Amazon ammette: “Quasi 20mila dipendenti contagiati dal Covid-19”
Amazon ha ammesso che, soltanto negli Usa, quasi 20mila dei suoi dipendenti sono risultati positivi, o presunti tali, al Covid-19. La notizia rafforza le tante critiche ricevute dal colosso dell’e-shopping da quanto è partita la pandemia, sulle misure di sicurezza messe in atto per proteggere i suoi lavoratori dal contagio.
L’azienda minimizza
Amazon ha sottolineato in un blog che il numero di dipendenti che hanno avuto la malattia comprende i lavoratori della sua catena di negozi di alimentari Whole Foods Market. In totale, 19.816 dipendenti hanno avuto il Covid-19 tra il 1 marzo e il 19 settembre, circa l’1,44% dei 1.372.000 lavoratori in prima linea per Amazon durante quel periodo. Amazon ha sottolineato che il tasso di infezione è inferiore a quello della popolazione statunitense, citando i numeri della Johns Hopkins University, ma da una compagnia di quel livello, che tra l’altro ha aumentato in maniera consistente i suoi profitti, durante il lockdown, ci si sarebbe aspettato risultati migliori.
La petizione dei lavoratori italiani e spagnoli
Oltretutto, secondo la portavoce di Amazon, Kelly Cheeseman, i numeri non comprendono gli autisti delle consegne dell’azienda, ma solo quelli della logistica e i cassieri di Whole Foods. Come riporta Adnkronos, a marzo, i lavoratori in Spagna e in Italia sono risultati positivi al virus e si sono uniti a quelli negli Stati Uniti e in tutta Europa per firmare una petizione che invitava Amazon ad adottare linee guida di sicurezza più severe. Da allora, Amazon ha avviato un proprio laboratorio di test sui coronavirus per controllare i lavoratori. Amazon ora conduce “migliaia” di test ogni giorno, e ha l’obiettivo di arrivare a 50.000 test al giorno in 650 siti entro novembre, ha spiegato l’azienda.
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