Prima informativa
Dopo lo sciopero rituale di ieri di fim-fiom-uilm per la morte del giovane operaio che riesce parzialmente;
dopo una serata organizzata dal Comitato liberi e pensanti di assemblea e assedio della sede dei sindacati confederali protetta da Digos e polizia, in cui la rappresentante dello Slai cobas per il sindacato di classe interviene per proporre la organizzazione di uno sciopero autorganizzato,
oggi all'Ilva è successo qualcosa di importante. L'USB proclama un nuovo sciopero dalle 7 di questa mattina fino alle 7 di sabato e gli operai in gran parte del Mof, reparto a cui appartiene Claudio Masella, l'operaio morto, vi partecipano, ad essi si uniscono operai di molti altri reparti. Più di 200 operai bloccano la portineria A, con vivace confronto-scontro con molti operai che non vi partecipano, chi da destra, chi con pezzi di argomentazioni giuste ma sbagliando, anche perchè lo vede ancora non ben organizzato - lo Slai cobas per il sindacato di classe dice "serve uno sciopero di tutti organizzato da tutti per fermare realmente lo stabilimento", ma a questo punto è bene che si cominci, e sostiene lo sciopero.
Gli operai sostengono con grande tensione impegno e combattività lo sciopero, il mof reparto importante
della fabbrica viene messo in crisi, gli operai denunciano la situazione che ha provocato la morte del giovane operaio così come un accordo sindacale del 2010 da essi contestato che ne ha creato le condizioni, permettendo all'azienda di far lavorare un solo operaio lì dove prima ne operavano 3, mettendo, come è successo ieri a rischio anche la vita degli operai.
Dopo un ora di picchettaggio e assemblea, i lavoratori si dirigono alla Direzione, sbarrata dall'azienda e la assediano, chiedono di incontrare i responsabili del reparto mof, ma l'azienda pretende che solo gli operai del mof entrino in fabbrica ad uno ad uno con tanto di tesserino per incontrare i responsabili, proposta respinta: "o tutti dentro all'incontro o l'incontro si fa fuori', l'azienda non accetta e spalleggiata dai sindacati fim-fiom-uilm scatena terrorismo psicologico all'interno tra i lavoratori, contro lo sciopero considerato illegittimo e non coperto, contro l'USB da non riconoscere; alcuni sindacalisti di passaggio vengono duramente contestati, la situazione non si sblocca, arriva la Digos ma gli operai non si piegano. I coordinatori Slai cobas sono costantemente presenti e aiutano e sostengono lo sciopero, si crea un rapporto aperto e unitario, corretto e sentito, apprezzato dai lavoratori.
Gli operai dopo ore di questo braccio di ferro, decidono di raggiungere la Prefettura presidiata dalla polizia in assetto antisommossa e chiedono di incontrare il Prefetto per denunciare l'Ilva e il suo attacco alla salute e alla vita degli operai e l'attacco al diritto di sciopero e alla libertà di scelta sindacale dei lavoratori. L'incontro avverrà dopo molto tempo e con il solo capo di gabinetto.
Intanto tra gli operai è forte il dibattito- alcuni del mof insistono per incontrare comunque i responsabili del loro reparto e comincia un braccio di ferro telefonico in cui l'azienda insiste per incontrare solo gli operai del
reparto, senza gli altri lavoratori in sciopero e senza l'USB e il suo rappresentante Rizzo, chiaramente per delegittimare il sindacato e lo sciopero e cercare per l'ennesima volta di prendere per il c. gli operai; gli operai respingono il ricatto, l'azienda si dichiara disponibile a incontrare gli operai del mof con uno di essi iscritto all'Usb, rappresentati però dal sindacalista della fim del reparto, comunque presente alla lotta. Anche questa proposta non è accettabile, ma lascia strascichi di divisione tra gli operai.
Gli operai decidono di andare all'obitorio per salutare ancora una volta l'operaio morto e la sua famiglia e di procedere con lo sciopero e la denuncia alla Procura.
La situazione resta quindi calda.
Lo slai cobas per il sindacato di classe decide comunque di contribuire allo sciopero che continua, aderendovi e denunciando l'accordo sindacale sotto accusa.
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