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Israele, modello di
paese-fortezza che vanta confini super-militarizzati e
impenetrabili e una esperienza di tutto rispetto nel
trasferimento e nella segregazione della popolazione
indigena palestinese, è un leader mondiale nello
sviluppo e nella commercializzazione delle tecnologie di
confine usate per limitare la libertà di movimento e
per criminalizzare le popolazioni o i gruppi considerati
pericolosi per la sicurezza di Stati e regimi repressivi.
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Naomi Klein afferma che
Israele è un vero e proprio laboratorio per un mondo
fortificato: “molti degli imprenditori israeliani di
successo utilizzano la condizione di stato-fortezza del
proprio paese, circondato da nemici pericolosi, come una
sorta di esposizione permanente, un esempio vivente di come
si possa godere di relativa sicurezza anche nel mezzo di una
guerra permanente. Il motivo della supercrescita di Israele
è che le sue aziende stanno ora esportando questo
modello nel resto del mondo, in modo efficace”.
Tra i prodotti e i servizi
più importanti dell’industria israeliana della
sicurezza interna ci sono le barriere ad alta tecnologia, i
droni teleguidati, i sistemi d’identificazione
biometrica, gli strumenti di sorveglianza audio e video, i
sistemi di schedatura dei passeggeri dei Voli aerei e di
interrogatorio dei prigionieri: "questi sono proprio
gli strumenti e le tecnologie che Israele ha utilizzato per
sigillare i territori occupati", nota Naomi Klein.
Israele sfrutta la condizione di paura costante generata dai
discorsi sulla lotta al terrorismo per vendere sul mercato
apparecchi di controllo e sorveglianza: "Israele ha
imparato a trasformare una guerra infinita in una fonte di
reddito, presentando lo sradicamento, l'occupazione e il
contenimento del popolo palestinese come un anticipo di
mezzo secolo della guerra globale al terrorismo",
afferma la giornalista canadese.
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Gaza è diventata la vetrina
dell’industria bellica israeliana: la particolare
condizione della Striscia, in cui 1,8 milioni di palestinesi
sono forzosamente rinchiusi in una area densamente popolata,
offre un laboratorio unico per la sperimentazione delle
dottrine e delle tecnologie della guerra asimmetrica in
contesti urbani. Al termine di ogni attacco si organizzano
fiere internazionali durante le quali compagnie private e
pubbliche presentano la vasta gamma di prodotti testati
sulla popolazione di Gaza. Questo consente ai produttori di
armi israeliani di vantare i propri prodotti come
“testati in battaglia”, un marchio ambìto
che consente di ottenere un vantaggio competitivo nel
commercio internazionale.
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Israele è il primo esportatore al mondo di aerei senza equipaggio, rifornendo circa 24 paesi: frutto dell’esperienza accumulata utilizzando regolarmente droni per monitorare l’attività a Gaza e compiere omicidi mirati.1
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Israele è il secondo esportatore mondiale dopo gli Stati Uniti in vendite di tecnologie e servizi informatici.
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Israele è diventato un
leader globale in quella che Jeff Halper e Jimmy
Johnson hanno chiamato “l’industria della
pacificazione globale”: vale a dire la produzione di
strumenti, tecnologie e tecniche finalizzati ad aiutare i
governi nella criminalizzazione del dissenso e nella
soppressione della resistenza popolare.
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Israele ha ricoperto un ruolo
fondamentale nel fornire assistenza militare a regimi
repressivi appoggiati dagli Usa in America Latina. Israele
ha fornito armi e addestramento, distinguendosi nella
consulenza e nell'addestramento delle forze di polizia e
delle forze militari in operazioni di intelligence e di
contro-insurrezione durante diverse guerre sporche e nei
conflitti civili in Salvador, Colombia, Messico. Ha armato e
addestrato le squadre della morte guatemalteche, i Contras
nicaraguensi, il Cile di Pinochet e la giunta militare in
Argentina. E' rimasto stretto alleato dei regimi coloniali
di apartheid in Rodesia e Sudafrica, fornendo loro armi,
munizioni, addestramento, tecnologia dell'informazione e
delle comunicazioni, sistemi radar, barriere elettrificate e
altri sistemi di fortificazione dei confini. In breve,
spesso di concerto con gli Stati Uniti, Israele è
stato una pedina chiave nel reprimere le lotte popolari e i
movimenti di liberazione in tutto il mondo, fornendo a
regimi repressivi gli strumenti per l'esercizio della
violenza di Stato generalizzata.
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Il professore israeliano
Benjamin Beit-Hallahmi afferma che
quello che Israele sta facendo nel Terzo Mondo è
semplicemente “esportare l'esperienza mediorientale
del sionismo”. Le competenze acquisite si adattano
perfettamente al mercato dell’esportazione,
perché il Medio Oriente e una parte del Terzo Mondo,
e ciò che esporta Israele è una diretta
conseguenza di quello che ha imparato in Palestina:
“Quello che Israele esporta nel Terzo Mondo non
è solo una tecnologia di dominio, ma una visione del
mondo che sta alla base di questa tecnologia. In ogni
situazione di oppressione e di dominio, la logica degli
oppressi si contrappone alla logica dell'oppressore.
Ciò che Israele sta esportando è la logica
dell’oppressore, il modo di vedere il mondo come se
sia legato a una dominazione di successo. Ciò che
viene esportato non è solo tecnologia, armamenti ed
esperienza, non solo competenze, ma una certa vision,
l’assunto che il Terzo Mondo può essere
controllato e dominato, che i movimenti radicali del Terzo
Mondo possono essere fermati, che i crociati moderni hanno
ancora un futuro».
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La fortezza-Israele è
arrivata anche in Italia grazie all’esportazione dei
radar antimigranti EL/M-2226 AcsR, Advanced Coastal
Surveillance Radar, realizzati da Elta Systems. Si tratta di
sensori radar di profondità per la sorveglianza
costiera, appositamente progettati per l'individuazione di
imbarcazioni veloci di piccole dimensioni, acquistati dalla
Guardia di Finanza all’interno di un piano
internazionale per l’avvistamento e il respingimento
dei migranti che si avvicinano alle coste italiane.
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Milano è la città
più videosorvegliata d’Italia con oltre 1100
dispositivi di sicurezza elettronici attivi. Il modello
Milano per la sicurezza, che prevede una maggiore presenza
di militari in città e un software all'avanguardia
per ottimizzare l’uso delle telecamere, e fortemente
ispirato ai programmi israeliani per le città sicure.
L'ex vicesindaco Riccardo De Corato, che è stato in
Israele, nel 2008, ospite del Ministero dell’Industria
insieme al comandante della Polizia Municipale Emiliano
Bezzon, spiega di aver apprezzato “i sistemi
sofisticati di Tel Aviv e di
Gerusalemme”.
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In tutto sarebbero otto milioni
di euro che il Comune ha messo a bilancio sia per acquistare
altre videocamere, sia per rendere intelligenti quelle
già esistenti. Le telecamere
“intelligenti” adoperate a Milano per
individuare i comportamenti anormali o che turbano la quiete
pubblica usano la stessa tecnologia sviluppata
dall'industria militare israeliana.
Gaza e l'industria della
violenza – Bartolomei, Carminati, Tradardi - ed.
Zambon
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