martedì 28 ottobre 2025

pc 28 ottobre - Sulla manifestazione della CGIL e la lotta contro la finanziaria di guerra

da ORE12 Controinformazione rossoperaia del 27.10.25 

La manifestazione di Roma. I numeri qui possono essere molto vari, ma sicuramente se anche il giornale della Confindustria parla di oltre 200.000 persone questo numero è fondamentalmente attendibile.

E giustamente l’organizzatore della manifestazione, la Cgil, può rivendicare che questa manifestazione è stata un successo.

Lo è stata sul piano della partecipazione delle strutture più organizzate e più fidelizzate del più grande sindacato esistente in questo Paese, che hanno risposto pienamente all'appello e alla manifestazione. È stata una manifestazione positiva perché nasce - soprattutto e fondamentalmente - sulla spinta della più grande manifestazione degli ultimi anni che vi è stata nel nostro Paese, la manifestazione con circa un milione di persone per la Palestina del 4 ottobre, manifestazione peraltro preparata e nata attraverso scioperi organizzati principalmente dai sindacati di base che hanno raccolto l'attenzione tempestiva di tutte le realtà che già da tempo erano mobilitate per la Palestina, e il moto di indignazione, di solidarietà col cuore e la mente che sono venuti da larghe fette della popolazione, dai lavoratori ai giovani, agli studenti, donne, cittadini comuni, realtà associative di diversa natura.

Sulla spinta di questa grande manifestazione, la scelta della Cgil di andare a una manifestazione nazionale che affrontasse evidentemente, oltre che il tema della Palestina, anche gli importanti temi sociali al centro dell'azione e dell'attenzione dei lavoratori e del contrasto tra lavoratori e piani del governo Meloni, fondamentalmente il problema della finanziaria, ma non solo, è stato un passo inevitabile.

Quindi la manifestazione della Cgil è figlia di questo grande movimento innanzitutto, e questo è un fatto positivo, vuol dire che questo grande movimento è riuscito a contagiare anche le realtà meno propense alla mobilitazione solidale con la Palestina e meno consapevoli del rapporto che c'è tra questa grande mobilitazione e l'insieme della questione sociale e politica nel nostro Paese e, se si parla della Palestina, nell'universo mondo in generale.

Detto questo però la Cgil non ha fatto quello che sarebbe stato necessario, cioè aprire esplicitamente la

manifestazione a tutte le forze, soggetti e individualità, organizzati e non, che hanno dato vita alla manifestazione del 4 ottobre e riconoscere fondamentalmente il ruolo che nel contesto di questa mobilitazione ha avuto il sindacalismo di base e quindi fare un aperto appello al sindacalismo di base a partecipare all'appuntamento del 25 dandogli il peso e la rappresentatività necessaria. Landini e la Cgil non hanno fatto questo, hanno pensato di fare il contrario. Cioè di proporsi come alternativa alla dinamica del movimento reale. Ma quando il sindacato fa questo non serve gli interessi dei lavoratori né del movimento, bensì serve gli interessi dei padrini politici alla fine, degli utilizzatori finali politici di questo tipo di mobilitazione che sono le forze della sinistra parlamentare fondamentalmente e principalmente Avs e il PD.

Quindi questo fa sì che a questa manifestazione pure enormemente partecipata, sia stata infinitamente un quarto della mobilitazione del 4 ottobre.

Certo i lavoratori, le lavoratrici si oppongono alla finanziaria ma tutti si rendono conto del nesso che c'è tra questa finanziaria e la guerra. Su questo si può dire che sta diventando abbastanza comprensibile - oltre che noto - che evidentemente ciò che nei piani dei governi non si toccano sono i piani di guerra e quindi i grandi investimenti negli armamenti e nella partecipazione dei governi e dei loro eserciti alle guerre in corso, in primo luogo Ucraina, Palestina. Ma naturalmente lo strumento guerra vale su tutti i terreni e su tutti i campi e si inserisce nella scelta e dell'indirizzo dell'imperialismo, da Trump ai governi imperialisti europei all'Italia, di prepararsi all'eventualità di un conflitto di guerra generale, ben consapevoli della montagna di soldi che ci vogliono e quindi della finalizzazione dell'intero bilancio dello Stato all'economia di guerra e alla guerra stessa.

Quindi, se questo era il tema di fondo della manifestazione evidentemente era importante cercare in questa occasione di raccogliere tutte le forze che stanno combattendo contro la guerra quotidianamente e in diverse forme come i presidi alle industrie belliche, con le numerose manifestazioni. Pensiamo al ruolo che ha avuto il movimento degli studenti nel contestare all'interno delle università questa economia di guerra cioè le università a servizio della guerra, università consegnate alle industrie belliche, alla propaganda dello stato nazisionista di Israele, università consegnate alla prospettiva del grande Capitale che ha scelto la guerra e ne vuole fare profitti prima, durante e dopo.

Tutto questo non è rappresentato dalla Cgil, perché la Cgil è il sindacato dell'opposizione a questo governo ma è ben complice dell'intero ciclo di provvedimenti governativi e degli indirizzi dell'imperialismo e del capitalismo italiano a cui la Cgil non ha offerto alcun tipo di opposizione in grado di fermarli e cambiare la natura.

Quando i sindacalisti, da Landini a De Palma e così via, rivendicano che questa manifestazione è importante perché ha mobilitato settori di lavoratori indipendentemente dalla questione del genocidio e della guerra, fanno un discorso totalmente erroneo. La mobilitazione per la Palestina ha dimostrato di essere molto più in grado di rappresentare gli interessi non solo della solidarietà alla Palestina ma dell'opposizione all'intero modello che ha prodotto il genocidio e produce le guerre.

Al contrario. Tutti i movimenti che hanno trascurato la dimensione politica internazionale e nazionale in cui sono inseriti i provvedimenti del governo in realtà si sono dimostrati nettamente più incapaci di difendere e tutelare gli interessi dei lavoratori.

Detto questo, diciamo che questa manifestazione è una incompiuta, perché alle finanziarie dei governi da che mondo e mondo non si risponde con manifestazioni di sabato ma si risponde con lo sciopero generale, con scioperi veri che paralizzino non solo i soliti trasporti ma l'intero apparato produttivo, compreso le industrie belliche, le fabbriche, compreso tutto ciò che fa funzionare il mondo del lavoro e cui il mondo del lavoro è raccolto.

Uno sciopero generale di questa natura in questo paese non c'è, non è stato fatto e non viene fatto, nonostante il governo Meloni venga dipinto giustamente con i peggiori caratteri che sono anche nella sua natura, nel suo personale politico, nella sua composizione, nelle sue alleanze internazionali. Il governo Meloni è un governo fascio-imperialista al servizio del Capitale, della frazione più reazionaria del Capitale che oggi è rappresentata dalle industrie belliche, dalle grandi oligarchie informatiche che sono i grandi fruitori dei profitti di questo stadio attuale del mondo di produzione imperialista e capitalista nel nostro paese come in ogni angolo del mondo.

Quindi serve lo sciopero generale.

I giornali più radicali della sinistra comunque parlamentare o non rivoluzionaria, come il manifesto, mette in rilievo che anche questa volta il grande sindacato sarebbe stato anticipato dai sindacati di base che hanno già lanciato uno sciopero contro la finanziaria di guerra per il 28. E' evidente che nel segnalare questo il manifesto e l'area di opinione fanno una sorta di sollecito alla Cgil perché sposi la scadenza del 28.

Noi che facciamo parte di un'altra area, quella del sindacalismo di base e di classe oltre dell'area dell'opposizione politica proletaria, antagonista e rivoluzionaria a questo governo, a questo sistema, un'area che non ha nessuna fiducia nelle direzioni sindacali confederali come componente essenziale di un movimento di masse che possa mettere realmente in discussione questo governo e provocarne la crisi e la caduta.

Evidentemente stiamo a vedere, pur avendo ben chiaro che lo sciopero contro la finanziaria di guerra è giusto e necessario.

Su questo anche nel mondo del sindacalismo di base serve una riflessione che non sia autocontemplativa, autoelogiativa e, alla fin fine, non in grado di raggiungere l'obiettivo, Perchè fanno benissimo i sindacati, l'USB per dirla chiaro, a rivendicare l'importanza che ha avuto la mobilitazione del 22 e il fatto che intorno alla manifestazione del 4 ottobre si sia mobilitata anche la Cgil, ma pensare che al di fuori di un contesto, di una dinamica capace di raccogliere tutto il movimento reale dei lavoratori si possa dare forza e continuità alla manifestazione del 4/10 è un'illusione.

Dal nostro punto di vista il problema è uno solo: serve lo sciopero generale, servono manifestazioni che vanno oltre le manifestazioni che abbiamo fatto finora. La proposta del sindacalismo di base di far seguire allo sciopero del 28 una manifestazione nazionale a Roma il 29 non deve però essere accompagnata da false idee; questa nuova manifestazione non è in grado di essere né maggiore di quella della Cgil né tanto meno di avere la stessa capacità che ha avuto la manifestazione del 4 ottobre, anche per ragioni che non sono solo interne ma sono internazionali e sono riguardanti la questione palestinese che si trova davanti a un bivio, a un cambiamento su cui ancora si riflette molto poco.

Quindi sì allo sciopero generale contro la finanziaria della guerra, sì alla difesa radicale delle rivendicazioni dei lavoratori in materia di lavoro, di salari, innanzitutto di salari in questo momento, di servizi sociali, sanità, scuola e così via, sì a uno sciopero che abbia la capacità progressiva di mettere in crisi questo governo fino a provocarne la caduta.

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