Mentre la destra apertamente neofascista è scesa in campo in quest'ultimi giorni di campagna elettorale con aggressioni e accoltellamenti (ieri gli antifascisti di Bologna hanno contestato il comizio del boia Fiore, protetto da un cordone di polizia, a sostegno della candidata sindaco Elisabetta Avanzi in piazza Galvani. Uno striscione gli ricordava: “Fiore, prova anche tu, guarda il mondo a testa in giù. Piazzale Loreto”), allo stesso tempo si è dispiegata l'azione repressiva dello stato con montature contro studenti, compagni, anarchici a Bologna e Firenze in particolare, oltre alle denunce.
Il governo moderno fascista, nella persona del sottosegretario agli Interni Mantovano presente a Bologna per la campagna elettorale, ribadisce il pugno di ferro contro le contestazioni:
«La risposta a chi pratica la violenza e punta a non fare esprimere gli altri non può che essere il contrasto fatto di indagini e di seguiti giudiziari».
«Quando si supera il confine del dissenso legittimo, la risposta non può non essere il contrasto». «Per queste cose però bisogna essere in due nel senso che alle indagini di polizia deve seguire un’attività giudiziaria». Mantovano evoca, pur senza citarla, anche la finalità eversiva. «Se le intimidazioni si ripetono di frequenze contro esponenti di Governo allora dietro c’è un disegno - avverte Mantovano - e si possono anche chiudere le sedi dei centri sociali se si riconosce che sono usate per altri scopi. La fase del giustificazionismo per i compagni che sbagliano è superata da tempo», conclude.
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