che temevano l’indirizzo filo Russia dei governanti italiani, memori anche della posizione dell’ultimo governo di Berlusconi. Invece, la Mogherini immediatamente entrata al ministero si è dimostrata tra le più filoamericane in Europa e questo le è servito da pass per l’attuale carica che riveste.
Il governo Renzi si è schierato in prima fila per il nuovo intervento imperialista in Iraq, organizzato dall’imperialismo Usa nel quadro della presunta crociata anti Isis, mera facciata della volontà di mantenere le grinfie sul petrolio in tutta l’area, e di occupare delle posizioni nel “domino” della nuova fase di contesa con la Russia e la Cina. Il governo italiano, tramite il ministero della Difesa, ha organizzato in fretta e furia un invio di armi obsolete ai kurdi che sono diventate materia di scandalo e di solita figura da “imperialismo straccione” servile dell’Italia.
Il governo Renzi si è sprecato nel sostegno e nell’amicizia ad Israele mentre questi massacra donne e bambini a Gaza.
Il governo Renzi si fa promotore attivo di un nuovo intervento militare in Libia, in preda al caos del post-Gheddafi. Si può dire che non c’è campagna lanciata da Obama, o dichiarazione di Obama che non vedano Renzi fargli da controcanto zelante, predisponendo così l’imperialismo italiano a nuove sciagurate avventure militari.
Sul fronte militare il governo continua l’operazione degli ultimi governi di piazzisti dell’industria bellica, di sostenitori dell’incremento delle spese militari. Nonostante si chiedano tagli in tutti i ministeri e in tutte le forme possibili, qui i tagli, quando ci sono, sono compatibili con i piani e programmi delle forze armate, esistenti da anni, che vogliono ammodernare e rendere più efficiente la macchina militare liberandola da zavorre di tipo militar-civile o militar-anziani che sono in contrasto con la funzione attuale delle forze armate nelle guerre presenti e future.
Sugli F35 si mantiene questa dotazione di aerei divenuti ormai senza sponsor, se non quelli puramente e semplicemente espressione degli interessi dei padroni dell’industria bellica in Usa e Italia.
Si conferma e si realizza il Muos in spregio alleproteste di gran parte della popolazione di Niscemi e della Sicilia.
.........

Con il governo Renzi e questi ministri è come se fossimo in presenza di un governo ombra in materia di Esteri e Difesa, fuori dal controllo del parlamento, della stampa e, quindi, in una oscurità voluta che ci trascina nel vortice delle guerre in corso e che fa del nostro governo una sorta di “servo padrone” ancora e principalmente dell’imperialismo Usa....

Nessun commento:

Posta un commento