"...La
Rivoluzione d’Ottobre in Russia e l’instaurazione della dittatura
del proletariato in quel paese aprono una nuova tappa nella storia
del movimento internazionale della classe operaia. La Rivoluzione
d’Ottobre fu la prova vivente della giustezza degli apporti
essenziali di Lenin alla teoria marxista della rivoluzione proletaria
e della dittatura del proletariato. Per la prima volta nella storia
del mondo la classe operaia riuscì a spezzare il vecchio apparato
statale; a instaurare il suo proprio governo; a respingere le
iniziative degli sfruttatori che, sin dall’inizio, cercarono di
soffocare il regime socialista; a creare le condizioni politiche
necessarie per l’edificazione di un nuovo ordine economico
socialista. L’esperienza ha dimostrato l’importanza cruciale che
può assumere un partito
politico d’avanguardia di tipo nuovo, il partito leninista, nel corso di questo processo.
La Rivoluzione russa ebbe enormi ripercussioni sul piano internazionale, soprattutto perché esplose nel pieno di una congiuntura mondiale caratterizzata dalla Prima Guerra Mondiale e dalla spinta rivoluzionaria che accompagnò questa guerra. Sin dall’inizio, i dirigenti rivoluzionari e gli operai d’avanguardia del nuovo paese socialista considerarono il trionfo della rivoluzione in questo paese non come un fine in sé, ma piuttosto come una prima grande apertura nella lotta mondiale che ha per obiettivo la vittoria sull’imperialismo, l’eliminazione dello sfruttamento e l’instaurazione del comunismo in tutto il mondo. In seguito alla Rivoluzione russa una nuova Internazionale, una Internazionale comunista, si costituì e si pose come obiettivo l’assimilazione delle lezioni vitali della Rivoluzione bolscevica e la rottura con il riformismo e la socialdemocrazia che avevano avvelenato e finito per caratterizzare la schiacciante maggioranza dei partiti socialisti della Seconda Internazionale. In rapporto con le trasformazioni nelle condizioni oggettive create dalla Prima Guerra Mondiale, la Rivoluzione russa e il Comintern trasformarono la lotta per il socialismo e il comunismo da un fenomeno fino ad allora essenzialmente europeo in un fenomeno realmente mondiale, per la prima volta nella storia del mondo.
Lenin e Stalin elaborarono la linea proletaria sulle questioni nazionali e coloniale, sottolineando l’importanza delle rivoluzioni nei paesi oppressi per il processo della rivoluzione proletaria mondiale nel suo insieme, e combattendo le tesi di chi, come Trotzky, sosteneva che il successo della rivoluzione in questi paesi dipendeva dalla vittoria del proletariato nei paesi imperialisti e che rifiutavano di riconoscere la possibilità che il proletariato in questo tipo di paesi poteva fare una rivoluzione socialista dopo aver diretto la prima tappa della rivoluzione (quella democratica).
Il periodo che seguì la Rivoluzione russa fu un periodo caratterizzato da una effervescenza rivoluzionaria diffusa in tutto il mondo e in cui si vide la classe operaia tentare la presa del potere in molti paesi. Nonostante l’aiuto fornito senza esitazioni dal nuovo Stato sovietico, e nonostante Lenin si sia consacrato ai problemi del movimento rivoluzionario mondiale, la risoluzione provvisoria della crisi culminata nella Prima Guerra Mondiale, e il fatto che le potenze imperialiste non erano ancora giunte allo stremo delle forze, oltre alle insufficienze nel movimento rivoluzionario della classe operaia, ebbe come conseguenza che la rivoluzione non poté trionfare al di fuori delle frontiere dell’URSS.
Lenin e il suo successore Stalin si trovarono di fronte alla necessità di salvaguardare le conquiste della rivoluzione in Russia e di condurre l’edificazione di un sistema economico socialista nella sola Unione Sovietica. Dopo la morte di Lenin, Stalin condusse una lotta ideologica e politica importante contro i trotzkisti ed altri elementi che affermavano impossibile la costruzione del socialismo in Russia, a causa del livello poco elevato di sviluppo delle forze produttive, dell’esistenza di un’immensa classe di contadini e dell’isolamento dell’URSS sul piano internazionale. Questa maniera erronea di vedere le cose, che portava alla capitolazione fu rigettato sia sul piano della teoria e, ancor più, sul piano della pratica, quando decine di milioni di operai e contadini si impegnarono nella lotta per smantellare completamente l’antico sistema capitalista, collettivizzare l’agricoltura, e creare un nuovo sistema economico che non fosse fondato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Queste esaltanti campagne e le vittorie importanti che esse riportarono contribuirono parecchio all’espansione dell’influenza del marxismo-leninismo in tutto il mondo, e ad accrescere il prestigio dell’URSS. Gli operai muniti di una coscienza politica di classe e i popoli oppressi consideravano, giustamente, l’URSS socialista come cosa propria, gioivano dei successi della classe operaia in Russia e si impegnavano nella difesa dell’URSS dalle minacce e dagli attacchi degli imperialisti.
Ciononostante, con il passare del tempo, ci si rende oggi conto che il processo della rivoluzione socialista in Russia ebbe dei punti deboli e delle importanti insufficienze, anche all’epoca delle grandi trasformazioni socialiste degli anni ‘20 e ‘30.Alcuni di questi problemi si spiegano con la mancanza di esperienza storica precedente della dittatura del proletariato (a parte le Comune di Parigi, che durò troppo poco tempo) e con il fatto che gli imperialisti si mostrarono molto aggressivi verso l’URSS e le imposero un rigoroso embargo. Ma questi problemi furono aggravati e provocarono di nuovi a causa di alcuni problemi teorici e politici importanti. Mao Tsetung, pur difendendo Stalin dalle calunnie di Krutchev, fece una critica seria e corretta dei suoi errori. Mao spiegò il fondamento ideologico degli errori di Stalin così: “Vi è non poca metafisica in Stalin e ha insegnato a molta gente a praticarla”, “Stalin non vedeva il legame tra la lotta dei contrari e la loro unità. Alcuni sovietici hanno un metodo di pensiero metafisico, il loro pensiero è talmente sclerotizzato che essi non conoscono l’unità dei contrari, per essi o è così o è colà. Di conseguenza, essi non mancano di commettere errori di ordine politico”. L’errore fondamentale che commise Stalin fu quello di non aver saputo fare una stretta applicazione della dialettica in tutti i campi; ciò lo portò a trarre delle conclusioni del tutto sbagliate a proposito della natura della lotta di classe nel socialismo e dei mezzi per impedire una restaurazione capitalista. Pur conducendo una lotta implacabile contro le antiche classi sfruttatrici, Stalin non riconobbe sul piano teorico che una nuova borghesia era apparsa all’interno stesso della società socialista e che i revisionisti in seno al partito revisionista al potere erano il riflesso e l’espressione più concentrata di questa nuova borghesia, di qui l’errore di Stalin quando proclamò che “le contraddizioni di classe antagonistiche” non esistevano più in Russia poiché un sistema di proprietà socialista era stato essenzialmente instaurato nel campo dell’industria e dell’agricoltura. Allo stesso modo, il fatto di non aver applicato un metodo rigorosamente dialettico nell’analisi della società socialista, portò i sovietici a concludere che la contraddizione tra le forze produttive e i rapporti di produzione era anch’essa scomparsa con l’avvento del socialismo e a non dare una sufficiente importanza alla necessità di proseguire la rivoluzione nella sovrastruttura per continuare a rivoluzionarizzare i rapporti di produzione anche dopo che un sistema di proprietà socialista era stato essenzialmente instaurato. Questa interpretazione scorretta della natura della società socialista contribuì anche a impedire a Stalin di distinguere correttamente le contraddizioni tra il popolo ed il nemico e le contraddizioni in seno al popolo. Ciò doveva, a sua volta, contribuire a una tendenza marcata al ricorso a mezzi burocratici per regolare queste contraddizioni e ciò fornì degli spazi al nemico..."
politico d’avanguardia di tipo nuovo, il partito leninista, nel corso di questo processo.
La Rivoluzione russa ebbe enormi ripercussioni sul piano internazionale, soprattutto perché esplose nel pieno di una congiuntura mondiale caratterizzata dalla Prima Guerra Mondiale e dalla spinta rivoluzionaria che accompagnò questa guerra. Sin dall’inizio, i dirigenti rivoluzionari e gli operai d’avanguardia del nuovo paese socialista considerarono il trionfo della rivoluzione in questo paese non come un fine in sé, ma piuttosto come una prima grande apertura nella lotta mondiale che ha per obiettivo la vittoria sull’imperialismo, l’eliminazione dello sfruttamento e l’instaurazione del comunismo in tutto il mondo. In seguito alla Rivoluzione russa una nuova Internazionale, una Internazionale comunista, si costituì e si pose come obiettivo l’assimilazione delle lezioni vitali della Rivoluzione bolscevica e la rottura con il riformismo e la socialdemocrazia che avevano avvelenato e finito per caratterizzare la schiacciante maggioranza dei partiti socialisti della Seconda Internazionale. In rapporto con le trasformazioni nelle condizioni oggettive create dalla Prima Guerra Mondiale, la Rivoluzione russa e il Comintern trasformarono la lotta per il socialismo e il comunismo da un fenomeno fino ad allora essenzialmente europeo in un fenomeno realmente mondiale, per la prima volta nella storia del mondo.
Lenin e Stalin elaborarono la linea proletaria sulle questioni nazionali e coloniale, sottolineando l’importanza delle rivoluzioni nei paesi oppressi per il processo della rivoluzione proletaria mondiale nel suo insieme, e combattendo le tesi di chi, come Trotzky, sosteneva che il successo della rivoluzione in questi paesi dipendeva dalla vittoria del proletariato nei paesi imperialisti e che rifiutavano di riconoscere la possibilità che il proletariato in questo tipo di paesi poteva fare una rivoluzione socialista dopo aver diretto la prima tappa della rivoluzione (quella democratica).
Il periodo che seguì la Rivoluzione russa fu un periodo caratterizzato da una effervescenza rivoluzionaria diffusa in tutto il mondo e in cui si vide la classe operaia tentare la presa del potere in molti paesi. Nonostante l’aiuto fornito senza esitazioni dal nuovo Stato sovietico, e nonostante Lenin si sia consacrato ai problemi del movimento rivoluzionario mondiale, la risoluzione provvisoria della crisi culminata nella Prima Guerra Mondiale, e il fatto che le potenze imperialiste non erano ancora giunte allo stremo delle forze, oltre alle insufficienze nel movimento rivoluzionario della classe operaia, ebbe come conseguenza che la rivoluzione non poté trionfare al di fuori delle frontiere dell’URSS.
Lenin e il suo successore Stalin si trovarono di fronte alla necessità di salvaguardare le conquiste della rivoluzione in Russia e di condurre l’edificazione di un sistema economico socialista nella sola Unione Sovietica. Dopo la morte di Lenin, Stalin condusse una lotta ideologica e politica importante contro i trotzkisti ed altri elementi che affermavano impossibile la costruzione del socialismo in Russia, a causa del livello poco elevato di sviluppo delle forze produttive, dell’esistenza di un’immensa classe di contadini e dell’isolamento dell’URSS sul piano internazionale. Questa maniera erronea di vedere le cose, che portava alla capitolazione fu rigettato sia sul piano della teoria e, ancor più, sul piano della pratica, quando decine di milioni di operai e contadini si impegnarono nella lotta per smantellare completamente l’antico sistema capitalista, collettivizzare l’agricoltura, e creare un nuovo sistema economico che non fosse fondato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Queste esaltanti campagne e le vittorie importanti che esse riportarono contribuirono parecchio all’espansione dell’influenza del marxismo-leninismo in tutto il mondo, e ad accrescere il prestigio dell’URSS. Gli operai muniti di una coscienza politica di classe e i popoli oppressi consideravano, giustamente, l’URSS socialista come cosa propria, gioivano dei successi della classe operaia in Russia e si impegnavano nella difesa dell’URSS dalle minacce e dagli attacchi degli imperialisti.
Ciononostante, con il passare del tempo, ci si rende oggi conto che il processo della rivoluzione socialista in Russia ebbe dei punti deboli e delle importanti insufficienze, anche all’epoca delle grandi trasformazioni socialiste degli anni ‘20 e ‘30.Alcuni di questi problemi si spiegano con la mancanza di esperienza storica precedente della dittatura del proletariato (a parte le Comune di Parigi, che durò troppo poco tempo) e con il fatto che gli imperialisti si mostrarono molto aggressivi verso l’URSS e le imposero un rigoroso embargo. Ma questi problemi furono aggravati e provocarono di nuovi a causa di alcuni problemi teorici e politici importanti. Mao Tsetung, pur difendendo Stalin dalle calunnie di Krutchev, fece una critica seria e corretta dei suoi errori. Mao spiegò il fondamento ideologico degli errori di Stalin così: “Vi è non poca metafisica in Stalin e ha insegnato a molta gente a praticarla”, “Stalin non vedeva il legame tra la lotta dei contrari e la loro unità. Alcuni sovietici hanno un metodo di pensiero metafisico, il loro pensiero è talmente sclerotizzato che essi non conoscono l’unità dei contrari, per essi o è così o è colà. Di conseguenza, essi non mancano di commettere errori di ordine politico”. L’errore fondamentale che commise Stalin fu quello di non aver saputo fare una stretta applicazione della dialettica in tutti i campi; ciò lo portò a trarre delle conclusioni del tutto sbagliate a proposito della natura della lotta di classe nel socialismo e dei mezzi per impedire una restaurazione capitalista. Pur conducendo una lotta implacabile contro le antiche classi sfruttatrici, Stalin non riconobbe sul piano teorico che una nuova borghesia era apparsa all’interno stesso della società socialista e che i revisionisti in seno al partito revisionista al potere erano il riflesso e l’espressione più concentrata di questa nuova borghesia, di qui l’errore di Stalin quando proclamò che “le contraddizioni di classe antagonistiche” non esistevano più in Russia poiché un sistema di proprietà socialista era stato essenzialmente instaurato nel campo dell’industria e dell’agricoltura. Allo stesso modo, il fatto di non aver applicato un metodo rigorosamente dialettico nell’analisi della società socialista, portò i sovietici a concludere che la contraddizione tra le forze produttive e i rapporti di produzione era anch’essa scomparsa con l’avvento del socialismo e a non dare una sufficiente importanza alla necessità di proseguire la rivoluzione nella sovrastruttura per continuare a rivoluzionarizzare i rapporti di produzione anche dopo che un sistema di proprietà socialista era stato essenzialmente instaurato. Questa interpretazione scorretta della natura della società socialista contribuì anche a impedire a Stalin di distinguere correttamente le contraddizioni tra il popolo ed il nemico e le contraddizioni in seno al popolo. Ciò doveva, a sua volta, contribuire a una tendenza marcata al ricorso a mezzi burocratici per regolare queste contraddizioni e ciò fornì degli spazi al nemico..."
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