martedì 19 maggio 2015

pc 19 maggio - Nel generale silenzio filo-sionismo israeliano della stampa italiana: attivista italiana ferita dai soldati israeliani durante una manifestazione per i 67 anni dalla Nakba

Samantha Comizzoli, attivista per i diritti umani (e di tutti gli esseri viventi), oggi è stata ferita dai soldati Israeliani durante una manifestazione per i 67 anni dalla Nakba al checkpoint di Howara, come quella che si è svolta ieri,  ad Ofer (Ramllah), durante la quale ha documentato l’attacco dei soldati israeliani al villaggio di Betunia ed al gruppo di giornalisti.

Video di quando hanno sparato. min. 0,53.  https://www.youtube.com/watch?v=IhYWERtvjAY
Shukran Nablus TV.
Da quanto racconta Samantha si trovava con altri manifestanti al checkpoint di Howara, per marciare per la Nakba. “Stavo semplicemente camminando verso il checkpoint con le braccia aperte”, scrive sul suo profilo FB, “quando hanno iniziato a sparare le sound bomb ed i gas NON mi sono spostata. Hanno piazzato il cecchino e, sempre cno le braccia aperte, mi muovevo veloce orizzontalmente per fare da scudo agli shebab [i giovani attivisti, ndr]. Essendo donna ed internazionale pensavo fermasse il cecchino che, invece, mi ha sparato due rubber bullet e ha sparato un’altra rubber bullet a Nidal che stava fotografando”.
Ancora una volta ci corre l’obbligo di ricordare che chi è disposto a fare da scudo umano non necessariamente autorizza il nemico a trasformarlo in un bersaglio. Ma vallo a spiegare a quei vigliacchi in divisa….
Samantha è stata colpita da due rubber bullet, ad un braccio e al seno, si trova in ospedale e speriamo di avere al più presto buone notizie.
Nel mese di aprile è iniziato il tour italiano del suo secondo documentario, “israele, il cancro”, proiettato anche a Torino in una sala piena presso la Cascina Roccafranca, con un collegamento via Skype con Samantha e con uno dei protagonisti ai quali il Consolato italiano ha negato il visto per il tour italiano del docufilm.
Tutta la nostra solidarietà a Samantha Comizzoli, vediamo se il consolato così attento a selezionare i visitatori palestinesi sarà altrettanto solerte nell’agire per tutelare la vita degli attivisti italiani.

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