Cina e India rafforzano l’alleanza, nonostante le contraddizioni irrisolte
L'accordo raggiunto a Shangai giocherà anche un forte ruolo
nell'equilibrare il disavanzo commerciale che New Delhi ha con Pechino e
che rappresenta un serio problema nelle relazioni tra i due colossi
asiatici: nel 2014 infatti il deficit era cresciuto del 34% a 48,43
miliardi di dollari dai 36,21 miliardi del 2013.
La Cina oggi è in corsa per diventare la prima economia mondiale mentre l’India, per quanto la sua crescita economica stia accelerando, vanta invece un pil pro capite che è ancora pari a solo un sesto di quello di Pechino. E molti degli antichi punti di frizione tra i due paesi sono ancora da risolvere. Ad esempio sui confini. Per esempio c’è una regione che la Cina chiama Zangnan, o Tibet del Sud, e che l’India chiama Arunachal Pradesh. Il problema dei confini, che di recente è tornato ad acuirsi, risale addirittura al 1914, quando la Gran Bretagna firmò con il Tibet l'accordo sulla Linea McMahon (dal nome dell'allora ministro degli esteri del governo britannico in India), una frontiera che la Cina ha sempre contestato.
Altro elemento di conflitto è l’immenso e strategico corridoio economico che dovrà collegare la parte più occidentale della Cina con il porto di Gwadar, in Pakistan. Il sistema di strade, ferrovie e oleodotti passerà per dei territori che l’India chiama significativamente il “Kashmir occupato dal Pakistan” e certo New Delhi non gradisce il crescente rapporto tra Pechino e Islamabad con cui l’India è perennemente in stato di guerra.
Nonostante l’incremento degli scambi commerciali e degli investimenti, il nodo del rapporto organico tra le due potenze emergenti rimane irrisolto. Modi ha dichiarato che Li ha acconsentito a esplorare “una soluzione accettabile per entrambi”, e Li ha ribadito che i due paesi devono costruire “un ordine internazionale più ragionevole e giusto”.
"Abbiamo discusso di tutte le questioni, incluse quelle che ostacolano lo sviluppo sereno delle nostre relazioni. Ho sollecitato la necessità che la Cina riconsideri il suo approccio su alcune delle questioni che ci impediscono di realizzare il pieno potenziale della nostra partnership. Suggerisco alla Cina di adottare una visione strategica e a lungo termine delle nostre relazioni", ha dichiarato Modi alle tv indiane. Una dichiarazione ignorata dall’agenzia cinese Xinhua che invece ha dato ampio risalto ad una dichiarazione del leader cinese. "Perché ci sia davvero un secolo asiatico, bisognerà vedere se Cina e India saranno in grado di superare le difficoltà che hanno di fronte e procedere con costanza verso l'obiettivo della modernizzazione perché la gente possa vivere meglio. Siamo d'accordo che deve essere rafforzata la fiducia politica fra i nostri due paesi. Questa è una delle nostre partnership strategiche più importanti", ha detto Li.
La Cina oggi è in corsa per diventare la prima economia mondiale mentre l’India, per quanto la sua crescita economica stia accelerando, vanta invece un pil pro capite che è ancora pari a solo un sesto di quello di Pechino. E molti degli antichi punti di frizione tra i due paesi sono ancora da risolvere. Ad esempio sui confini. Per esempio c’è una regione che la Cina chiama Zangnan, o Tibet del Sud, e che l’India chiama Arunachal Pradesh. Il problema dei confini, che di recente è tornato ad acuirsi, risale addirittura al 1914, quando la Gran Bretagna firmò con il Tibet l'accordo sulla Linea McMahon (dal nome dell'allora ministro degli esteri del governo britannico in India), una frontiera che la Cina ha sempre contestato.
Altro elemento di conflitto è l’immenso e strategico corridoio economico che dovrà collegare la parte più occidentale della Cina con il porto di Gwadar, in Pakistan. Il sistema di strade, ferrovie e oleodotti passerà per dei territori che l’India chiama significativamente il “Kashmir occupato dal Pakistan” e certo New Delhi non gradisce il crescente rapporto tra Pechino e Islamabad con cui l’India è perennemente in stato di guerra.
Nonostante l’incremento degli scambi commerciali e degli investimenti, il nodo del rapporto organico tra le due potenze emergenti rimane irrisolto. Modi ha dichiarato che Li ha acconsentito a esplorare “una soluzione accettabile per entrambi”, e Li ha ribadito che i due paesi devono costruire “un ordine internazionale più ragionevole e giusto”.
"Abbiamo discusso di tutte le questioni, incluse quelle che ostacolano lo sviluppo sereno delle nostre relazioni. Ho sollecitato la necessità che la Cina riconsideri il suo approccio su alcune delle questioni che ci impediscono di realizzare il pieno potenziale della nostra partnership. Suggerisco alla Cina di adottare una visione strategica e a lungo termine delle nostre relazioni", ha dichiarato Modi alle tv indiane. Una dichiarazione ignorata dall’agenzia cinese Xinhua che invece ha dato ampio risalto ad una dichiarazione del leader cinese. "Perché ci sia davvero un secolo asiatico, bisognerà vedere se Cina e India saranno in grado di superare le difficoltà che hanno di fronte e procedere con costanza verso l'obiettivo della modernizzazione perché la gente possa vivere meglio. Siamo d'accordo che deve essere rafforzata la fiducia politica fra i nostri due paesi. Questa è una delle nostre partnership strategiche più importanti", ha detto Li.
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