Comitato Lavoratori delle Campagne
Ieri un abitante del Campo Container di Rosarno è risultato positivo ad un tampone. La soluzione è stata quella di isolarlo all’interno di un container con un presidio fisso delle forze dell’ordine per impedirgli di uscire o entrare in contatto con altre persone.
Già dall’inizio della crisi sanitaria i lavoratori della Piana di Gioia Tauro hanno protestato l’assenza degli interventi necessari all’interno degli insediamenti e nei luoghi di lavoro.
L’assenza di misure preventive è stata interrotta solo da misere apparizioni, come la distribuzione di
pasti a favore di telecamera alla tendopoli di San Ferdinando e la presenza di un unico flacone di liquido igienizzante per l’intero Campo Container. In entrambi i casi gli abitanti si sono opposti con determinazione all’ennesima farsa.Infatti, l’unico risultato concreto di questi ipocriti interventi è stato quello di ottenere uno spazio per le associazioni sui mass-media per pubblicizzare il proprio operato.
Adesso, dopo mesi d’assenza, hanno fatto qualche tampone e la sola risposta ad un prevedibile caso è più controllo e militarizzazione. A tutto ciò, non può mancare la consueta minaccia di sgombero in assenza di alternative reali, anche quando queste esistono già: perché le case già pronte di Contrada Serricella, costruite proprio per i lavoratori immigrati delle campagne continuano ad essere vuote?
La pandemia diventa occasione per un’ulteriore segregazione e repressione dei lavoratori e delle lavoratrici delle campagne.
Non ci stancheremo mai di dire che la salute non può essere un privilegio: ora più che mai è evidente come questa sia strettamente connessa al possesso di documenti e contratti in regola. Continuiamo a chiedere documenti e contratti e case vere, che sono l’unica garanzia di accesso a servizi e cure.
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