di SM dinamopress
16 giugno 2018
In parlamento il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini ha attaccato gli avvocati di ufficio che, a suo dire, lucrerebbero sulle richieste d’accoglienza dei migranti. Gli avvocati diventano così, dopo le ong, un nuovo bersaglio da colpire nell’estenuante di criminalizzazione della solidarietà.
“Il 90% delle domande d’asilo respinte è oggetto di ricorso, c’è il business degli avvocati d’ufficio che fanno soldi sulla pelle di questi disgraziati e occupano le aule dei Tribunali”.
Questa è una delle tante spiacevoli affermazioni pronunciate dal nuovo ministro dell’Interno, Matteo Salvini, nel discorso pronunciato in parlamento a seguito della crisi innescata dalla scelta di impedire l’attracco in Italia della nave Aquarius, con a bordo 629 migranti soccorsi dalla Ong Sos Mediterranee.
Questa una delle tante, e chiare, dichiarazioni programmatiche enunciate dal segretario della Lega su quella che sarà la direzione che il nuovo Governo intraprenderà.
Ma perché Salvini ha deciso di attaccare gli avvocati d’ufficio? Seppur facendo confusione e palesando una certa ignoranza sul tema, in quanto confonde evidentemente l’accesso al patrocinio a spese dello Stato con l’istituto della Difesa d’ufficio, queste dichiarazioni denotano una volontà esplicita di aggredire quelle, minime, tutele che sono ancora assicurate a chi ha già visto fortemente ridotte le proprie garanzie processuali.
Dallo scorso anno abbiamo visto come, grazie al decreto Orlando-Minniti, i diritti garantiti a tutti dalla nostra Costituzione siano stati compressi, in maniera significativa, per chi presenta ricorso contro le decisioni della Commissione territoriale per la protezione internazionale.
Abbiamo lungamente discusso sulla illegittimità dell’abolizione del grado di appello e sulla negazione della possibilità per il diretto interessato di essere presente in aula. Il 27 giugno si terrà l’udienza pubblica innanzi la Corte di Cassazione che deciderà sulla legittimità di questa procedura, contro cui molti legali e giuristi si stanno battendo.
Ma ancora nessuno aveva osato attaccare apertamente il diritto di accesso alle procedure giudiziarie da parte dei richiedenti asilo e chi se ne fa carico.
Le reazioni dal mondo dell’avvocatura sono state di sdegno e rabbia, lo stesso presidente del Consiglio Nazionale Forense ha voluto in prima persona rispondere al ministro Salvini con una lettera aperta, nella quale gli ricorda, con toni decisi, il diritto alla difesa sancito dall’art. 24 della nostra Costituzione, nonché quello all’accesso alle procedure giudiziarie, ostacolato a suo tempo dal regime fascista, tramite l’applicazione di leggi razziali e tributi speciali (diritto di diseguaglianza).
Attaccare gli avvocati, oggi, in questo clima di costante emergenza e di criminalizzazione della solidarietà, significa delegittimare progressivamente chi si batte per la difesa dei diritti.
In un quadro generale come quello attuale, dove le ong che si occupano di soccorsi in mare vengono costantemente criminalizzate e screditate dalle nostre istituzioni, dove la propaganda politica si fa aizzando i poveri contro i più poveri, quest’ulteriore sferzata non fa altro che mettere nuova carne sul fuoco cercando di indirizzare l’opinione pubblica verso nuovi ed ulteriori “nemici della patria”.
Dall’inchiesta di “mafia capitale” ad oggi è partita una campagna mediatica volta a denigrare, inizialmente, le associazioni che si occupano di accoglienza sul territorio facendo di tutta l’erba un fascio, per poi proseguire, come accennato, paragonando le ong agli scafisti, definendole “taxi del mare”, instaurando persino procedimenti penali per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, e concludendo oggi con un’offensiva nei confronti degli avvocati.
A fronte di una normativa ingiusta e discriminatoria come quella in vigore dallo scorso agosto, che lo stesso allora Primo Presidente della Corte di Cassazione, Giovanni Canzio, ha duramente criticato in quanto lesiva, fra le altre cose, del diritto al contraddittorio, appare doveroso, proprio per la funzione insita nel ruolo dell’avvocato, opporsi a tutela di chi ne viene leso. Ruolo fondamentale in uno Stato di diritto.
Sembra quindi inconcepibile che un ministro dell’Interno e vicepremier voglia sminuire il ruolo di chi si impegna quotidianamente nella tutela di principi costituzionalmente garantiti.
Instillare l’idea che l’enorme numero di ricorsi non sia causato da una normativa discriminatoria ed escludente, da una politica migratoria volta alla marginalizzazione, ma da avvocati che si arricchiscono sulla pelle dei migranti è svilente quanto falso.
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