Alle ore 6,00 polizia e carabinieri attaccano il picchetto e feriscono i lavoratori. Uno e' in ospedale ferito alla testa. Alle ore 8,00 il picchetto resiste ancora e ai poliziotti non resta che schierarsi per intimidire: ci fanno un baffo non ci fanno paura! Loro sono costretti a deviare i camion in un'altra porta, non riusciamo a coprire anche quella, più tardi andremo all'ispettorato del lavoro per denunciare il fatto che chiamano per telefono a lavoro e hanno fatto entrare dei furgoni con lavoratori non dell'ikea
IKEA: politica antisindacale e dignità operaia
Nonostante ipotesi e false
intenzioni di ricomporre la vertenza IKEA con un confronto serio per metter mano
ai problemi, la strada intrapresa da IKEA e Consorzio CGS, è stata quella di
puntare ad estromettere il SI-Cobas dal Deposito Centrale di Piacenza per
continuare come sempre han fatto: il proprio comodo.
Il tentativo di
estromissione è portato avanti con liste di proscrizione IKEA/CGS che vietano
l’ingresso al Deposito dei lavoratori “insubordinati” con sanzioni disciplinari
con sospensiva dal lavoro da parte delle cooperative per arrivare ai
licenziamenti (politici), con ricatti ai lavoratori iscritti al nostro sindacato
del tipo “se vuoi lavorare per noi devi dare disdetta al SI-Cobas”,
attraverso provocazioni di alcuni “zelanti lavoratori” intenti a sfondare la
protesta davanti ai cancelli con le proprie automobili e che fingono di farsi
male (come è il caso del signor Collis che per ben due volte si è presentato a
provocare ed è stato allontanato dalla stessa Digos che lo ha caricato nell’auto
di servizio) per denunciare aggressioni inesistenti, con minacce dirette di
alcuni responsabili delle cooperative che rivolgendosi ai lavoratori in lotta
han detto loro “non lavorerete mai più in questa città”….
Un piccolo assaggio di
democrazia di questo civile paese condito da tempestivi atti vandalici compiuti,
nel parcheggio antistante al deposito, alle auto degli operai in lotta ad opera
dei soliti “ignoti” e dal consueto schieramento di polizia ai
cancelli.
Il sig. Mario Spezia, nella
doppia veste di consigliere della Camera di Commercio di Piacenza, in
rappresentanza del settore dei Servizi e di presidente della cooperativa San
Martino (uomo di grande impegno, evidentemente) nelle sue dichiarazioni alla
stampa, mentre fa vanto della città di Piacenza “assurta alle cronache
nazionali quale sede del Festival del Diritto” ha la sfacciataggine di
affermare che i lavoratori “verrebbero spinti a rivendicare oltre il lecito
(nella forma e nella sostanza)” tormentandosi -si fa per dire- del fatto che
“sono figure socialmente deboli (come gli extracomunitari) che ancora
lontane dal comprendere fino in fondo i principi ed i valori che tengono insieme
comunità democratiche e libere come le nostre, hanno (in alcuni e per
fortuna ridotti casi), all’opposto, assimilato e fatte proprie le peggiori
consuetudini dei soliti “furbetti” nostrani”…
Il contenuto razzista di
questa affermazione si commenta da solo e dovrebbe far riflettere sulla considerazione
in cui vengono tenuti gli operai che lavorano nei magazzini.
Così, come dovrebbe far
riflettere il fatto che il SI-Cobas non sta girovagando per il polo logistico
piacentino “per raggranellare qualche consenso”, ma sono i lavoratori
stessi che ogni giorno bussano alla porta del nostro sindacato per cercare di
migliorare la propria condizione di lavoro e di vita.
Buste paga e trattamento
complessivo del lavoratore, sono il riscontro non del SI-Cobas, ma oggettivo con
il quale misurare la condizione operaia nel polo logistico, i principi e i
valori realmente applicati.
Festival e protocolli
d’intesa non sono serviti a migliorare questa condizione e se la risposta
alla volontà di cambiamento dei lavoratori (che son cosa diversa dagli operatori
anche se “cooperativistici”) è quella che stiamo vedendo in questi giorni
all’IKEA, possiamo esser sicuri che, ancora una volta, i lavoratori devono e
dovranno contare principalmente sulle proprie forze, autorappresentando le
proprie istanze senza delegarle a nessuno.
Se fosse vero il contrario
avrebbe allora ragione, al di là del tono offensivo, antisindacale e corporativo
il sig. Mario Spezia, quando afferma che “l’unica vera difesa ai loro
interessi ed al loro futuro è rappresentato unicamente dalla cooperativa, senza
bisogno di intermediari e di azzeccagarbugli vari” o che non c’è
“maggiore tutela e salvaguardia per il lavoratore che l’essere socio di una
cooperativa seria e attiva come quelle che sono oggi presenti negli stabilimenti
IKEA di Piacenza”.
Peccato che succede
esattamente l’opposto e che il cosiddetto socio-lavoratore, il vero affare del
secolo della moderna imprenditoria, non si senta parte di una grande famiglia
ma, nella stragrande maggioranza dei casi, di una grande fregatura.
Parlano i salari percepiti,
gli istituti contrattuali che, nonostante anni e anni di servizio, non hanno
ancora raggiunto il 100%, il mancato pagamento di malattia, infortunio e
maternità da parte delle cooperative, il mancato rispetto delle ore
contrattualmente previste, i regolamenti interni delle cooperative che agiscono
in deroga al CCNL e le stesse deroghe al contratto nazionale di cui hanno goduto
grazie alla “comprensione” dei sindacati confederali che ora sono scesi
apertamente in difesa degli interessi degli “operatori” e non degli operai.
Come spesso accade,
infatti, si vuole governare con la forza ed il ricatto la lotta degli operai e
la stampella confederale arriva puntuale a stigmatizzazione il comportamento del
Si Cobas, unendosi al coro del Consorzio che agita lo spauracchio che il colosso
IKEA stia riconsiderando gli assetti globali. Una vera potenza, quindi, la lotta
dei lavoratori del deposito che indurrebbe la multinazionale del mobile low cost
a buttare all’aria milioni e milioni d’investimenti nel magazzino centrale
sud Europa per spostarsi a Dubai (come qualcuno ha sostenuto anche
nell’incontro in Provincia) piuttosto che risolvere la condizione di 350
lavoratori low cost delle cooperative, dove, in particolare, orari e
straordinari sono gestiti arbitrariamente dai responsabili delle cooperative
creando una disparità di trattamento fra i lavoratori
Un ritornello, questo, già
sentito in molte altre vertenze teso a seminare preoccupazione e incertezza tra
i lavoratori e ad indebolire la lotta e cercare di far fuori il sindacato che i
lavoratori hanno scelto e costituito.
Rimandiamo al mittente
l’accusa di “irresponsabili”, in quanto abbiamo segnalato più volte il contenuto
e la piattaforma di questa vertenza e la volontà di affrontarla attraverso un
percorso di normali relazioni sindacali. Qualcuno ha scelto la via dello
scontro, ed IKEA ne è diventata il primo responsabile. Il committente, come
sempre, concentra nelle sue mani un potere superiore a quello del Consorzio
(CGS) e delle singole cooperative (San Martino, Cristall, Euroservizi) e ha
facoltà di condizionare gli eventi.
Dinnanzi alla decisione di
IKEA di andare allo scontro la protesta ha cominciato anche a muoversi davanti
ai negozi (sabato 27 ottobre a San Giuliano e Carugate) sensibilizzando i suoi
clienti su quanto sta accadendo nei magazzini. Ciò è avvenuto con l’aiuto di
lavoratori di altre cooperative, delle forze sociali, sindacali e politiche, che
hanno già manifestato la loro volontà di sostenere questa battaglia allargando
il fronte della solidarietà e della mobilitazione al di fuori del deposito di
Piacenza.
Piacenza,
27/10/2012
Sindacato Intercategoriale
Cobas
Coordinamento Provinciale
di Piacenza
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