E', si fa per dire, sorprendente. Da Emiliano, ai sindacati, agli
ambientalisti, alla Confindustria di Taranto, nonostante posizioni
differenti e spesso opposte, se ne sono tornati tutti soddisfatti,
qualcuno addirittura entusiasta (Emiliano: ora sto meglio... piena
collaborazione con il ministro che ha ascoltato con enorme interesse
per tutta la mezz’ora; Cesareo Confindustria: “E’ stato un incontro di segno assolutamente positivo: ringraziamo il Ministro Di Maio per il tempo dedicatoci" - questa del tempo sembra una barzelletta...). Alle associazioni ambientaliste è bastata la "vicinanza alla sofferenza" espressa da Di Maio - Dal loro comunicato unitario: "Il Ministro ci ha manifestato la sua vicinanza per una sofferenza che
non è dissimile da quella patita per la terra dei fuochi, sua
territorio di origine. Ha detto inoltre che il nostro contributo sarà
tenuto nella dovuta considerazione e che saremo parte del processo
decisionale in corso, convenendo che “Taranto ha diritto di respirare”.
Di Maio si è limitato ad ascoltare (d'altra parte in pochi minuti cos'altro ci poteva essere), ha detto ad ognuno la frase, banale, che si aspettavano ("I cittadini di Taranto hanno diritto a respirare" - addirittura!? o ai sindacati "salute, lavoro e ambiente non possano essere in contraddizione" - una
frase geniale che nessuno prima aveva detto...) - e ha rimandato tutti a decisione a venire.
In
altri momenti si sarebbe parlato di: presa per i fondelli... Dove alla
fine chi deciderà realmente sono governo e padroni (come prima), con il
punto interrogativo dei sindacati confederali - se sottoscriveranno
subito o si opporranno e lo faranno dopo con alcune assicurazioni.
Ma
tant'è per molte delle realtà andate da Di Maio è bastata l'etichetta
del M5S per accettare una situazione assurda in cui la tragedia rischia
di trasformarsi in una farsa.
Intanto ArcelorMittal, con alcune innovazioni di parole, ribadisce i suoi tempi e i suoi piani...
Anche per Mittal "quello con Di Maio è stato un buon incontro". MA
- ha confermato di voler partire dal 1° luglio;
- ha confermato gli investimenti: 4,2 miliardi totale, di cui 1,1 miliardo per l'ambiente (lì dove ne servirebbero 8, come da conteggio fatto nell'inchiesta Todisco), 1,2 miliardi per lo sviluppo industriale (che vuol dire, non nuova tecnologia ma recupero della ritardata manutenzione e investimenti negli altoforni e impianti) e 1,8 miliardi per l'acquisizione;
- sull'impiego di tecnologie per ridurre l'impatto ambientale, nulla di concreto, solo un generico impegno della Mittal per gli anni futuri, per un centro di ricerca per un progetto di utilizzo del gas ai fini della decarbonizzazione della produzione;
-
sull'occupazione, nessun cambiamento, ma solo speranza da parte del
Mi.Se che AmInvestco "apra a un assorbimanto di tutti gli addetti Ilva al netto
di quelli che saranno coivolti dal turn over, quelli che saranno
interessati da incentivi all'esodo e quelli che saranno impegnati nelle
bonifiche" - della serie: "se non è zuppa è pan bagnato": alla fine sono
gli stessi numeri di esuberi che vuole la ArcelorMittal.
Quindi, stiamo come eravamo...
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