Il Televideo Rai di domenica diciassette
giugno riporta la notizia che il ministro degli Affari interni, il leghista
Matteo Salvini, ha reagito con un «certa gente mi fa solo pena» alla visione di
una scritta nella città di Trento che recita: «Salvini mandante degli omicidi
razzisti».
La scritta apparsa sui muri di Trento
La scritta apparsa sui muri di Trento
Il vicepresidente del Consiglio dei ministri
forse, poverino, non sa che esiste un reato – quello punito dall’articolo 110
del Codice Penale – che definisce il “concorso in omicidio”, e sanziona chi, pur
non partecipando attivamente alla sua attuazione, può esservi collegato per aver
incitato al compimento dello stesso.
E’ difficile, per il politicante milanese,
sostenere di non avere nulla a che fare con gli avvenimenti: sin dalla sua
nascita, la cricca della quale egli è segretario federale ha sempre usato un
linguaggio a dir poco “colorito” nello svolgere la propria propaganda razzista e
xenofoba.
Non risulta che il titolare del dicastero con
sede al Viminale abbia nai preso sufficientemente le distanze da personaggi che
proponevano di «travestire i migranti da leprotti» per poi sparare loro mentre
scappano, o abbia bollato come “delinquenti” i suoi accoliti che organizzano le
illegali “ronde padane” – in Italia l’uso della forza è demandato esclusivamente
agli agenti di pubblica sicurezza – o ancora abbia preso le distanze dai suoi
colleghi di partito che vogliono usare le ruspe per abbattere i campi nomadi e
sbarazzarsi degli occupanti.
Queste sono le premesse: preso atto di questo,
davvero non si comprende perché la Digos debba perdere del tempo a cercare gli
autori della scritta menzionata in apertura: chiunque sia stato ha soltanto
sottolineato una – magari scomoda, ma comunque oggettiva – realtà dei fatti.
Bosio (Al), 19 giugno 2018
Stefano Ghio - Proletari Comunisti
Alessandria/Genova
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