lunedì 10 giugno 2013

pc 10 giugno - La "festa delle idee" della borghesia, ovvero Giorgio Napolitano il reazionario, e Togliatti “comunista a modo suo”

La borghesia continua ad applaudire fortemente il suo maggior campione attuale, il presidente della Repubblica Napolitano. Lo ha fatto anche alla “festa delle idee” di Repubblica.

Chi ha guardato i telegiornali ha assistito ancora una volta al vecchio che si commuove, quasi piange, un'abitudine, da vero coccodrillo, che i membri della borghesia oggi tendono a ripetere.
Nell'intervista alla Repubblica di oggi Napolitano ha prima confermato la sua posizione reazionaria dicendo che “Sì, sui valori del liberalismo [e cioè sull'attuale società fondata sullo sfruttamento capitalistico con tutto quello che ne consegue!ndr] si fonda qualsiasi prospettiva di trasformazione di una società” e poi ha parlato anche di quando era comunista e dei suoi rapporti con Togliatti.
Sembrerebbe superfluo puntualizzare che Napolitano comunista non lo è mai stato, ma è necessario perché si continua a fare girare questa barzelletta anche tra le masse che non possono avere memoria storica, per ingannarle, puntando sempre ad ogni occasione a tentare di denigrare Stalin e spargere, quindi, veleno anticomunista.

Ma se i borghesi del quotidiano La Repubblica che sostengono con entusiasmo l'attuale governo Letta, come prima hanno sostenuto il governo Monti e quindi per ben due volte sostengono un governo Berlusconi facendo piazza pulita di chili di inchiostro sulla “Costituzione” e la “democrazia”, sono così volgarmente falsi, i borghesi del quotidiano dei padroni, Il sole 24 ore, è più "sincero" e ci tiene a dire che Togliatti era un “comunista a modo suo”, e cioè non era affatto comunista. Figuriamoci Napolitano!

Un Togliatti che piace tanto alla borghesia perché mise la «democrazia progressiva» al posto della rivoluzione proletaria: dall'articolo che riproduciamo si vede infatti che l'obbiettivo rivendicato da Togliatti, ancora prima di arrivare in Italia, nel 1944, era “la conquista del regime repubblicano” e quindi la rinuncia ad ogni tentativo di rivoluzione di tipo socialista. È per questo che i padroni tutti contenti possono dire: “Il che fa effettivamente di Palmiro Togliatti uno dei padri della democrazia repubblicana.” E accanto a lui, come difensore dei loro interessi di classe, adesso mettono pure Napolitano!


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Comunista a modo suo

Roberto Gualtieri
09 giugno 2013

Nel 1951, in uno dei momenti più bui della guerra fredda e all'indomani di un drammatico scontro con Stalin in cui era riuscito a respingere l'insistente proposta del dittatore sovietico di lasciare la segreteria del Pci per assumere la guida del Cominform, Palmiro Togliatti scrisse orgogliosamente su "Rinascita": «il più grande risultato positivo di tutta azione fu la conquista del regime repubblicano. Con una condotta diversa da quella proposta o seguita dai comunisti che avesse portato o a un urto con le autorità alleate o a una profonda rottura del fronte democratico, questa conquista non sarebbe stata possibile». Terminata la guerra fredda, aperti gli archivi e superati gli stereotipi di un Togliatti «autonomo» o «eterodiretto» da Mosca e il mito della «rivoluzione mancata», è stato possibile collocare più precisamente l'azione svolta dal leader del Pci a partire dalla «svolta di Salerno» nel quadro della strategia di unità antifascista perseguita in quella fase dall'Urss staliniana. Ma al tempo stesso, è risultato altrettanto evidente come egli abbia saputo interpretare quella linea in modo originale e creativo.
La costruzione di un partito di massa orientato alla soluzione concreta dei problemi, l'attenzione ai ceti medi, il rilievo assegnato agli intellettuali, la «democrazia progressiva» al posto della rivoluzione proletaria, originavano della rielaborazione del marxismo in chiave storicista compiuta da Gramsci e della sua lettura della storia d'Italia (e infatti sopravvissero anche alla fine dell'unità antifascista). Quell'impianto permise al Pci togliattiano di essere un veicolo fondamentale per l'integrazione democratica delle masse nello stato, e di assorbire gran parte della constituency del socialismo italiano. E anche in virtù della centralità – del tutto inedita nell'ambito del comunismo – attribuita al tema delle istituzioni, gli consentì di svolgere una ruolo determinante nei delicati passaggi politici che portarono alla Repubblica e alla Costituzione. Il che fa effettivamente di Palmiro Togliatti uno dei padri della democrazia repubblicana.


http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2013-06-09/comunista-modo-084659.shtml?uuid=AbTe4Q3H

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