Nella ricostruzione in Libia le grandi opere infrastrutturali continuano la penetrazione dell'imperialismo italiano nell'ex colonia.
lavocedellevoci12 Aprile 2021 di Andrea Cinquegrani
WEBUILD / MAXI AFFARI IN LIBIA & USA. E IL PONTE SULLO STRETTO VIA ‘RECOVERY’
Sempre più ambiziosi i progetti di WEBUILD, il colosso nato dalla fusione delle star del mattone e delle infrastrutture, Salini e Impregilo, con un’altra stella (cadente, perché finita quasi in crac) del settore, Astaldi, acquisita in modo rocambolesco con un’operazione ancora sotto i riflettori della
magistratura (per la cronaca, Astaldi è l'azienda che ha ‘messo su’ a Napoli l’Ospedale del Mare, dov'è collassata l’intera area parcheggio, ndr)(Tra i soci principali di WeBuild figurano Cassa Depositi e Prestiti con il 18% e le tre principali banche italiane, Intesa Sanpaolo, Unicredit e Banco Bpm, alle quali congiuntamente fa capo circa l’11% di WeBuild.
Salini-Impregilo lascia a WeBuild un’eredità preziosa, visto che quasi un quarto dei ricavi arriva oggi dagli Usa, primo mercato in assoluto, mentre il 28% del giro d’affari è assicurato dai Paesi del Medio Oriente, il 18% arriva dall’Italia, il 12% da grandi opere realizzate in Asia e Australia).
Nel mirino, per WeBuild, adesso ci sono appalti in mezzo mondo e anche in Italia, con un piatto che più ghiotto non si può, la realizzazione dell’ormai mitico Ponte sullo stretto.
LA SUPER AUTOSTRADA IN LIBIA
Procediamo con ordine. Il fresco incontro del premier Mario Draghi con il primo ministro libico Abdel Hamid Mohamed Dabaiba a quanto pare ha impresso una decisa accelerazione ai lavori per la nuova autostrada in Libia.
Afferma il direttore generale corporate and finance di WeBuild, Massimo Ferrari: “I cantieri potrebbero riaprire presto, purchè venga mantenuto il cessate il fuoco. Non manderemo i nostri lavoratori in condizioni di sicurezza precarie”.
Tutto ok per la firma a breve di un altro maxi contratto, stavolta negli USA, per la realizzazione della linea ad alta velocità Dallas-Houston: entreranno nella casse di WeBuild ben 20 miliardi di dollari.
Sul fronte nostrano, proseguono i lavori cominciati un anno fa, nel 2020, per la statale Jonica e lungo la linea ferroviaria Bari-Napoli. Mentre solo da pochi mesi, ad inizio 2021, sono state vinte gare d’appalto per alcuni progetti ferroviari in Sicilia ed in Trentino.
Ma in Italia, come la Voce ha già raccontato negli ultimi mesi, la vera scommessa da vincere, per il colosso delle infrastrutture, si chiama Ponte sullo Stretto. Del quale in questi giorni si torna a parlare con insistenza.
SALTARE I PASSAGGI. Fresche, infatti, sono le parole pronunciate da Massimo Ferrari ai microfoni di Class Cnbc a proposito delle strategie da mettere in campo per rilanciare la crescita infrastrutturale in questo difficilissimo momento economico: “La massima di Draghi ‘whatever it takes’ – ha sottolineato con enfasi – vale anche per le infrastrutture. Siamo in una situazione di guerra e in queste condizioni bisogna agire in emergenza, ovvero bisogna accelerare i tempi, saltare alcuni passaggi e concentrare i poteri decisionali”. Più chiari di così…
Coglie la palla al balzo, Ferrari, dopo quanto affermato dal presidente dell’Antitrust, Roberto Rustichelli, ovvero l’idea di sfoltire l’iter burocratico sostituendolo con le direttive europee direttamente applicabili, per velocizzare l’iter dei progetti. “Personalmente sono d’accordo – commenta Ferrari -competitività e trasparenza non vengono messe in pericolo da questa semplificazione”.
Affronta di petto il progetto del Ponte sullo Stretto l’amministratore delegato di WeBuild, Pietro Salini, per anni sul ponte di comando dell’omonima impresa leader nel campo delle progettazioni e dei lavori infrastrutturali, soprattutto all’estero.
Davanti ad una esterrefatta Barbara Palombelli, nel suo salotto di Stasera Italiasu Rete 4, il patròn afferma: “E’ difficile spiegare il motivo per cui il Ponte sullo Stretto non è ancora stato costruito. Sicuramente è un discorso di lotte politiche. Noi siamo in grado di farlo e si può partire anche subito! E’ un’occasione di lavoro straordinaria per il Sud”.
Si fa forte della performance fornita per la costruzione del Ponte Genova San Giorgio, realizzato proprio da WeBuild. “Il segreto dei record del ponte è stato crederci tutti, remando nella stessa direzione: amministrazione, società con forti competenze, cittadini. Questo ha reso possibile la costruzione in tempo record, con un’amministrazione che ha superato ogni ostacolo con determinazione nell’assunzione delle decisioni necessarie, seguendo la normativa europea”.
IL PONTE COI SOLDI DEL RECOVERY FUND. Volemose bene a parte, ecco le idee di Salini per il Ponte del futuro: “La realizzazione del Ponte sullo Stretto è stata affidata al nostro Gruppo molti anni fa, dopo 30 anni di analisi e 100 miliardi di lire in valutazioni di ogni tipo, ed una gara internazionale che abbiamo vinto. E’ stato deciso in seguito di non avviare i lavori: ma investire nell’alta velocità ferroviaria fino a Palermo non ha alcun senso senza il Ponte. Oggi il progetto è pronto”.
Va molto oltre, il numero uno dei mattonari italiani, quando fa balenare l’idea che il Progetto – almeno per una grossa fetta – sia finanziabile attraverso il ‘Recovery Fund’: circostanza fino ad oggi ritenuta una mera utopia dagli esperti, perché le opere finanziabili devono essere completate entro 5 anni e non un giorno in più, secondo la ferrea normative UE.
Ecco come ragiona Salini: “Il Ponte da solo vale 2,9 miliardi di euro, valore che sale a 7,1 miliardi a costi aggiornati, considerando il progetto complessivo con tutte le opere connesse nelle aree interessate, con la metro di Messina, opere di sistemazione idrogeologica per le montagne circostanti, strade di accesso, strutture per far passare il treno e auto. Si tratta quindi di un progetto che si potrebbe realizzare anche per fasi successive utilizzando le risorse del Recovery Plan per quanto possibile”.
E aggiunge, in modo sibillino: “Non necessariamente l’opera va completata entro il 2026, come affermato dal ministro Giovannini”. E come afferma la stragrande maggioranza di esperti in tema di Recovery Fund, appunto.
A sostenere il Salini Pensiero, naturalmente, provvede il super direttore Ferrari, che nota: “Il Recovery Fund contiene solo una parte degli investimenti in infrastrutture. Il governo è consapevole che sia con il deficit sia con gli altri fondi infrastrutturali provenienti dalla UE che non siamo mai riusciti a spendere nei settennati precedenti, possiamo finanziare tutte le infrastrutture che ci servono”.
Chiaro, no? A pagare deve essere sempre la ‘generosa’ UE.
QUELL’OPACA OPERAZIONE. In casa WeBuild sono state appena portate a termine le complesse manovre che hanno condotto all’incorporazione di Astaldi. Manovre che hanno penalizzato in modo evidente gli ex piccoli azionisti di Astaldi, trasformati in un baleno in micro obbligazionisti WeBuild: visto che il valore effettivo di quanto posseduto in titoli si è drasticamente ridotto, passando ad un risibile 5-7 per cento circa.
Per questo sono sul piede di guerra. E attendono, tra l’altro, gli esiti dei procedimenti giudiziari attivati dalla Procura di Roma che, a quanto pare, vuol vederci chiaro in quella complessa, opaca e super contestata operazione che ha portato la vecchia Astaldi sotto il super ombrello WeBuild progettato e realizzato – è il caso di dirlo – dal tandem d’acciaio Salini-Impregilo per varare il colossale ‘Progetto Italia’ che dovrà caratterizzare il futuro volto della nostra penisola.
E uno dei tasselli strategici è proprio il Ponte sullo Stretto che Matteo Renzi ha posto tra gli obiettivi prioritari, non solo della sua agenda politica, ma anche del governo. Vuoi vedere che prima o poi il leader di Italia Viva punta i piedi e presenta il conto a quel Draghi del quale è stato il grande sponsor?
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