In
occasione della presentazione dei risultati trimestrali della Fiat,
ieri Marchionne ha incontrato anche i suoi sindacati Cisl e Uil e
Fismic per informarli sulla salute dell'azienda e sul nuovo piano
industriale.
Un
nuovo piano ritenuto molto ambizioso (Marchionne ha addirittura detto
che “non è per i deboli di cuore”!), che riesce ad “incantare”
oramai soltanto
Bonanni e Angeletti, uomini di panza, che hanno raccolto sicuramente
l'invito del loro padrone a non diffondere dati certi: da quando i
sindacalisti sono tenuti al “segreto professionale” nei confronti
degli operai?
“E'
un piano che sembra confezionato per i sindacati più che per gli
investitori”, “Fiat sta promettendo di fare i salti mortali”,
questi i commenti di alcuni analisti, a conferma che la credibilità
del nuovo piano è uguale a zero dato che tutti gli operai di
Mirafiori sono in cassa integrazione e gli altri a singhiozzo, e come
riporta un articolo del Sole 24 ore di oggi che commentiamo:
“Marchionne ha sorpreso tutti rilanciando con un piano che, di
fatto, è una grossa scommessa sull'Italia. [visto che il mercato che
per adesso “tira” è quello americano e quello asiatico] L'idea è
quella di puntare sul segmento “premium” a margini più alti, [e
cioè auto che costano di più e producono più profitti]
valorizzando marchi come Alfa Romeo, Maserati e Jeep, ridimensionando
Fiat a due sole “famiglie” di vetture centrate sulla 500 e la
Panda e salvando di Lancia la sola Ypsilon.
“In
parallelo la strategia è quella di utilizzare gli impianti
domestici, ben lungi oggi dal lavorare a pieno regime, per produrre
vetture a marchio “globale” da destinare all'export in una
percentuale fino al 15%, con il supporto, per ora non meglio
precisato, del Governo italiano ai fini di accrescere la
competitività. Il tutto corredato dall'indispensabile impegno
[ancora un impegno ad investire!] a spingere sugli investimenti: a
7,5-8,5 miliardi l'anno prossimo e a 8,5-9,5 miliardi nel 2014,
rispetto ai 6,2 miliardi per ciascuno dei due anni che erano stati
indicati nel 2010.
“...
disorientamento rispetto a una svolta a U nelle strategie di
Marchionne che aveva abituato il mercato a tutt'altra musica [e cioè
che è inutile sfornare nuovi modelli se il mercato non tira]. Le
perplessità degli analisti non riguardano tanto il piano in sé,
sebbene completamente uscito dai binari tracciati, quanto la sua
sostenibilità finanziaria. Nel senso che, dovesse andare storto
qualcosa – con l'Europa che brucia cassa [e cioè per adesso nei
mercati europei si vende in perdita] e la spesa per investimenti, che
nei programmi, aumenta – crescono i rischi finanziari per il
gruppo.”
Se
questi sono i rischi, cosa c'è dietro, si chiede il giornalista
visto che Marchionne non è tipo che azzarda! Che senso ha infatti
puntare sulle auto che costano di più se prima non si trova una
“sistemazione adeguata anche al segmento delle utilitarie destinate
al mercato di massa.”?
Sembra
che ancora una volta per riuscire a competere Marchionne stia
chiedendo a Opel e Peugeot di creare un nuovo gruppo, “competitor
paneuropeo”, in grado di fronteggiare meglio la concorrenza del
leader continentale Volkswagen. “Condizione di base - continua il
giornalista - la stessa sulla quale si è costruito il “miracolo”
Chrysler. E cioè che qualcuno sia disposto a mettere sul piatto 5-7-
miliardi per ristrutturare il business.”
Insomma,
Marchionne continua ad organizzare imbrogli per ottenere soldi dallo
Stato, e questa volta addirittura dall'Europa, provando ad ingannare
ancora una volta gli operai con l'aiuto di Cisl e Uil che ripetono
senza vergogna che tutti gli operai saranno messi al lavoro entro il
2016! anno entro in quale “arriveranno 17 nuovi modelli”!! Fra
quattro anni? Ci saranno già in giro modelli con le ali! Forse è
questo che intende Marchionne quando dice che produrrà auto nel
segmento “alto di gamma”?
Di
fronte a questo ennesimo affronto del fascismo padronale che nella
sostanza preannuncia altre chiusure, Landini, segretario Fiom,
continua a parlare di democrazia e diritti negati e dichiara che “Il
Governo con il suo silenzio – che rischia di diventare un assenso –
e le altre organizzazioni sindacali – ormai incapaci di avere un
pensiero autonomo – stanno assumendosi la responsabilità del
disimpegno della Fiat in Italia e in Europa”.
Ancora
attacchi al governo... e quelli seri al padrone quando?
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