vedi - nota su questo blog di proletari comunisti/PCm Italia
da marco santopadre - contropiano
Al termine del dibattito parlamentare iniziato intorno alle
13.30 e non essendo andato in porto il tentativo ostruzionista delle
opposizioni di destra e dei socialisti, la maggioranza dei deputati del
Parlament di Barcellona ha votato la risoluzione, presentata dai gruppi
di Junts pel Si e della Cup, che proclama il nuovo stato indipendente
catalano in forma di Repubblica.
Subito dopo la fine di un dibattito teso e caratterizzato da accuse e controaccuse, i gruppi parlamentari dei partiti nazionalisti spagnoli – PP, C’s e PSC – hanno abbandonato l’emiciclo non riconoscendo la legittimità del voto.
Al voto, per appello nominale, hanno partecipato esclusivamente i deputati della maggioranza indipendentista e di Catalunya Si Que Es Pot (Podemos più altre formazioni regionali di centrosinistra).
I gruppi di Junts pel Si – formato da PDeCat e Erc – e della Cup hanno chiesto e ottenuto il ‘voto segreto’ sulle risoluzioni inerenti la dichiarazione d’indipendenza. Anna Gabriel, a nome degli anticapitalisti, ha sostenuto la proposta dei soci di governo affermando che, pur trattandosi di una modalità aliena alla propria cultura politica, il voto segreto era necessario per evitare che i deputati indipendentisti siano perseguitati dalla magistratura spagnola in virtù dell’esercizio delle loro prerogative.
A favore dell’indipendenza hanno votato 70 deputati, dieci hanno votato contro e due (probabilmente appartenenti al PDeCat) hanno votato scheda bianca.
Puigdemont, che ieri aveva provato ad azzerare tutto andando a elezioni anticipate sulla base di una mediazione con il governo spagnolo rivelatasi poi inconsistente, ha annunciato in mattinata che oggi non sarebbe intervenuto durante lo storico dibattito parlamentare.
Se il 10 ottobre scorso la gran folla che si era radunata vicino al Parlament aveva accolto con delusione la “sospensione” della dichiarazione di indipendenza da parte del capo del Govern ma aveva abbandonato la piazza con la coda tra le gambe, ieri l’annuncio di Puigdemont ha creato una vera e propria ribellione di massa degli ambienti indipendentisti, che oggi si sono mobilitati.
Migliaia di studenti, lavoratori, contadini con i loro trattori, militanti delle associazioni indipendentiste e dei Comitati per la Difesa della Repubblica (evoluzione dei Comitati per la Difesa del Referendum formati nei quartieri e nei paesi per organizzare e proteggere la consultazione del Primo Ottobre) hanno presidiato lo spazio esterno al Parlament già da stamattina non solo per denunciare la repressione e il golpe spagnolo in via di votazione al Senato di Madrid, ma anche per ricordare a Puigdemont e al suo partito che la volontà popolare si è espressa e che non permetteranno che il risultato venga scippato da qualcuno in nome di un negoziato impossibile.
Anche alcune centinaia di sindaci sono arrivati da tutta la Catalunya per assistere alla storica seduta, chiamati a raccolta dall’Associazione dei Municipi Indipendentisti. Nei giorni scorsi alcuni Comuni catalani hanno già proclamato la Repubblica per in qualche modo condizionare il tentennante capo del governo locale.
Subito dopo la fine di un dibattito teso e caratterizzato da accuse e controaccuse, i gruppi parlamentari dei partiti nazionalisti spagnoli – PP, C’s e PSC – hanno abbandonato l’emiciclo non riconoscendo la legittimità del voto.
Al voto, per appello nominale, hanno partecipato esclusivamente i deputati della maggioranza indipendentista e di Catalunya Si Que Es Pot (Podemos più altre formazioni regionali di centrosinistra).
I gruppi di Junts pel Si – formato da PDeCat e Erc – e della Cup hanno chiesto e ottenuto il ‘voto segreto’ sulle risoluzioni inerenti la dichiarazione d’indipendenza. Anna Gabriel, a nome degli anticapitalisti, ha sostenuto la proposta dei soci di governo affermando che, pur trattandosi di una modalità aliena alla propria cultura politica, il voto segreto era necessario per evitare che i deputati indipendentisti siano perseguitati dalla magistratura spagnola in virtù dell’esercizio delle loro prerogative.
A favore dell’indipendenza hanno votato 70 deputati, dieci hanno votato contro e due (probabilmente appartenenti al PDeCat) hanno votato scheda bianca.
Puigdemont, che ieri aveva provato ad azzerare tutto andando a elezioni anticipate sulla base di una mediazione con il governo spagnolo rivelatasi poi inconsistente, ha annunciato in mattinata che oggi non sarebbe intervenuto durante lo storico dibattito parlamentare.
Se il 10 ottobre scorso la gran folla che si era radunata vicino al Parlament aveva accolto con delusione la “sospensione” della dichiarazione di indipendenza da parte del capo del Govern ma aveva abbandonato la piazza con la coda tra le gambe, ieri l’annuncio di Puigdemont ha creato una vera e propria ribellione di massa degli ambienti indipendentisti, che oggi si sono mobilitati.
Migliaia di studenti, lavoratori, contadini con i loro trattori, militanti delle associazioni indipendentiste e dei Comitati per la Difesa della Repubblica (evoluzione dei Comitati per la Difesa del Referendum formati nei quartieri e nei paesi per organizzare e proteggere la consultazione del Primo Ottobre) hanno presidiato lo spazio esterno al Parlament già da stamattina non solo per denunciare la repressione e il golpe spagnolo in via di votazione al Senato di Madrid, ma anche per ricordare a Puigdemont e al suo partito che la volontà popolare si è espressa e che non permetteranno che il risultato venga scippato da qualcuno in nome di un negoziato impossibile.
Anche alcune centinaia di sindaci sono arrivati da tutta la Catalunya per assistere alla storica seduta, chiamati a raccolta dall’Associazione dei Municipi Indipendentisti. Nei giorni scorsi alcuni Comuni catalani hanno già proclamato la Repubblica per in qualche modo condizionare il tentennante capo del governo locale.
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