giovedì 15 ottobre 2020

pc 15 ottobre - Migranti ammalati sequestrati, abbandonati da Trapani a Bari - una denuncia

da lasciatecie entrare

Sequestrati in nome del Covid. Ma dove sta il diritto alla salute?

di Yasmine Accardo – Erano sulla nave quarantena GNV di fronte a Trapani. Da questa nave, la sera dell’8 ottobre sera circa 200 persone sono state trasferite dentro il cara di Caltanissetta,in un’area posta proprio a fianco del CPR, al momento inagibile ed utilizzata come centro di accoglienza per la quarantena. Al loro arrivo hanno trovato altre persone, secondo alcuni testimoni circa 90, provenivano da un piano della nave in cui erano ospitati dopo essere risultati negativi a due tamponi consecutivi; altri invece provenivano da zone adibite alle persone risultate positive.

Giunti nel Cara di Caltanissetta -Pian del Lago, sono stati spostati in alloggi ubicati in aree diverse, ma da allora condividono gli stessi spazi: il luogo per l’approvvigionamento dell’acqua e la sala televisione. SI fa presente che 90 persone (i negativi) continuano a dormire fuori sui materassi approntati quando sono arrivati provvisti di lenzuolo, coperta e cuscino: Non vi sono presidi per la pulizia dei luoghi. Non

vi è nulla per “sterilizzarsi” (è la parola utilizzata), sembra che manchino i presidi igienici di base Il Cara di Pian del Lago infatti è diventato ufficialmente centro COVID dal 7 Ottobre, il giorno prima dell’arrivo delle persone dalla nave quarantena.

Come evidenziato già in diversi rapporti della Campagna LasciateCIEntrare ed altre organizzazioni, il Cara di Caltanissetta non ha mai brillato per essere un luogo igienicamente controllato. Vi sono infatti ancora i container di un tempo ed i bagni sono da sempre insufficienti e mal tenuti. Lo dimostrano le foto che ci sono arrivate, dove si osservano bagni dalle cui tubature si perdono deiezioni di vario tipo; all’interno i pavimenti rimangono bagnati a lungo ed in condizioni pessime.

Ci si chiede come un posto simile possa essere stato adibito a procedure di quarantena COVID, che richiede certamente standard diversi e dove non vi sono spazi effettivamente separati tra positivi e negativi.

A dimostrazione delle nostre perplessità vi è il risultato odierno (14 ottobre) del tampone effettuato sulla popolazione del centro covid: vi sono 8 positivi (egiziani) tra quelli che si trovavano, per l’appunto, nel piano della nave destinato ai positivi. E risultano positivi alcuni libici ed un tunisino precedentemente negativi che hanno condiviso con queste persone i luoghi suddetti. Altri hanno evitato di condividere i luoghi, ma si tratta di una popolazione estremamente diversa dal punto di vista culturale e di consapevolezza delle possibilità di contagio del COVID Tra di loro vi sono persone vulnerabili con patologie croniche, come il diabete, che non hanno ricevuto i farmaci a loro indispensabili.

Non vi è chiarezza sui tempi ulteriori di quarantena; i migranti si chiedono se resteranno in quel luogo dove la separazione degli spazi non è garantita e le condizioni igieniche sono pessime (si fa presente che molti lamentano pulci e problemi di iniziale dermatite probabilmente da scabbia).

Sconcerta osservare come questa superficialità negli spostamenti delle persone, dalle navi quarantena ai centri di accoglienza in un periodo di emergenza sanitaria per il Covid, non si sia fatto attenzione a misure organizzative che avrebbero potuto evitare l’ulteriore diffondersi del contagio. La presenza di positivi in questa popolazione migrante bloccata nel Cara di Caltanissetta, nell’ambito del tracciamento sanitario coinvolge anche le persone che, precedentemente, sono state spostate in questo centro appena due giorni fa.

Relativamente alla gestione degli spazi sulle navi quarantena e sui trasferimenti ai centri di accoglienza va sottolineato come, ad esempio, sulla nave Rhapsody, ferma in porto a Bari, dove è arrivata da Palermo, vi siano al momento circa 80 casi di positivi; in una popolazione che è sotto controllo sanitario da molti giorni e che aveva già effettuato tamponi in precedenza risultando negativi.

Una patologia infettiva che è diventata nei mesi scorsi pandemia merita un trattamento certamente diverso: dovrebbe infatti essere assicurato per chi è positivo l’isolamento obbligatorio a tutela delle persone che non sono contagiate; come tra l’altro disposto per legge e più volte ribadito. Ma è l’intero sistema delle navi quarantena che dimostra il suo fallimento, per la pervicace volontà di evitare il trasferimento immediato a terra e per la mancanza di disponibilità di centri di prima accoglienza, conseguenza del primo decreto sicurezza Salvini che ha destrutturato il sistema di accoglienza italiano.

Inoltre si riscontrano gravi problemi nella fornitura di presidi idonei alla propria ed altrui protezione. CI viene riferito che sulle navi le mascherine vengono distribuite ogni due giorni ( a richiesta ogni giorno anche) e che vi sono i presidi di igienizzazione corretti. Le persone con esito di tamponi differenti si trovano su piani diversi, eppure sulla nave quarantena Rapsody vi sono 80 positivi: è evidente che il sistema di quarantena obbligatorio non può funzionare in un luogo, pur decoroso, come ha rilevato il Garante nazionale per le persone private della librtà personale il 17 settembre scorso, dopo una sua visita, dove non sono garantiti i giusti spazi di separazione. Ben inteso una quarantena andrebbe prevista, intanto a terra, per favorire qualsiasi tipo di intervento d’urgenza ( la storia della morte di Abou, pur non dovuta a covid, mostra tutte le falle di questo sistema; insieme all’ospedalizzazione urgente di un minore nell’ospedale di Bari, che pare ora sia in coma). Per non parlare di chi ha perso la vita o si è gravemente ferito nel tentativo di fuggire da quelle navi.

La salute può infatti essere garantita solo in luoghi dove sia raggiungibile un ospedale o vi siano presidi territoriali. Una nave non potrà mai garantire tali tutele non solo dal punto di vista sanitario, ma nemmeno legale. Le persone a bordo, infatti, non avevano esercitato se non dopo esser giunti a pian di Lago il diritto di chiedere asilo. Una quarantena sanitaria sulle navi, espressione di un diritto alla salute comunque discriminatorio poiché esercitato in luoghi lontani dal paese di approdo, non può in nessun caso prescindere dalla tutela dei diritti fondamentali delle persone in arrivo, in primis il diritto di asilo.

Occorre intervenire con misure urgenti sul sistema di accoglienza a terra, superando le resistenze di molte comunità locali. Va comunque ribadito che tutti i migranti desso al centro covid di Pian del Lago parlano della nave n maniera positiva perché si sentivano maggiormente tutelati quanto meno nell’attenzione alla propria salute. Il centro di Caltanissetta invece rappresenta il contrario di quel che dovrebbe essere un centro covid.

Le persone dormono fuori su materassi di fortuna; non vi è sufficiente igienizzazione; i bagni sono insufficienti e sporchi. La stessa informativa è fatta in maniera superficiale ed evidentemente inadeguata. Gli spazi non presentano possibilità di creare vere aree di isolamento.

Va in ogni caso posta una domanda: per quale motivo persone scese da un nave con doppio tampone negativo sono state poste nuovamente in quarantena e per di più con possibilità di contatto con positivo. Non si è realizzata una indebita limitazione della libertà personale?

Cosa è accaduto sulla nave Rhapsody , arrivata a Bari da Palermo? Perché 80 persone sono risultate positive, diventando quindi di fatto un focolaio, che porterà ad ulteriore trattenimento persone che potevano scendere dalla nave già al secondo tampone negativo? Tra loro minori e persone vulnerabili

Di quale tutela della salute stiamo parlano? Di una astratta tutela della salute pubblica che viene utilizzata per comprimere i diritti fondamentali delle persone, o del diritto alla salute affermato per tutti, senza discriminazioni, dall’art. 32 della Costituzione italiana?

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