venerdì 9 ottobre 2020

pc 9 ottobre - Autunno caldo in Indonesia: 3° giorno di protesta di studenti e lavoratori

contro la legge «licenziare e inquinare» e che abolisce il salario minimo. 
La repressione del governo accende sempre più la rivolta di massa



RIVOLUZIONE, unica soluzione

Da tre giorni la rivolta prosegue con gli scioperi di massa, in cui lavoratori inferociti e studenti hanno chiuso i posti di lavoro, si sono scontrati con la polizia e hanno preso d'assalto gli edifici governativi, contro la nuova legge del governo  – che è lunga 905 pagine e prevede la revisione di 79 leggi –  e che attacca i diritti dei lavoratori e dà mano libera ai padroni per la distruzione dell'ambiente. Da lunedì mattina, la polizia ha dispiegato migliaia di agenti nelle zone di confine di Jakarta per impedire ai lavoratori che lavorano nelle aree industriali che circondano la città di entrare nella capitale di organizzare proteste. I manifestanti hanno appiccato il fuoco alle postazioni di polizia, alle stazioni della metropolitana e hanno eretto barricate, ci sono stati scontri, la polizia ha usato gas lacrimogeni e più di 800 persone sono state arrestate. 

Il governo dell’Indonesia – il quarto paese più popoloso al mondo e la più grande economia del sudest asiatico – sostiene che la nuova legge sia necessaria per dare stimoli all’occupazione, creando nuovi posti di lavoro e attirando maggiori investimenti stranieri. 

La realtà per i lavoratori e le masse è un'altra: la legge abolisce il salario minimo settoriale, a favore dei minimi fissati dai governatori regionali; riduce l’indennità di licenziamento da 32 mensilità a un massimo di 19 anche se viene creato un fondo statale di sostegno; riduce i salari, la liquidazione e i giorni di ferie e rende più difficile per le lavoratrici ottenere il congedo di maternità; aumenta gli straordinari consentiti fino a un massimo di 4 ore al giorno e 18 ore settimanali; i giorni liberi si ridurranno da due a uno. Vengono poi ridotte le restrizioni sull’esternalizzazione e sui posti di lavoro in cui possano lavorare espatriati. 

L'Indonesia, il più grande produttore mondiale di olio di palma e minerale di nichel per le batterie dei veicoli elettrici, ha foreste più grandi di qualsiasi altra al di fuori dell'Amazzonia e del Congo, e le abbondanti riserve naturali del paese potrebbero essere distrutte a vantaggio dei profitti dei padroni secondo la nuova legge ai quali viene concesso di aggirare il documento di valutazione dell'impatto ambientale, eliminando l'obbligo per le aziende di consultare esperti ambientali. La legge precedente richiedeva che le isole indonesiane avessero una copertura forestale di almeno il 30%. Questo requisito è stato rimosso. La nuova legge elimina anche la punizione penale per la manipolazione illegale di rifiuti tossici.

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