Da globalist
Pirata uccide un migrante e ripulisce l'auto dal sangue: ma per i Tg non è una notizia
La bicicletta di Banna Jallow |
Onofrio Dispenza
17 giugno 2018
Mettiamo assieme gli elementi. C'è un giovane con
precedenti per reati stradali, contro le persone e contro il patrimonio.
E 'alla guida di un'auto senza assicurazione. Lungo una strada, in
Calabria, il giovane investe e uccide un ragazzo di 18 anni in
bicicletta. Non si ferma ad aiutarlo, a soccorrerlo, fugge. Torna a casa
e si fa aiutare dal fratello e dalla fidanzata a ripulire l'auto del
sangue che era rimasto sulla carrozzeria. Una scena da "Pulp Fiction".
Ripulita l'auto, omicida, fratello dell'omicida e fidanzata dell'omicida
nascondono l'auto alla vista, dietro casa. Alla fine, l'operazione
pulp fiction non riesce e l'omicida è scovato.
Nel caso in questione, ad uccidere con l'auto è un giovane italiano,
su un'auto di proprietà di famiglia, non assicurata. Italiani il
fratello e la fidanzata protagonisti dell'operazione pulp fiction. A
restarci secco, disarcionato dalla bici
e ucciso senza alcun tentativo di soccorso, un diciottenne arrivato in Italia dal Gambia. Il nome non dice niente e scorrerà sulla nostra mente e sul nostro cuore di pietra senza lasciare traccia. Comunque, va ricordato, quanto meno come unico ed estremo omaggio. Il ragazzo ucciso si chiamava Banna Jallow. Ora ricostruiamo l'accaduto pensandolo a parti invertite. Mettiamo che alla guida dell'auto senza assicurazione ci sia stato un giovane del Gambia con precedenti per violazioni del codice stradale, per reati contro il patrimonio e le persone. Mettiamo che il ragazzo così pensato percorrendo la strada calabrese, ad un certo punto metta sotto un giovane italiano in bici.
e ucciso senza alcun tentativo di soccorso, un diciottenne arrivato in Italia dal Gambia. Il nome non dice niente e scorrerà sulla nostra mente e sul nostro cuore di pietra senza lasciare traccia. Comunque, va ricordato, quanto meno come unico ed estremo omaggio. Il ragazzo ucciso si chiamava Banna Jallow. Ora ricostruiamo l'accaduto pensandolo a parti invertite. Mettiamo che alla guida dell'auto senza assicurazione ci sia stato un giovane del Gambia con precedenti per violazioni del codice stradale, per reati contro il patrimonio e le persone. Mettiamo che il ragazzo così pensato percorrendo la strada calabrese, ad un certo punto metta sotto un giovane italiano in bici.
Aggiungiamo che il protagonista "invertito" non si ferma, scappa,
lascia morire il ragazzo italiano, rifugiandosi a casa e facendosi
aiutare da un fratello nero e da una fidanzata altrettanto nera. Cosa
sarebbe accaduto? Facile immaginare, a partire dai tuoni e dai fulmini
minacciosi del leghista travestito da ministro dell'Interno. Poi
l'indignazione di quelli che "prima gli italiani", quindi quella dei
nuovi benpensanti che "non sono razzista ma...". Di seguito quella di
chi "mi scateno in rete", quelli che anziché leggere e leggere, per
imparare e colmare lacune ( o lagune, come direbbero loro…) fanno a gara
a chi la spara più cattiva. Aggiungo, cosa avrebbero fatto e come si
sarebbero mobilitati giornali e Tg? Inviati, dirette e contro dirette,
con fiumi di parole raccolte al bar e per strada spulciando nella
cattiveria quotidiana che riempie la pancia di questo Paese bulimico.
Niente di tutto questo per Banna Jallow, per la sua morte è bastata una
informazione misurata, assai misurata. Vergognosa.
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