lunedì 7 giugno 2021

pc 7 giugno - Verso il G20 di Catania su lavoro e istruzione: ovvero come governi e padroni dei paesi imperialisti pensano ad aumentare la produttività, facendo lavorare di più e “meglio” la classe operaia

Modelli di lavoro, organizzazione delle imprese e processo produttivo nell’era della digitalizzazione” È questo il titolo di uno dei documenti che sono serviti a preparare questo G20 che si terrà a Catania, perché i padroni e i loro rappresentanti al governo hanno il chiodo fisso per il lavoro, per il quando, il come e il quanto del lavoro… che la classe operaia deve fare e su questo non si stancano di studiare!

Il dibattito attorno a questa tematica prioritaria – dicono infatti - è il risultato del lavoro svolto e dei progressi ottenuti nell’ambito dell’Employment Working Group durante gli ultimi anni.” Le “discussioni” infatti, vanno avanti da anni: “… nel 2016 – per esempio - durante la Presidenza cinese,

era già stata riconosciuta la necessità di anticipare il riallineamento delle competenze imposto dalle trasformazioni in atto nel mondo del lavoro.”

Già nel 2016, dopo aver messo in conto i licenziamenti di cui in generale i padroni non si preoccupano affatto, pensano al “riallineamento delle competenze” di quelli che devono continuare a lavorare e che si deve adattare ai “lavori emergenti”, alle nuove tecnologie ecc.

Dentro le premesse di questo documento (diviso in due parti, l’altra, quella finale si intitola: “Evoluzione e risposta politica”) si ripercorrono i vari incontri e si dice apertamente qual è lo scopo del G20.

“Nel 2017, durante la Presidenza tedesca, i Capi di Stato e di Governo hanno concordato le priorità del G20 concernenti il futuro del lavoro, invocando soluzioni intelligenti e innovative atte a incoraggiare un cambiamento strutturale che crei occupazione e a sostenere l’adattamento dei lavoratori ai mutamenti in corso nel mondo del lavoro, prestando al contempo un’attenzione specifica al problema delle crescenti disuguaglianze dovute alle perturbazioni occupazionali e salariali in regioni e settori specifici.” Naturalmente questi aspetti salariali e occupazionali, queste “perturbazioni” in realtà rimangono solo argomenti di “discussione”.

“Nel 2018, quando anche l’Argentina ha incluso il tema futuro del lavoro tra le priorità della sua Presidenza G20, i Paesi Membri del Gruppo hanno ribadito il loro impegno per costruire un futuro del lavoro inclusivo, equo e sostenibile.” Belle parole che fanno tanto linguaggio moderno, giovanile e “verde” ma che non significano niente!

“Lo stesso anno, i Ministri del Lavoro e dell’Occupazione hanno anche concordato i principi guida delle politiche del G20 finalizzate a promuovere la formalizzazione e la dignità nel futuro del lavoro nonché nell’economia delle piattaforme digitali. I principi proposti identificano le linee guida di base finalizzate a colmare il divario di governance nell’economia digitale. Perfettamente in linea con le precedenti Presidenze del G20, durante il Vertice di Osaka del 2019, i Capi di Stato e di Governo hanno riconosciuto che le forme di lavoro emergenti, pur fornendo opportunità di impiego, possono anche porre delle sfide in termini di dignità del lavoro e di sistemi di protezione sociale.”

Nella sostanza si tratta di una chiara ammissione che i “nuovi lavori”, fra smart working e altissima tecnologia intaccheranno la “dignità del lavoro” e la “protezione sociale” cioè diritti conquistati come i contratti, i contributi… e, infatti, non hanno nessuna remora ad affermare tutto questo! Anche se le spacciano per loro preoccupazioni “… legate alle nuove forme di lavoro in termini di scarse condizioni lavorative, protezione sociale inadeguata, restrizioni al dialogo sociale e alla contrattazione collettiva, rispetto dei diritti dei lavoratori e promozione del lavoro dignitoso, comprese le sfide sul fronte della protezione efficace dei lavoratori poste dal lavoro svolto tramite piattaforme digitali distribuite su scala internazionale.”

Però ci tengono a sottolineare che c’è “… l’esigenza dei lavoratori di aggiornarsi e riqualificarsi in varie fasi della loro vita per rimanere al passo con le esigenze in costante evoluzione del mercato del lavoro. Hanno altresì convenuto di promuovere un ambiente di lavoro sano e sostenibile, nonché di favorire un’organizzazione flessibile del lavoro per un migliore bilanciamento tra vita privata e professionale.”

Come si vede, anche a livello internazionale è entrato nell’uso il linguaggio della “conciliazione” tra il lavoro e la vita privata! Che per i padroni significa tutto lavoro e niente vita privata!

La classe operaia, le sue avanguardie, possono vedere chiaramente ciò che i padroni preparano… e a loro volta possono preparare le proprie mosse.

continua

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