martedì 10 gennaio 2023

pc 10 gennaio - Fincantieri Palermo: nave militare al Qatar – al “lavoro per la guerra imperialista” opponiamo la “guerra per il lavoro”

 

La Fincantieri di Palermo consegnerà fra pochi giorni, dopo gli ultimi lavori di rifinitura, la nave militare anfibia Landing platform dock, al Qatar che l’ha commissionata alcuni anni fa.

Si tratta di una nave dall’equipaggiamento tecnologico molto avanzato, come scrive il Giornale di Sicilia del 7 gennaio: “… l'unità anfibia, infatti, sarà in grado di garantire i collegamenti terra-aria-marini, rendendoli estremamente efficienti e potrà contare su un'altissima flessibilità … dovrà essere in grado di svolgere diversi compiti, dagli interventi umanitari al supporto delle forze armate e alle operazioni di terra La lunghezza di 143 metri e la larghezza di 21,5, numeri in grado di contenere a bordo circa 550 persone, permette alla nave di essere dotata di due rampe carrabili di un bacino interno allagabile in grado di ospitare un mezzo da sbarco Lcm (Landing craft mechanized) pronto all'uso, che

potrà anche essere disposto sul ponte del garage è dispiegato utilizzando un sistema di gru. Il ponte, invece, è dotato dello spazio necessario per poter ospitare l'elicottero Nh90, mezzo altamente versatile in grado di eccellere nelle operazioni terrestri e navali.”

Il Giornale di Sicilia, insieme ai dirigenti della Fincantieri e ai sindacalisti, vanta l’alta capacità dei “cantieri navali sempre più proiettati in una nuova ottica di mercato che più si addice al maggior complesso cantieristico del Mar Mediterraneo”. Guerra e affari, dunque.

Nell’ottica della produzione militare, infatti, a questa nave, si aggiungono tutte quelle che la Fincantieri, sempre più multinazionale della guerra, già produce in Italia e in giro per il mondo in diversi stabilimenti dedicati, ma anche in quelli “civili” dove si costruiscono navi crociere, come lo è stato per tanti anni quello di Palermo.

Per il solo Qatar, uno staterello grande più o meno quanto la Basilicata ne ha costruite una decina! Ma il Qatar, che “ospita” una base militare degli Stati Uniti ed è via di passaggio verso l’Iraq e l’Iran, considera tutto questo armamento, almeno 4 miliardi di euro, necessario per “difendere” la quantità indefinita di petrolio sul quale è seduto, innanzi tutto, all’interno delle alleanze e degli scontri con gli altri paesi del petrolio che incidono nell’economia mondiale.

Ma questa accelerazione nella corsa al riarmo è parallela all’accelerazione dell’aspetto reazionario, da regime fascista, del Qatar che deve comprimere ancora di più (se ciò fosse possibile) i diritti dei lavoratori e delle donne che già fanno una vita da schiavi, come è stato dimostrato dalla denuncia generalizzata durante i mondiali di calcio. E il cosiddetto Qatar gate conferma la necessità urgente degli sceicchi del petrolio di ripulirsi la faccia: le valigie piene di soldi dati ai deputati europei, (mentre gli operai hanno letteralmente salari da fame!!), per esempio, ma anche le stesse commesse militari con le conseguenti buone “relazioni economiche” con altri paesi “democratici”, nell’era delle “sanzioni” e dell’ipocrita “sensibilità” per le libertà civili, usata in realtà come ulteriore arma di ricatto nei rapporti economico-politici tra Stati, servono a questo!

Un ricatto che, per altri versi, subiscono gli operai che lavorano alla produzione sempre più grande di questi armamenti: o questo o niente lavoro! Così, spesso si sente davanti alle fabbriche (“che possa affondare non appena in mare” si è augurato qualche operaio).

Ma per non sopportare oltre questo ricatto, le operaie e gli operai hanno una sola via, ribellarsi! Ribellarsi ad un lavoro sempre più pesante con salari da fame, organizzandosi e lottando contro tutti coloro che trovano normale, dai padroni ai sindacalisti, questa produzione di morte, trasformando nel prossimo futuro il lavoro per la guerra imperialista in guerra per il lavoro.

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