(Dalla lettera di una ragazza, Samuela, che ha partecipato) - Il concentramento è alle
ore 14, proprio in via Ippodromo. Pian piano si raccolgono molte
persone. In moltissimi si avvicinano alla lapide di Federico sul
muro. Dopo poco arrivano Patrizia Moretti, Lino e Stefano
Aldrovandi. Insieme ci sono anche Lucia Uva e Ilaria Cucchi: persone
accomunate dalla stessa lotta e dalla stessa fortissima dignità. I
manifestanti fanno spazio e subito telecamere e giornalisti iniziano
a raccogliere le prime dichiarazioni. Sono tanti i gesti di affetto e
solidarietà da parte dei manifestanti.
Alle ore 15 si parte alla
volta della Prefettura. Il percorso non è lungo ma passerà proprio
per il centro di Ferrara. Non ci sono bandiere, solo striscioni:“LA
NOSTRA MEMORIA LA VOSTRA CONDANNA” è forse tra i più
significativi. Il corteo è molto eterogeneo: ci sono anche molti
bambini e, dal modo di sfilare, sembrano già ben coscienti e
determinati. Forte anche la presenza degli ultras,in particolare
della Spal e del Bologna. Non è difficile capire, anche
“visivamente”, che alcuni di questi gruppi siano palesemente di
destra. Sono in molti ad accorgersene ma si continua a sfilare. Lungo
il percorso qualcuno attacca su muri e lampioni dei fogli bianchi con
su scritto “VIA LA DIVISA”. I cori contro la polizia sono diversi
ma la testa del corteo preferisce unire la propria voce solo ai cori
“VIA LA DIVISA” o “GIUSTIZIA PER FEDERICO”.
Una volta arrivati in
piazza Lino Aldrovandi prende la parola. Lino sale sul camioncino e
ripete con forza l'appello affinché i quattro poliziotti vengano
obbligati a lasciare la divisa. I manifestanti ascoltano le sue
parole spesso inframmezzate da applausi convinti.
Dopo i ringraziamenti il
corteo riparte fino ad arrivare alla prefettura. Vengono appesi tutti
gli striscioni. Ora è Patrizia Moretti a salire sul camioncino alla
testa del corteo. Gli applausi sono forti. Patrizia afferma con
forza che le vittime di stato hanno mogli, madri e sorelle che non
staranno mai zitte e continueranno a lottare. Viene letta una lettera
inviata da un amico di Federico che vive a Londra. La lettera parla
di quanto i media e lo Stato abbiano abituato le persone ad avere
paura delle cose sbagliate. Nella lettera si dice che i peggiori
incubi sono quelli in cui si muore in un vicolo uccisi da un
tossicodipendente, nessuno immagina di poter morire per strada, in
questura, in caserma o in cella, vittime di una violenza inaudita.
Alle 17 e 30 Patrizia
entra in Prefettura per consegnare la richiesta di licenziamento dei
4 agenti. Il corteo aspetta. Alle 17 e 45 Patrizia esce e dice che la
richiesta sarà presentata a Roma. Dopo i saluti tutti partecipano al
coro per chiedere ancora una volta giustizia per Federico. Il corteo
termina così, tra applausi e la promessa di esserci
sempre per Federico e
per tutti gli altri.
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