Neanche
i violenti scontri davanti al parlamento sono serviti ad attirare
l’attenzione dei media italiani sulle manifestazioni studentesche di
lunedì ad Atene ed in altre decine di città elleniche.
Eppure in Piazza Syntagma era andata in scena una vera e propria battaglia, con alcune decine di membri dei gruppi anarchici che bersagliavano con pietre e molotov i cordoni di poliziotti in
assetto antisommossa che rispondevano lanciando lacrimogeni a volontà. Il fumo delle bottiglie incendiarie e il gas urticante hanno reso a lungo irrespirabile l’aria nel centro della capitale greca.
Nelle ore precedenti i protagonisti della scena erano stati gli studenti, che a migliaia hanno protestato contro una pessima riforma della scuola del governo Tsipras. Una specie di ‘buona scuola’ renziana, dettata com’è dai tecnocrati dell’Unione Europea, d’altronde come la maggior parte dei provvedimenti dei due primi ministri.
Era inevitabile che Syriza, in pieno processo di ‘pasokizzazione’ (di trasformazione cioè da forza della sinistra radicale in partito socialista d’ordine) prendesse prima o poi di mira anche il sistema educativo.
Dopo aver fatto fuori dal governo alcuni ministri che avevano esplicitamente espresso la propria contrarietà alla privatizzazione di alcuni gioielli del patrimonio pubblico ellenico, il 7 novembre il governo ha dovuto incassare la protesta di alcune organizzazioni studentesche, dopo quella dei pensionati della settimana precedente e in attesa dello sciopero generale indetto dai sindacati per l’8 dicembre.
Tra i ministri sostituiti nel rimpasto del fine settimana c’era anche quello dell’istruzione Nikos Filis, colpevole di aver irritato la Chiesa Ortodossa e gli ambienti reazionari con la sua proposta di eliminazione dell’ora di religione (subito accantonata dal governo dopo le proteste del patriarcato). Al suo posto l’assai più “moderato” Kostas Gavroglu contro il quale sono subito scattate le proteste degli studenti.
“Non abbassiamo la testa, organizzazione e lotta per la vita che vogliamo” recitava lunedì lo striscione del Coordinamento delle Scuole del Pireo, mentre quello che apriva lo spezzone delle scuole di Atene diceva “Non regaliamo loro il futuro che meritiamo, in lotta per la scuola e la vita”.
Le manifestazioni – in un momento in cui i movimenti di lotta della sinistra ellenica sono ancora irretiti da un governo ‘amico’ che sfrutta la sua popolarità residua per continuare le politiche antipopolari e di austerity degli esecutivi precedenti – sono state scatenate da un progetto governativo che vuole introdurre esami intermedi da sostenere durante il corso delle scuole superiori, vincolare l’accesso alle facoltà universitarie al superamento di specifici esami previsti solo nei licei (con l’esclusione quindi degli studenti degli istituti tecnici e professionali), obbligare lo studente a frequentare non meglio precisate “attività sociali” per accedere al diploma. Misure criticate dalle organizzazioni studentesche che accusano, non a torto, l’esecutivo Tsipras di voler aumentare la selezione di classe all’interno del sistema di istruzione superiore, ad esempio prevedendo la concessione di certificazioni intermedie agli alunni nel caso in cui lascino il corso prima del diploma, un oggettivo incentivo all’abbandono scolastico.
Le cosiddette ‘attività sociali’ che gli studenti sarebbero costretti a frequentare, oltretutto, altro non sarebbero che una forma di ‘alternanza scuola-lavoro’, molto simile a quella introdotta da Renzi nella scuola italiana e che di fatto costituisce un regalo alle imprese senza alcun legame con il processo formativo. Sotto accusa anche i progettati cambiamenti voluti dal governo in tema di programmi scolastici.
Nei giorni precedenti alla mobilitazione studentesca agli studenti ellenici era arrivata la solidarietà di alcuni collettivi e organizzazioni italiane. Come l’Unione degli Studenti, che in un comunicato scriveva: “Come rappresentanti degli studenti e collettivi delle scuole italiane esprimiamo il nostro pieno sostegno alla lotta degli studenti greci contro la riforma della scuola che il governo Syriza-Anel promuove su pressione dell’Unione Europea. Quello che avviene in Grecia, in linea con quanto avvenuto in Italia, dimostra che oggi esiste un attacco condotto dai padroni in tutta Europa, che mira a dequalificare l’istruzione per abbassare il costo del lavoro e condannarci alla precarietà. Contro questo attacco noi studenti rispondiamo uniti, lottando per un’istruzione gratuita e accessibile a tutti, per una scuola che sia fatta per gli studenti e non per i padroni"
Marco Santopadre - Contropiano
Eppure in Piazza Syntagma era andata in scena una vera e propria battaglia, con alcune decine di membri dei gruppi anarchici che bersagliavano con pietre e molotov i cordoni di poliziotti in
assetto antisommossa che rispondevano lanciando lacrimogeni a volontà. Il fumo delle bottiglie incendiarie e il gas urticante hanno reso a lungo irrespirabile l’aria nel centro della capitale greca.
Nelle ore precedenti i protagonisti della scena erano stati gli studenti, che a migliaia hanno protestato contro una pessima riforma della scuola del governo Tsipras. Una specie di ‘buona scuola’ renziana, dettata com’è dai tecnocrati dell’Unione Europea, d’altronde come la maggior parte dei provvedimenti dei due primi ministri.
Era inevitabile che Syriza, in pieno processo di ‘pasokizzazione’ (di trasformazione cioè da forza della sinistra radicale in partito socialista d’ordine) prendesse prima o poi di mira anche il sistema educativo.
Dopo aver fatto fuori dal governo alcuni ministri che avevano esplicitamente espresso la propria contrarietà alla privatizzazione di alcuni gioielli del patrimonio pubblico ellenico, il 7 novembre il governo ha dovuto incassare la protesta di alcune organizzazioni studentesche, dopo quella dei pensionati della settimana precedente e in attesa dello sciopero generale indetto dai sindacati per l’8 dicembre.
Tra i ministri sostituiti nel rimpasto del fine settimana c’era anche quello dell’istruzione Nikos Filis, colpevole di aver irritato la Chiesa Ortodossa e gli ambienti reazionari con la sua proposta di eliminazione dell’ora di religione (subito accantonata dal governo dopo le proteste del patriarcato). Al suo posto l’assai più “moderato” Kostas Gavroglu contro il quale sono subito scattate le proteste degli studenti.
“Non abbassiamo la testa, organizzazione e lotta per la vita che vogliamo” recitava lunedì lo striscione del Coordinamento delle Scuole del Pireo, mentre quello che apriva lo spezzone delle scuole di Atene diceva “Non regaliamo loro il futuro che meritiamo, in lotta per la scuola e la vita”.
Le manifestazioni – in un momento in cui i movimenti di lotta della sinistra ellenica sono ancora irretiti da un governo ‘amico’ che sfrutta la sua popolarità residua per continuare le politiche antipopolari e di austerity degli esecutivi precedenti – sono state scatenate da un progetto governativo che vuole introdurre esami intermedi da sostenere durante il corso delle scuole superiori, vincolare l’accesso alle facoltà universitarie al superamento di specifici esami previsti solo nei licei (con l’esclusione quindi degli studenti degli istituti tecnici e professionali), obbligare lo studente a frequentare non meglio precisate “attività sociali” per accedere al diploma. Misure criticate dalle organizzazioni studentesche che accusano, non a torto, l’esecutivo Tsipras di voler aumentare la selezione di classe all’interno del sistema di istruzione superiore, ad esempio prevedendo la concessione di certificazioni intermedie agli alunni nel caso in cui lascino il corso prima del diploma, un oggettivo incentivo all’abbandono scolastico.
Le cosiddette ‘attività sociali’ che gli studenti sarebbero costretti a frequentare, oltretutto, altro non sarebbero che una forma di ‘alternanza scuola-lavoro’, molto simile a quella introdotta da Renzi nella scuola italiana e che di fatto costituisce un regalo alle imprese senza alcun legame con il processo formativo. Sotto accusa anche i progettati cambiamenti voluti dal governo in tema di programmi scolastici.
Nei giorni precedenti alla mobilitazione studentesca agli studenti ellenici era arrivata la solidarietà di alcuni collettivi e organizzazioni italiane. Come l’Unione degli Studenti, che in un comunicato scriveva: “Come rappresentanti degli studenti e collettivi delle scuole italiane esprimiamo il nostro pieno sostegno alla lotta degli studenti greci contro la riforma della scuola che il governo Syriza-Anel promuove su pressione dell’Unione Europea. Quello che avviene in Grecia, in linea con quanto avvenuto in Italia, dimostra che oggi esiste un attacco condotto dai padroni in tutta Europa, che mira a dequalificare l’istruzione per abbassare il costo del lavoro e condannarci alla precarietà. Contro questo attacco noi studenti rispondiamo uniti, lottando per un’istruzione gratuita e accessibile a tutti, per una scuola che sia fatta per gli studenti e non per i padroni"
Marco Santopadre - Contropiano
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