Tanto che i responsabili delle risorse umane, dai loro uffici, potevano dichiarare soddisfatti agli operai che loro si sentivano più tranquilli in azienda piuttosto che fuori dove vi erano comportamenti poco sicuri anche perché non controllati (tutto questo infatti si è tradotto in un uso repressivo e discriminatorio di queste misure tanto che basta abbassare un momento la mascherina per prendere aria ed essere sanzionati poi nessuno va a vedere cosa succede in mensa o negli spogliatoi… o sulle linee).
Questo è quello che è successo nella prima fase al rientro dopo il primo lockdown: nei reparti ci siamo trovati con procedure stabilite da RLS e azienda che davano mascherine chirurgiche alla maggioranza degli operai sulle linee di produzione e le ffp2 ad alcune categorie manutentori e altri che giravano su tutte le squadre e queste procedure hanno definito che non possiamo essere considerati "contatti stretti" così in caso che qualcuno risulti positivo si continua a lavorare…e invece di fare i tamponi per tutti basta "sanificare" la cabina di lavoro e avanti a produrre..
Questa situazione ha portato di recente il 26 febbraio la Cgil di Bergamo ha lanciare l'allarme sull'aumento dei contagi sui posti di lavoro (http://www.cgil.bergamo.it/index.php/notizie/l-allarme-della-cgil-di-bergamo-il-covid-19-sta-entrando-nei-luoghi-di-lavoro-abbiamo-notizia-di-diversi-focolai-nelle-aziende-preoccupazione-anche-per-le-trasferte) o meglio non si riesce più a tenere nascosto, visto che le voci tra gli operai girano, o sotto controllo i numeri dei contagi che ovviamente si guardano bene dal fornire in maniera strutturale anche se potrebbero visto che hanno un esercito di RLS che potrebbe monitorare e intervenire sul campo.
Così in alcune grandi aziende arriva l’indicazione di dare a tutti le mascherine ffp2, visto che i padroni non possono permettersi di avere forza lavoro che potenzialmente resta a casa in quarantena o per controllo tamponi col rischio magari di fermare qualche impianto o ridurre la produzione, gli organici sulle linee sono già ridotti all'osso e quindi le aziende mettono le mani avanti entrando in campo con la loro logica per utilizzare la questione importante dei vaccini strumentalmente per far vedere che si interessano del bene comune ma in realtà quello a cui tengono è il bene del capitale ossia il profitto; bergamo is running vale ancora anche oggi.
Questa è la premessa al nuovo protocollo di aprile 2022 tra governo, Confindustria, sindacati confederali che firmano ancora senza tenere conto delle condizioni e del parere degli operai in fabbrica ma accodandosi ai diktat padronali, basta leggere intervista a Stirpe direttore relazioni industriali di Confindustria (https://www.corriere.it/economia/aziende/21_aprile_07/stirpe-confindustria-aziende-pronte-vaccinare-dipendenti-a9dccc1a-97e5-11eb-b3c4-d1c4be2a345c_amp.html), che alla richiesta dei sindacati di aumentare a 2 metri la distanza tra un lavoratore e l’altro, risponde: «Il punto è che le fabbriche non si possono allargare. Ma soprattutto i numeri ci dicono che i nostri luoghi di lavoro sono già sicuri: su 157 mila denunce di infortuni solo il 2,8% sono riferibili all’industria manifatturiera».
Ma vediamo alcuni elementi contenuti in questo protocollo vaccini in azienda:
Si possono fare convenzioni con i privati sia per i locali che per la somministrazione del vaccino ad esempio in Lombardia il padrone di Tenaris si chiama Rocca ed è lo stesso del gruppo sanità privata Humanitas e come già successo qualche anno fa con il ritrovamento di amianto nei suoi reparti di Dalmine dove gli operai inseriti nel registro ex esposti sono stai inviati dall'Ats a fare gli esami di controllo previsti alla clinica del padrone, come dire …una mano lava l'altra
Inoltre il vaccino potrà essere effettuato durante il turno e quindi considerato orario di lavoro, che significa che non è obbligo e quindi potrà essere fatto anche fuori dall’azienda dopo orario di lavoro.
Nel testo si dice che: "Il piano in azienda avverrà in coerenza con il piano nazionale"
Ma non c’è scritto niente che vincoli la partenza del piano vaccini in azienda alla priorità ossia dopo aver fatto le categorie a rischio ad esempio per età, fragilità… e visto che i vaccini non ci sono e non si possono moltiplicare, alla faccia delle vuote parole di Landini CGIL: “Un’intesa importante” quella raggiunta questa sera sul Protocollo e il piano vaccini, “in coerenza e nel rispetto delle priorità definite nel piano strategico nazionale di vaccinazione”.
I costi del piano a cura del Padrone non comprendono la fornitura di vaccini e siringhe che sono a carico del servizio sanitario regionale, così il vaccino lo paga la collettività
la Lombardia che è la regione più indietro con i vaccini agli anziani ha già varato 11 marzo un protocollo con le aziende che hanno dato disponibilità, le aziende corrono ma per ragioni di mercato, le loro dichiarazioni parlano chiaro, Stirpe Confindustria: “il vaccino è un fattore abilitante della ripresa. In generale, non ci sarà vera ripresa finché non avremo raggiunto come Paese un tasso di vaccinazione tale da bloccare la diffusione del virus”
Non gli interessano certo i dati di oggi dove gli over 70 vaccinati sono il 2.2% del totale di questa fascia di età e meno di 1 over 80 su 3 ha ricevuto vaccino.
Gli fa eco il governo con il generale Figliolo: "Se ci vacciniamo ne usciamo. Appena completeremo gli over 80 e i fragili apriremo la vaccinazione alle classi produttive” e la propaganda dei giornali:”Vaccini in azienda al via: dipendenti vaccinati su base volontaria
Via libera di governo, imprese e sindacati all'accordo che potenzierà la campagna nazionale”
Ma la realtà è questa:
dove prendono i vaccini? Dal piano nazionale
a chi li tolgono? A quelli che possono crepare perchè non produttivi (pensionati, disoccupati, cassiere etc)
Vaccini ai propri dipendenti ma a spese dello Stato? 20 euro per un vaccino dai privati convenzionati con le aziende
Senza prendere in mano la lotta per la salute e sicurezza attraverso il protagonismo degli operai su posizione di classe per affermare che il bene della collettività non puo’ essere lasciato alla scelta “volontarietà” del singolo, e che se è vero che i lavoratori a partire dagli operai sono tutti da vaccinare, questo non deve essere fatto a scapito delle categorie fragili e a rischio, ma questa battaglia per vincere deve essere parte della lotta politica e sociale per ribaltare questo sistema del capitale, per non subire come proletari la gestione della pandemia da parte dei padroni che mettono al primo posto il loro bene comune che si chiama profitto, garantito dal governo mascherato dietro l’economia nazionale, avvallato dai sindacati confederali che hanno sancito nero su bianco che non è vero che non lasceremo indietro nessuno.
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