La Bocconi continua a sfornare eroi del lavoro. Stavolta è il turno di Maurizio Del Conte, che alla Bocconi ci insegna ed è co-autore del jobs act.
Del Conte ci parla del “lavoro agile”: con agilità partirà nel 2016 la nuova agenzia di collocamento da lui diretta, l’ANPAL. E dall’alto di volumi e compendi sul lavoro salariato degli operai, serenamente ci spiega che “ormai i lavori usuranti stanno sparendo”, che “i macchinari si spostano con un telecomando”, che “il fordismo è superato” e con citazioni degne del miglior operaismo postmoderno ci annuncia un mondo del lavoro “fuori dal tempo, dai luoghi e dal cartellino” dove gli operai decidono al tavolo con l’azienda quanto premiare la benemerita produttività.
Allego l’intera intervista da “La Repubblica”
Del Conte: “Meno tasse a chi accetta altri indici di produttività, ecco l’occupazione agile”
Il neopresidente dell’Anpal, la nuova agenzia di collocamento: “Aiutiamo il lavoro slegato da tempo, luogo e cartellino. Non vogliamo imporre un modello retributivo né eliminare il salario minimo orario, da applicare a tutti”- di VALENTINA CONTE
ROMA – “Il governo non vuole imporre un modello retributivo, né eliminare lo zoccolo del salario minimo orario che anzi deve essere applicabile a tutti. Piuttosto guarda al lavoro agile, quello fuori dal tempo, dai luoghi, dal cartellino. E per questo pensa di incentivarlo fiscalmente”.
Maurizio Del Conte, docente alla Bocconi di diritto del lavoro, classe 1965, già consulente di Palazzo Chigi e coautore del Jobs Act, da qualche giorno presidente dell’Anpal, la nuova agenzia di collocamento al debutto nel 2016, declina le parole del ministro Poletti nella cornice di una strategia ben precisa dell’esecutivo Renzi.Professore, la Camusso ricorda che l’orario è anche una forma di tutela per molti lavoratori.
“Il lavoro non è tutto uguale, concordo. Ci sono lavori usuranti, vecchi, alla linea di montaggio. Ma si stanno riducendo, grazie alla tecnologia. Anche il lavoro in agricoltura non è più quello di un tempo, i macchinari si spostano col telecomando”.
È per questo che il governo punta a incentivare il lavoro agile?
“Nella legge di Stabilità ci sono norme per la contrattazione di produttività, premiata con l’aliquota secca del 10% fino a un tetto di 2 mila euro. Tetto che si alza a 2.500 euro per la produttività partecipata, che non è la partecipazione agli utili ma organizzativa. I lavoratori decidono con l’azienda come ottenere incrementi di produttività, quando e quanto premiarli. Una novità che vogliamo estendere anche al lavoro agile”.
Quando avverrà?
“La Stabilità rimanda la definizione di lavoro agile al disegno di legge collegato, il cosiddetto Jobs Act degli autonomi. In quella sede potremmo prevedere per questo tipo di lavoro, svolto non in sede e con orario libero, lo stesso trattamento di vantaggio riservato al premio di produttività”.
Ci saranno paletti normativi?
“Il lavoro agile non è un altro tipo di contratto. Ma un modo nuovo di organizzare il vecchio contratto subordinato che però non va archiviato, ma aggiornato e organizzato in modo diverso. E calato in un contesto ormai lontano dalla fabbrica di Charlot di Tempi moderni. Le aziende devono uscire dallo schema classico delle 40 ore. È un problema culturale più che sindacale. E le nostre imprese ancora non sono pronte”.
Basterà l’incentivo fiscale?
“È un inizio. Ma il salto spetta alle aziende. Il modello di organizzazione è sempre meno fordista, difficile ignorarlo. Il lavoro non è più ripetizione di cicli di attività moltiplicati per otto ore giornaliere. Alcune imprese, quelle più innovative, l’hanno già capito e nelle loro sedi esistono postazioni dotate di computer in numero inferiore ai dipendenti totali”.
Ma cosa rischia il lavoratore: meno diritti, salari più bassi?
“Al contrario, cambia il modo di retribuire, perché cambia il modo di lavorare. E se ho lavoratori contenti perché passano più tempo a casa o all’aperto o allungano il weekend, si incentiva la fidelizzazione, dunque la produttività, e i salari crescono. Un cambio di paradigma rispetto alla retribuzione piatta: una quota del lavoro si svolge fuori dallo spazio e dal tempo classici. E i parametri per misurare e retribuire questa quota vengono fissati dall’azienda con i lavoratori. Ma ci arriveremo per gradi”.
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