"Parto dalle conclusioni...."
Come prima questione c'è il problema che questa assemblea deve concludersi con la decisione dell'organizzazione di un coordinamento, di una struttura stabile che ci diamo, che sia rappresentativa delle varie realtà di lotte, di lavoro, proprio perchè abbiamo bisogno di dare continuità, come ha detto qualcuno, di non andare da un'assemblea ad un'altra assemblea, ma darci una struttura che anche possa dare seguito poi alle decisioni prese nelle assemblee. Questo alla fine è la questione più importante.
Come prima questione c'è il problema che questa assemblea deve concludersi con la decisione dell'organizzazione di un coordinamento, di una struttura stabile che ci diamo, che sia rappresentativa delle varie realtà di lotte, di lavoro, proprio perchè abbiamo bisogno di dare continuità, come ha detto qualcuno, di non andare da un'assemblea ad un'altra assemblea, ma darci una struttura che anche possa dare seguito poi alle decisioni prese nelle assemblee. Questo alla fine è la questione più importante.
L'altro problema riguarda le battaglie che dobbiamo fare e come farle. Sono d'accordo sulla questione di non andare ad uno sciopero generale deciso “a tavolino”. Noi non siamo come i sindacati confederali, anzi siamo nettamente contro, né siamo come qualche sindacalismo di base, faccio un nome, l'Usb, che dicono dall'alto “scioperi generali” ma che poi si rivelano la morte/la fine degli scioperi, delle lotte che si stanno facendo, non invece una tappa per andare più avanti, per fare più lotte, più scioperi. Quindi noi qui non abbiamo il problema di darci una data x, ma invece quello di avanzare nell'unità, nel collegamento/coordinamento delle lotte. Perchè l'unità è assolutamente necessaria per dare forza e fiducia agli stessi lavoratori che stanno lottando.
Mentre siamo d'accordo sul discorso di una giornata di lotta da realizzare nelle varie città, nei vari posti di lavoro.
Sulla questione delle lotte mi soffermo un attimo. Molti hanno indicato la lotta per la riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario, lotta sulla questione del salario, lotta sulla questione del lavoro. Ora, il problema è che per rendere concrete queste lotte bisogna partire dalla realtà. Partiamo dalle fabbriche. Qui sappiamo bene che la situazione è difficile; prima nelle foto vi era una con la frase di Lenin che dice: per abbattere i padroni, prima bisogna eliminare i loro servi. Nelle fabbriche ci sono molti servi dei padroni. All'Ilva/ArcelorMittal di Taranto ci sono questi servi, insieme ad un servetto che è l'Usb che ora dice di fatto agli operai: scegliete voi quale deve essere il padrone... Mittal non va bene, andrebbero meglio altri padroni o il padrone pubblico che sarebbe lo Stato; con una operazione di deviazione della coscienza di classe.
Quindi, la lotta per la riduzione dell'orario di lavoro, a partire dalle fabbriche che stanno portando avanti esuberi, licenziamenti, e che utilizzano in maniera ormai permanente cassintegrazione-covid – noi all'ArcelorMittal l'abbiamo avviata, all'interno di una campagna per una piattaforma operaia, insieme alla questione del salario, della cassaintegrazione al 100% - e qui, sì, che è giusto porre la richiesta della patrimoniale.
Da queste fabbriche, anche se è difficile, deve partire questa battaglia, perchè le fabbriche sono il cuore, la questione strategica della lotta di classe.
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