Otto
braccianti e un sindacalista erano stati denunciati per violenza
privata ed occupazione dall'ex datore di lavoro che però non si presenta
all'udienza perchè malato. Tutto rinviato a febbraio. Intanto la corte
d'Appello ha accolto il ricorso dei braccianti per il mancato pagamento
delle retribuzioni
A Torino invece vincono
Da Torino arriva però la notizia della vittoria di una causa civile, intentata questa volta dai braccianti, che sostenevano di non avere ricevuto il salario...
I lavoratori, sostenuti da attivisti del “presidio permanete di Castelnuovo”, sostenevano di svolgere le mansione alle quali erano assegnati per 13 – 14 ore al giorno, 7 giorni su 7, mai un riposo; “stipendi ridotti all’osso (prima percepivano 5 euro all’ora, poi 4, poi, negli ultimi due anni, più nulla, solo qualche acconto); il vestiario e gli attrezzi da lavoro erano a loro carico; l’acqua da bere, durante le ore di calura estiva, era quella delle canaline d’irrigazione; quattro donne vivevano in cascina, mangiavano e dormivano in un’unica stanza, tra vestiti da lavoro, stivali ed attrezzi, in condizioni bestiali; insulti, derisioni, arroganza, utilizzo di nomignoli e soprannomi da parte dei padroni erano la norma; su una quarantina di lavoratori, ben tredici erano in nero”.
I lavoratori erano licenziati tramite un cartello affisso all'ingresso, a seguito dell'organizzazione di una protesta per denunciare le condizioni di lavoro... i braccianti si erano
presentati in azienda solo per discutere del licenziamento e non per
aggredire il datore di lavoro...
A Torino invece vincono
Da Torino arriva però la notizia della vittoria di una causa civile, intentata questa volta dai braccianti, che sostenevano di non avere ricevuto il salario...
I lavoratori, sostenuti da attivisti del “presidio permanete di Castelnuovo”, sostenevano di svolgere le mansione alle quali erano assegnati per 13 – 14 ore al giorno, 7 giorni su 7, mai un riposo; “stipendi ridotti all’osso (prima percepivano 5 euro all’ora, poi 4, poi, negli ultimi due anni, più nulla, solo qualche acconto); il vestiario e gli attrezzi da lavoro erano a loro carico; l’acqua da bere, durante le ore di calura estiva, era quella delle canaline d’irrigazione; quattro donne vivevano in cascina, mangiavano e dormivano in un’unica stanza, tra vestiti da lavoro, stivali ed attrezzi, in condizioni bestiali; insulti, derisioni, arroganza, utilizzo di nomignoli e soprannomi da parte dei padroni erano la norma; su una quarantina di lavoratori, ben tredici erano in nero”.
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