Taranto, ben 200 milioni per ampliare la Base NATO
Per
Peacelink “questo ingente investimento militare è una spesa inutile
che sottrae risorse ad altri settori civili. Ed è in linea con una
strategia controproducente per le potenzialità di riconversione".
(AGI) - Taranto, 12 ott - “In questi anni abbiamo ascoltato i cittadini di Taranto,
il loro grido di dolore per l’emergenza sanitaria e ambientale. Durante
tutta la nostra lunga esperienza, mai un solo cittadino ci ha chiesto
che si ampliasse la base Nato. Non era una necessità avvertita da
nessuno. Eppure, a questa cosa non necessaria, il Governo ha deciso di
destinare 200 milioni”. Lo dichiara l’associazione Peacelink, attiva sul
fronte ambientalista, nel giorno in cui a Taranto arrivano
il premier Giuseppe Conte e diversi ministri per la firma di accordi
che riguardano il rilancio della città. I 200 milioni cui fa
riferimento Peacelink riguardano il progetto di ampliamento della base
navale della Marina Militare, in Mar Grande a Taranto, 79 dei quali già approvati dal Cipe a fine luglio. Con l’ampliamento della base, la Marina cede all’Autorità portuale di Taranto la
banchina ex torpediniere in Mar Piccolo, che è uno degli accordi che si
firmano il 12 con la presenza tra gli altri del ministro della
Difesa, Lorenzo .
(AGI) - Taranto, 12 ott. - Per
Peacelink, “questo ingente investimento militare è una spesa inutile che
sottrae risorse ad altri settori civili. Ed è in linea con una
strategia controproducente per le potenzialità di riconversione.
Limiterà gli attori che si possono candidare ad investire a Taranto.
Infatti un dossier del Copasir, l’organo parlamentare che si occupa dei
servizi segreti e di intelligence, ha posto sotto sorveglianza la base
Nato di Taranto. E così - dice Peacelink - il
Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica rischia di porre
un freno agli investimenti cinesi a Taranto per
ragioni di sicurezza nazionale”. Secondo Peacelink, “oggi di tutti i
piani di investimento che i ministri verranno a presentare, il più
sostanzioso e strategico è quello militare ed è quello che meno di tutti
serve alla riconversione di Taranto da città dell’inquinamento a città green. In piena emergenza Covid - si afferma - il sistema che a Taranto serve alla sorveglianza sanitaria è congestionato. Di tutti i piani per Taranto, il più sbagliato e inopportuno è l’ampliamento della base navale Nato”. (AGI)
A
Taranto si gioca una delicata partita geostrategica e il Governo
italiano, che oggi si presenta a Taranto in grande stile, ha subito
forti pressioni dal governo americano perché la Cina resti fuori dai
piani di investimento del porto jonico
12 ottobre 2020
Cinzia Amorsino (Punti di Vista press)
TARANTO SORVEGLIATA SPECIALE E NON LO SA. BEN 200
MILIONI PER AMPLIARE LA BASE NATO. PEACELINK: LA MINACCIA È IL CANCRO E
NON LE POTENZE STRANIERE
A margine della visita a Taranto del presidente del
Consiglio e dei ministri, Peacelink col suo presidente Alessandro
Marescotti, non fa mancare la sua voce a favore dei cittadini di
Taranto, che si lamentano da anni, inascoltati, a causa dell’emergenza
sanitaria e ambientale.
"Durante tutta la nostra lunga esperienza - dice
Marescotti - mai un solo cittadino ci ha chiesto che si ampliasse la
base Nato. Non era una necessità avvertita da nessuno. Eppure a questa
cosa non necessaria il governo ha deciso di destinare 200 milioni. E’ un
l’ampliamento che renderà Taranto una città chiave delle SNF (Standing
Naval Forces) che costituiscono il nucleo marittimo della Very High
Readiness Joint Task Force del Fianco sud della Nato".
Questo ingente investimento militare è una spesa inutile
per PeaceLink, e sottrae risorse ad altri settori civili. Ed è in linea
con una strategia controproducente per le potenzialità di
riconversione. Aggiunge il presidente che "limiterà gli attori che si
possono candidare ad investire a Taranto. Infatti un dossier del
Copasir, l’organo parlamentare che si occupa dei servizi segreti e di
intelligence, ha posto sotto sorveglianza la base Nato di Taranto
(Standing Nato Maritime Group 2 - SNMG2); nel dossier vengono avanzate
preoccupazioni per eventuali investimenti della Cina nel porto di
Taranto. La questione è ampiamente nota e dibattuta per chi si occupa di
intelligence. E così il Comitato parlamentare per la sicurezza della
Repubblica (Copasir) rischia di porre un freno agli investimenti cinesi a
Taranto per ragioni di “sicurezza nazionale”. Taranto è sorvegliata
speciale. I cittadini di Taranto non lo sanno ma il Copasir sì".
"A Taranto si gioca una delicata partita geostrategica,
spiega PeaceLink, e il Governo italiano, che oggi si presenta a Taranto
in grande stile, ha subito forti pressioni dal governo americano perché
la Cina resti fuori dai piani di investimento del porto jonico.
Oggi, di tutti i piani di investimento che i ministri
verranno a presentare, il più sostanzioso e strategico è quello militare
ed è quello che meno di tutti serve alla riconversione di Taranto da
città dell’inquinamento a città green".
I cittadini di Taranto, dopo la visita di oggi dei
ministri, sapranno che avranno "un grande futuro militare". Ma quando
andranno, invece, a prenotare una risonanza magnetica sapranno che non è
disponibile nessun posto da qui ai prossimi mesi. In piena emergenza
Covid il sistema che a Taranto serve alla sorveglianza sanitaria è
congestionato.
Ricorda Marescotti che "a Taranto ogni anno più di mille
persone scoprono di avere un tumore e il peso dell’emergenza ambientale
richiederebbe un piano straordinario di sorveglianza sanitaria. Di
tutti i piani per Taranto il più sbagliato e inopportuno è l’ampliamento
della base navale Nato, un investimento che nasce non per venire
incontro alle esigenze della città ma per ragioni che riguardano le
esigenze militari strategiche della Nato. E’ un investimento poco
comprensibile in un’epoca in cui l’Italia non è minacciata da alcuna
potenza straniera, ragion per cui vengono meno le stesse esigenze della
Nato come alleanza militare difensiva. Taranto è minacciata dal cancro,
non da potenze straniere. Si spendono soldi per ampliare qualcosa che
non serve alle stesse finalità militari difensive della Nato, sancite
solennemente dal suo statuto costitutivo del 1949, questa è la verità.
Questi duecento milioni per la base navale sono un insensato spreco di
denaro pubblico in un momento difficilissimo per l'economia delle
piccole e medie imprese durante l’emergenza Covid. Sono uno spreco di
denaro pubblico quando i cittadini sono in fila per prenotare esami
sanitari essenziali per la salute e la vita. Tutto ciò avviene senza una
sufficiente capacità di comprensione strategica e di discernimento
delle priorità, con gli applausi dei parlamentari pentastellati e sotto
la vigile sorveglianza di tutta la lobby politico-militare che vuole
fare di Taranto qualcosa di funzionale al futuro della Nato, a tutto
discapito del futuro della città, della sua vera sicurezza, delle sue
vere vocazioni e della sua libertà di scelta economica. Ogni
investimento futuro sarà monitorato e autorizzato, e - nel caso -
ostacolato se l’investimento sarà effettuato con capitali cinesi. Questo
è il futuro che viene preparato per la città di Taranto".
E conclude: "E' auspicabile che Taranto sia invece
"città operatrice di pace", come recita l'articolo 1 dello Statuto
Comunale, e che al più presto la città martire della guerra contro
l'inquinamento industriale venga risarcita di tutti i danni subiti e
realmente bonificata".
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