La Fincantieri di Palermo consegnerà fra pochi giorni, dopo
gli ultimi lavori di rifinitura, la nave militare anfibia Landing platform
dock, al Qatar che l’ha commissionata alcuni anni fa.
Si tratta di una nave dall’equipaggiamento tecnologico molto avanzato, come scrive il Giornale di Sicilia del 7 gennaio: “… l'unità anfibia, infatti, sarà in grado di garantire i collegamenti terra-aria-marini, rendendoli estremamente efficienti e potrà contare su un'altissima flessibilità … dovrà essere in grado di svolgere diversi compiti, dagli interventi umanitari al supporto delle forze armate e alle operazioni di terra … La lunghezza di 143 metri e la larghezza di 21,5, numeri in grado di contenere a bordo circa 550 persone, permette alla nave di essere dotata di due rampe carrabili di un bacino interno allagabile in grado di ospitare un mezzo da sbarco Lcm (Landing craft mechanized) pronto all'uso, che
potrà anche essere disposto sul ponte del garage è dispiegato utilizzando un sistema di gru. Il ponte, invece, è dotato dello spazio necessario per poter ospitare l'elicottero Nh90, mezzo altamente versatile in grado di eccellere nelle operazioni terrestri e navali.”Il Giornale di Sicilia, insieme ai dirigenti della
Fincantieri e ai sindacalisti, vanta l’alta capacità dei “cantieri navali
sempre più proiettati in una nuova ottica di mercato che più si addice
al maggior complesso cantieristico del Mar Mediterraneo”. Guerra e affari,
dunque.
Nell’ottica della produzione militare, infatti, a questa
nave, si aggiungono tutte quelle che la Fincantieri, sempre più multinazionale
della guerra, già produce in Italia e in giro per il mondo in diversi
stabilimenti dedicati, ma anche in quelli “civili” dove si costruiscono navi
crociere, come lo è stato per tanti anni quello di Palermo.
Per il solo Qatar, uno staterello grande più o meno quanto
la Basilicata ne ha costruite una decina! Ma il Qatar, che “ospita” una base
militare degli Stati Uniti ed è via di passaggio verso l’Iraq e l’Iran,
considera tutto questo armamento, almeno 4 miliardi di euro, necessario per “difendere”
la quantità indefinita di petrolio sul quale è seduto, innanzi tutto, all’interno
delle alleanze e degli scontri con gli altri paesi del petrolio che incidono nell’economia
mondiale.
Ma questa accelerazione nella corsa al riarmo è parallela
all’accelerazione dell’aspetto reazionario, da regime fascista, del Qatar che
deve comprimere ancora di più (se ciò fosse possibile) i diritti dei lavoratori
e delle donne che già fanno una vita da schiavi, come è stato dimostrato dalla denuncia
generalizzata durante i mondiali di calcio. E il cosiddetto Qatar gate conferma
la necessità urgente degli sceicchi del petrolio di ripulirsi la faccia: le
valigie piene di soldi dati ai deputati europei, (mentre gli operai hanno letteralmente
salari da fame!!), per esempio, ma anche le stesse commesse militari
con le conseguenti buone “relazioni economiche” con altri paesi “democratici”, nell’era
delle “sanzioni” e dell’ipocrita “sensibilità” per le libertà civili, usata in
realtà come ulteriore arma di ricatto nei rapporti economico-politici tra
Stati, servono a questo!
Un ricatto che, per altri versi, subiscono gli operai che
lavorano alla produzione sempre più grande di questi armamenti: o questo o niente
lavoro! Così, spesso si sente davanti alle fabbriche (“che possa affondare non
appena in mare” si è augurato qualche operaio).
Ma per non sopportare oltre questo ricatto, le operaie e gli
operai hanno una sola via, ribellarsi! Ribellarsi ad un lavoro sempre più pesante
con salari da fame, organizzandosi e lottando contro tutti coloro che trovano
normale, dai padroni ai sindacalisti, questa produzione di morte, trasformando
nel prossimo futuro il lavoro per la guerra imperialista in guerra per il lavoro.
Nessun commento:
Posta un commento