domenica 20 dicembre 2015

pc 20 dicembre - Israele Stato di polizia, Stato militarizzato, Stato di guerra - una denuncia giusta e condivisibile

I meccanismi utilizzati per il controllo e la repressione dei migranti sono diversificati e sempre più sofisticati, e comprendono recinzioni, muri, torri di avvistamento dotate di mitragliatrici a controllo remoto, passaporti biometrici, scansioni dell’iride, macchine fotografiche, radar di terra e di mare, sorveglianza satellitare, droni dotati di dispositivi di sorveglianza e persino robot dotati di armi da fuoco comandate a distanza. I contratti per installare i vari sistemi di sicurezza delle frontiere nei paesi ricchi o nelle zone di conflitto offrono opportunità di mercato estremamente redditizie per le aziende operanti nel settore.
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Israele, modello di paese-fortezza che vanta confini super-militarizzati e impenetrabili e una esperienza di tutto rispetto nel trasferimento e nella segregazione della popolazione indigena palestinese, è un leader mondiale nello sviluppo e nella commercializzazione delle tecnologie di confine usate per limitare la libertà di movimento e per criminalizzare le popolazioni o i gruppi considerati pericolosi per la sicurezza di Stati e regimi repressivi.
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Naomi Klein afferma che Israele è un vero e proprio laboratorio per un mondo fortificato: “molti degli imprenditori israeliani di successo utilizzano la condizione di stato-fortezza del proprio paese, circondato da nemici pericolosi, come una sorta di esposizione permanente, un esempio vivente di come si possa godere di relativa sicurezza anche nel mezzo di una guerra permanente. Il motivo della supercrescita di Israele è che le sue aziende stanno ora esportando questo modello nel resto del mondo, in modo efficace”.

Tra i prodotti e i servizi più importanti dell’industria israeliana della sicurezza interna ci sono le barriere ad alta tecnologia, i droni teleguidati, i sistemi d’identificazione biometrica, gli strumenti di sorveglianza audio e video, i sistemi di schedatura dei passeggeri dei Voli aerei e di interrogatorio dei prigionieri: "questi sono proprio gli strumenti e le tecnologie che Israele ha utilizzato per sigillare i territori occupati", nota Naomi Klein. Israele sfrutta la condizione di paura costante generata dai discorsi sulla lotta al terrorismo per vendere sul mercato apparecchi di controllo e sorveglianza: "Israele ha imparato a trasformare una guerra infinita in una fonte di reddito, presentando lo sradicamento, l'occupazione e il contenimento del popolo palestinese come un anticipo di mezzo secolo della guerra globale al terrorismo", afferma la giornalista canadese.
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Gaza è diventata la vetrina dell’industria bellica israeliana: la particolare condizione della Striscia, in cui 1,8 milioni di palestinesi sono forzosamente rinchiusi in una area densamente popolata, offre un laboratorio unico per la sperimentazione delle dottrine e delle tecnologie della guerra asimmetrica in contesti urbani. Al termine di ogni attacco si organizzano fiere internazionali durante le quali compagnie private e pubbliche presentano la vasta gamma di prodotti testati sulla popolazione di Gaza. Questo consente ai produttori di armi israeliani di vantare i propri prodotti come “testati in battaglia”, un marchio ambìto che consente di ottenere un vantaggio competitivo nel commercio internazionale.
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  • Israele è il primo esportatore al mondo di aerei senza equipaggio, rifornendo circa 24 paesi: frutto dell’esperienza accumulata utilizzando regolarmente droni per monitorare l’attività a Gaza e compiere omicidi mirati.1
  • Israele è il secondo esportatore mondiale dopo gli Stati Uniti in vendite di tecnologie e servizi informatici.
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Israele è diventato un leader globale in quella che Jeff Halper e Jimmy Johnson hanno chiamato “l’industria della pacificazione globale”: vale a dire la produzione di strumenti, tecnologie e tecniche finalizzati ad aiutare i governi nella criminalizzazione del dissenso e nella soppressione della resistenza popolare.
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Israele ha ricoperto un ruolo fondamentale nel fornire assistenza militare a regimi repressivi appoggiati dagli Usa in America Latina. Israele ha fornito armi e addestramento, distinguendosi nella consulenza e nell'addestramento delle forze di polizia e delle forze militari in operazioni di intelligence e di contro-insurrezione durante diverse guerre sporche e nei conflitti civili in Salvador, Colombia, Messico. Ha armato e addestrato le squadre della morte guatemalteche, i Contras nicaraguensi, il Cile di Pinochet e la giunta militare in Argentina. E' rimasto stretto alleato dei regimi coloniali di apartheid in Rodesia e Sudafrica, fornendo loro armi, munizioni, addestramento, tecnologia dell'informazione e delle comunicazioni, sistemi radar, barriere elettrificate e altri sistemi di fortificazione dei confini. In breve, spesso di concerto con gli Stati Uniti, Israele è stato una pedina chiave nel reprimere le lotte popolari e i movimenti di liberazione in tutto il mondo, fornendo a regimi repressivi gli strumenti per l'esercizio della violenza di Stato generalizzata.
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Il professore israeliano Benjamin Beit-Hallahmi afferma che quello che Israele sta facendo nel Terzo Mondo è semplicemente “esportare l'esperienza mediorientale del sionismo”. Le competenze acquisite si adattano perfettamente al mercato dell’esportazione, perché il Medio Oriente e una parte del Terzo Mondo, e ciò che esporta Israele è una diretta conseguenza di quello che ha imparato in Palestina: “Quello che Israele esporta nel Terzo Mondo non è solo una tecnologia di dominio, ma una visione del mondo che sta alla base di questa tecnologia. In ogni situazione di oppressione e di dominio, la logica degli oppressi si contrappone alla logica dell'oppressore. Ciò che Israele sta esportando è la logica dell’oppressore, il modo di vedere il mondo come se sia legato a una dominazione di successo. Ciò che viene esportato non è solo tecnologia, armamenti ed esperienza, non solo competenze, ma una certa vision, l’assunto che il Terzo Mondo può essere controllato e dominato, che i movimenti radicali del Terzo Mondo possono essere fermati, che i crociati moderni hanno ancora un futuro».
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La fortezza-Israele è arrivata anche in Italia grazie all’esportazione dei radar antimigranti EL/M-2226 AcsR, Advanced Coastal Surveillance Radar, realizzati da Elta Systems. Si tratta di sensori radar di profondità per la sorveglianza costiera, appositamente progettati per l'individuazione di imbarcazioni veloci di piccole dimensioni, acquistati dalla Guardia di Finanza all’interno di un piano internazionale per l’avvistamento e il respingimento dei migranti che si avvicinano alle coste italiane.
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Milano è la città più videosorvegliata d’Italia con oltre 1100 dispositivi di sicurezza elettronici attivi. Il modello Milano per la sicurezza, che prevede una maggiore presenza di militari in città e un software all'avanguardia per ottimizzare l’uso delle telecamere, e fortemente ispirato ai programmi israeliani per le città sicure. L'ex vicesindaco Riccardo De Corato, che è stato in Israele, nel 2008, ospite del Ministero dell’Industria insieme al comandante della Polizia Municipale Emiliano Bezzon, spiega di aver apprezzato “i sistemi sofisticati di Tel Aviv e di Gerusalemme”.
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In tutto sarebbero otto milioni di euro che il Comune ha messo a bilancio sia per acquistare altre videocamere, sia per rendere intelligenti quelle già esistenti. Le telecamere “intelligenti” adoperate a Milano per individuare i comportamenti anormali o che turbano la quiete pubblica usano la stessa tecnologia sviluppata dall'industria militare israeliana.

Gaza e l'industria della violenza – Bartolomei, Carminati, Tradardi - ed. Zambon

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