venerdì 14 giugno 2013

pc 14 giugno - il Viminale cloaca di ladri e corrotti? - Il prefetto La Motta arrestato insieme ad altre 3 persone

L'inchiesta capitolina riguarda la gestione dei Fondi del Viminale: le accuse sono di peculato e falsità ideologica. Un'inchiesta parallela a Napoli lo vede indagato per associazione a delinquere e rivelazione del segreto d'ufficio


ROMA - Peculato e falsità ideologica. Con queste accuse sono stati arrestati dai carabinieri del Ros stamattina il prefetto Francesco La Motta e l'ex banchiere Klaus George Beherend. Altre due ordinanze di custodia in carcere sono state notificate ai broker Edoardo Tartaglia e Rocco Zullino, già arrestati dalla procura di Napoli. 

Ed è proprio dalla Campania che sono arrivati gli atti ai Pm romani: la vicenda dei soldi rubati dalle casse del Viminale attraverso il Fec (fondo per gli edifici di culto attraverso il quale il ministero dell'Interno gestisce un enorme patrimonio artistico) era di competenza della capitale. Il Pm Paolo Ielo e i militari hanno continuato le indagini e accertato che, grazie a La Motta, direttore del Fec dal 2003 al 2006 quando è stato nominato vice direttore di quello che ora è l'Aisi, sarebbero spariti nel nulla circa 10 milioni di euro, transitati su conti svizzeri. La Motta avrebbe affidato l'investimento a Zullino, collaboratore di Tartaglia, a sua volta parente di La Motta. Per quanto riguarda la posizione del banchiere Beherend, secondo i Ros e i carabinieri di Napoli che stanno svolgendo le indagini, è colui che avrebbe redatto i piani di investimento dei Fondi in collegamento con Tartaglia. Stamattina all'alba, gli arresti.

Ma La Motta è indagato anche in un'inchiesta parallela
condotta dalla Direzione antimafia della Procura di Napoli per associazione per delinquere e rivelazione di segreto di ufficio, sulla base di dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. Secondo un pentito, avrebbe offerto coperture a imprenditori e fornito informazioni sulle indagini in corso, nonche' tentato di ostacolare le inchieste ''silurando'' un magistrato della Procura. L'indagine, svolta dal procuratore aggiunto Melillo e dai pm Ardituro e Del Gaudio, riguarda in particolare l'attività di riciclaggio del clan Polverino, una potente organizzazione camorristica attiva nell'hinterland settentrionale di Napoli. 
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