SOLIDARIETÀ AGLI STUDENTI FIORENTINI
Nella mattinata di mercoledì 4 Maggio, 22 studenti di Firenze sono stati svegliati nelle loro abitazioni dalle forze dell'ordine, che dopo perquisizioni e schedature, hanno consegnato delle ordinanze di custodia cautelare, tra cui 5 arresti domiciliari. Contro di loro, l'inchiesta che si è sviluppata li vede coinvolti in una "associazione a delinquere", dove i fatti contestati vanno dai cortei non autorizzati, alle interruzioni di pubblico servizio, all'organizzazione di assemblee ove si progettavano tali azioni.
A questi studenti e compagni, sempre in prima fila nelle lotte fuori e dentro le facoltà, va tutta la nostra solidarietà incondizionata.
Ciò detto, occorre secondo noi compiere un ulteriore passaggio, volto ad analizzare questo tipo di attacchi collocandoli nel contesto più ampio nel quale si inseriscono. L'università, negli ultimi tre anni, è stata un terreno nel quale le politiche di ristrutturazione del governo hanno trovato una reale opposizione, capace di aggregare ed incidere, con mobilitazioni concrete e d'impatto. Le reali motivazioni di quest'inchiesta stanno proprio nel voler colpire coloro che si sono resi maggiormente attivi durante questi periodi di lotta, nelle assemblee, nelle manifestazioni, nelle occupazioni.
Ovviamente, le accuse che ci rivolgono sono quindi pretestuose: denunce e misure cautelari non derivano tanto dal blocco di una stazione, bensì dall'essere contrari alla mercificazione dell'università, facendo politica ogni giorno in tal senso. Firenze non è da sola: "teoremi" accusatori di questo tipo nascono periodicamente, (gli arresti di Bologna di tre settimane fa sono solo un esempio) e tutti con le stesse caratteristiche. Si collegano una miriade di fatti, anche di per sé banali, (come i volantinaggi per un'assemblea) e dislocati temporalmente su diversi mesi se non anni, per arrivare alla conclusione che vi è una sorta di "premeditazione" per l'associazione a delinquere.
Parallelamente, ad essere coinvolto è un quantitativo di persone molto ampio, collegate tra loro tramite intercettazioni ambientali costruite ad hoc, infami microspie, o videocamere nelle auto o nelle abitazioni. Il senso dei discorsi, o delle conversazioni intercettate, assolutamente "normali", viene quindi stravolto, e fatto coincidere con l'obiettivo dell'inchiesta di turno. Come dire, prima viene l'inchiesta, e poi vengono "modellati" i fatti su di essa.
Con questo tipo di attacchi si chiude il cerchio, iniziato ormai due anni or sono con le 200 denunce, divise per 60 persone, del "dopo Onda" milanese. Il processo non è ancora partito, ma è probabile che gli organi repressivi abbiano valutato come non sufficiente il ricorso a delle semplici denunce, in seguito alla mobilitazione contro la riforma che ci ha visto in piazza nell'ottobre-dicembre 2010. Probabilmente la giornata romana del 14 dicembre ha suonato come un campanello d'allarme per governo e questure, data l'ampiezza e la forza della mobilitazione, e la difficoltà dei media a dipingere i partecipanti al corteo come "il solito gruppo di facinorosi".
Il G8 dell'università torinese, nel maggio 2009, aveva già visto il prodursi di un 'inchiesta di questo tipo, anche se più specifica e collegata ai fatti di una sola giornata. Con l'operazione "rewind" il magistrato Caselli aveva colpito una ventina di partecipanti al corteo, con misure cautelari simili a quelle comminate ora agli studenti fiorentini; anche quella volta, non si sono voluti colpire eventi specifici, ma più in generale coloro che mantenevano ancora la mobilitazione nelle facoltà, nonostante il riflusso evidente del movimento dell'Onda del 2008.
In tutto questo, l'intento intimidatorio è chiaro: colpire i più attivi significa mandare un messaggio a tutti gli altri, che se ne stiano a casa, perché lottare significa essere colpiti da denunce o altro. Poi, nella maggior parte dei casi, l'inchiesta si sgonfia velocemente, mostrando la sua effettiva inconsistenza e strumentalità; ma intanto, il colpo è andato a segno, e il danno è fatto.
Il carattere preventivo di queste inchieste è quindi palese: tuttavia, ciò che viene "previsto" non sono le nostre azioni, bensì la direzione che sta prendendo l'università pubblica e più in generale il mondo del lavoro. Sanno benissimo che per gli studenti ci saranno sempre meno servizi, più tasse, accorpamento dei dipartimenti, introduzione di privati nei consigli di amministrazione, per facoltà sempre più funzionali ad un mondo del lavoro precario. E che tutto ciò genererà delle contraddizioni difficilmente gestibili.
Ciò che succede nelle università si collega poi con quello che accade nel mondo del lavoro: e anche qui, anni difficili ci aspettano: mentre si riduce sempre di più il margine per una "concertazione" con coloro che vengono colpiti dai licenziamenti o dalla precarietà in generale, studenti che facciano proprie le parole d'ordine "collegare le lotte", costituiscono una reale minaccia, contro i piani di sfruttamento di governo e classi dominanti. Pertanto, meglio colpire preventivamente, perché la direzione nella quale ci stiamo muovendo è chiaramente definita.
L'opposizione non è ammessa, e di fronte a questa esigenza, non c'è diritto o libertà "democratica" che tenga.
Si appellano a qualsiasi articolo del codice penale possa colpirci, riesumando arnesi dal codice fascista (mutuati pari pari nel codice penale della Repubblica) e metodi di repressione e di controllo metodici e capillari.
D'altronde, è questo il vero volto della democrazia: credere il contrario non produrrà altro che illusioni dalla breve durata.
Assemblea Scienze Politiche
Nessun commento:
Posta un commento