È iniziato mercoledì il processo per le proteste ‘No Tav’ del 2014

È iniziato mercoledì 9 giugno il processo contro gli attivisti No Tav. Coloro che, fra il 5 e il 13 aprile 2014, parteciparono a manifestazioni di proteste No Tav contro i cantieri del Cociv a Pozzolo e Arquata.

Il Tribunale alessandrino era pattugliato con uno spiegamento di forze che ha coinvolto Carabinieri e Polizia disposte per tutto il perimetro del palazzo.

In quelle occasioni si erano verificati danneggiamenti particolarmente gravi, e scontri con le forze dell’ordine. Erano una cinquantina le persone rinviate a giudizio nel luglio del 2018.

Il gup Tiziana Belgrano aveva accolto la richiesta dell’allora pm Andrea Padalino (che adesso è in servizio come giudice al tribunale civile di Vercelli). Aveva fissato l’udienza per il 16 giugno dello scorso anno, poi slittata a causa dell’emergenza Covid.

Adesso, invece, rinviato il procedimento al 22 settembre per la richiesta di un rinvio di cortesia a causa dell’impedimento di un imputato.

Il cantiere Cociv si è costituito parte civile e a rappresentarlo sarà Emanuele Zanalda. Parti civili anche due rappresentanti delle forze dell’ordine intervenute quel giorno, rimasti feriti negli scontri.

La descrizione delle proteste No Tav

Le manifestazioni di protesta erano state descritte in tre fascicoli. Il pubblico ministero aveva incriminato alcuni partecipanti, a vario titolo e con posizioni diverse. Non per aver preso parte alle iniziative di dissenso contro la realizzazione della linea ferroviaria del Terzo Valico, ma per comportamenti al di fuori di proteste lecite.

Il fascicolo per cui il pubblico ministero aveva chiesto il rinvio a giudizio di cinquanta attivisti, residenti tra la provincia di Alessandria e Genova, riguarda due episodi della primavera 2014 avvenuti a una settimana di distanza uno dall’altro.

In quel periodo il questore di Alessandria aveva autorizzato, per il 5 aprile, un corteo che avrebbe dovuto fermarsi alla recinzione del cantiere ‘Pozzo Radimero’ di Arquata.

Mentre 700 manifestanti si muovevano regolarmente secondo il percorso indicato, a un tratto 150 persone di questo gruppo, con il volto coperto da sciarpe e cappucci, si staccarono e si diressero verso la recinzione. Il tutto abbattendola e lanciando, come si legge nel capo d’accusa, «bottiglie di vetro, bastoni, pietre e caschi».

Già in quell’episodio erano rimasti feriti anche quattro Carabinieri e un poliziotto. Nel frattempo prescritte alcune contravvenzioni: in particolare nei confronti di chi aveva protestato mascherando il volto con sciarpe o passamontagna.

L’altro episodio, che si riferisce al 13 aprile, aveva come scenario il cantiere Tav a cascina Romanellotta di Pozzolo. Qui furono «danneggiati, strappati e abbattuti circa trecento metri di rete arancione» che delimitava l’area dei lavori.