mercoledì 11 gennaio 2023

pc 11 gennaio - Raffineria Isab di Priolo: La Lukoil in trattativa per la vendita alla multinazionale Goi Energy…

 

Dopo mesi di trattative segrete si viene a sapere che la russa Lukoil attraverso la Litasco, controllata al 100% da Lukoil, e con sede in Svizzera, ha raggiunto con G.o.i. Energy limited un accordo per l’acquisizione dell’Isab di Priolo.

Questo accordo dovrebbe arrivare a conclusione entro tre mesi, il tempo necessario a verificare le cosiddette “condizioni sospensive” e cioè quelle relative alle autorizzazioni necessarie da parte delle autorità competenti, compreso quelle del governo Meloni, che ha parlato anche di garanzie: rispetto di tutte le normative antitrust, garanzia dei posti di lavoro e salute e sicurezza, riconversione green, rilancio industriale, risanamento del depuratore Ias attualmente sequestrato dalla magistratura per inquinamento e del quale i nuovi padroni si accollerebbero tutte le spese!

È chiaro che tutte queste rassicurazioni, tutti questi bei propositi, che somigliano a quelli di tante altre trattative (vedi ex Ilva ora Acciaierie d’Italia) non possono per niente tranquillizzare i circa 10.000 lavoratori coinvolti sempre a rischio cassa integrazione e poi licenziamento.

La pesante entrata in campo del governo che minaccia l’uso del “golden power” dice appunto che le cose possano non andare lisce, come invece fanno pensare i titoli dei giornali e gli annunci di tanti politici nazionali e locali.

Questa posizione è dettata anche dal giro di fondi speculativi, multinazionali, intermediari finanziari e politici (Svizzera, Cipro, Israele) coinvolti nell’affare (e che avrebbero battuto l’offerta del fondo speculativo americano Crossbridge). Attratti giustamente da uno dei più grandi siti industriali d’Europa sul fronte della raffinazione di prodotti petroliferi, un complesso petrolchimico che combina impianti di raffinazione, gassificazione e cogenerazione di energia elettrica ed è costituito da tre siti produttivi interconnessi.

La “trattativa” per l’acquisto, infatti, l’ha portata avanti, Michael Bobrov che è l’amministratore delegato di G.o.i. Energy, che è anche amministratore delegato e azionista di maggioranza di Green oil energy, che a sua volta è l’azionista di maggioranza di Bazan Group, uno dei più grandi e complessi gruppi energetici in Israele, che gestisce il più grande impianto integrato di raffinazione e petrolchimico del Paese.

G.o.i. Energy, a sua volta, è il ramo del settore energetico di Argus, un fondo di private equity e asset management leader (fondo di investimenti finanziari alla ricerca di grandi profitti e che possiede i soldi in contanti per l’acquisto) a Cipro, ma a trazione israeliana.

Per la fornitura del petrolio e delle materie prime entra in campo, a sua volta, Trafigura, il secondo commerciante più grande al mondo di petrolio, che permetterà di garantire la continuità produttiva dell’impianto con flussi di petrolio ininterrotti.

Il giro d’affari è enorme: l’Isab sviluppa attività per miliardi di euro all’anno, ma la Lukoil ha dovuto accontentarsi, a causa delle sanzioni, di 1 miliardo e mezzo di euro. In questa guerra per i profitti tra le multinazionali c’è chi vince e c’è chi perde.

Per il governo moderno fascista Meloni questo passaggio di proprietà di un sito produttivo ritenuto di rilevanza strategica per il Paese, nelle mani di multinazionali estere, è una vittoria! Proprio il contrario delle tante chiacchiere che la stessa Meloni ha speso durante la conferenza di fine anno, dicendo, a proposito di energia, che non si può passare “dalla dipendenza della Russia alla dipendenza verso la Cina”, mentre qui si passa bellamente dalla dipendenza della Russia a quella di Israele, Cipro, Svizzera… ma d’altronde questa è proprio quella “globalizzazione senza regole”, quel “commercio senza regole”, della quale la Meloni (alla quale piacerebbe tanto poter portare avanti la politica fascista dell’autarchia) si lamenta e dalla quale voleva salvarsi.

Mentre i politici e i sindacalisti regionali rassicurano che per quanto riguarda il depuratore a breve sarà pronto un decreto legge: “denominato Lukoil sui settori produttivi strategici” e che “sarà in Aula la prossima settimana”, come dice il senatore di Fratelli d’Italia, Salvo Pogliese, ex sindaco di Catania, che ha presentato in commissione Senato un emendamento che mira proprio alla continuazione della raffinazione del greggio del sito siciliano, con la concessione ai colossi industriali di continuare ad utilizzare il depuratore per i prossimi 36 mesi, limite ultimo per mettersi in regola con la depurazione delle scorie; mentre Schifani e i suoi assessori dicono di aver “lavorato per cercare di creare condizioni di stabilità ad un asset strategico come il petrolchimico che è un sito di rilevanza strategica per il Paese” e di aver dato già un sostegno finanziario per eliminare lo stato di crisi; mentre per i sindacalisti si tratta di “una svolta per l’impianto e il territorio ... Il governo regionale deve ora attivarsi per avere garanzie sulla consistenza degli investimenti previsti e sulle ricadute occupazionali”. (Proprio come erano garanzie quelle per la ex Fiat di Termini Imerese!) e assicurano che vigileranno “sul pieno mantenimento dei livelli occupazioni e sulle garanzie in materia di salute e sicurezza”. (Come no! Tra una cassa integrazione a vita e un morto e l’altro sul lavoro!)… al contrario di tutte queste “rassicurazioni”, gli operai e tutti i lavoratori coinvolti possono e devono far tesoro delle esperienze di tante altre vertenze, a cominciare da quella importantissima, e ancora non risolta, dell’ex Ilva di Taranto… far tesoro degli inganni e degli imbrogli, delle promesse impossibili da mantenere e soprattutto della necessità della mobilitazione diretta degli operai per rispondere in maniera forte e organizzata alle manovre dei padroni e dei loro governi.

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