Intesa" con le banche? No grazie! Fuori i privati dall’università!
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“Fuori i privati dall’università!”: questo è stato lo slogan che ha dominato le mobilitazioni studentesche degli ultimi anni contro la riforma Gelmini che, nel processo complessivo di demolizione di un'istruzione accessibile a tutti, prevedeva l’ingresso dei privati, in tutte le loro forme, (Confindustria, aziende singole, banche) nel Consiglio d’Amministrazione degli atenei. Purtroppo, come è noto, cortei di decine di migliaia di persone, atenei e scuole occupate, proteste partecipate da più settori della popolazione non hanno fermato il progetto governativo di smantellare ed annientare l’istruzione pubblica.
Nel nostro ateneo il 28 maggio vedremo una prova concreta della riforma: Banca Intesa, di cui il “tecnico” Passera- ora ministro dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture e Trasporti- è stato amministratore delegato fino alla nomina a ministro, viene a “diffondere la cultura imprenditoriale diretta a studenti e laureati non occupati che abbiano un’idea senza sapere come svilupparla”. Un seminario, a cui bisogna prenotarsi, perché non è pubblico e aperto a tutti gli studenti, che vuole mostrare, in un momento di profonda crisi dell’Italia e dell’Europa, che le banche- additate come i nemici e gli artefici della crisi- hanno un volto buono e possono aiutarti a realizzare il tuo sogno. Vogliono farci credere che ogni studente può farcela nella società a diventare “qualcuno”, a “brillare”. Vogliono illuderci che a prescindere dalle condizioni di partenza di ognuno gi noi, possiamo costruirci il futuro da soli, “basta volerlo!”. Non vi preoccupate se non si dispone di un capitale di partenza! I soldi li mettono le banche, basta chiedere un comodissimo prestito da restituire a tassi d’interesse alti. E se l'attività fallisce? Anche a questo ci pensano loro: cominciano a pignorarti la casa, a detrarre soldi dalla busta paga (se si ha la fortuna di averla..), insomma cominci a vivere senza alcuna stabilità e garanzia! Ma che c’importa? Tanto il posto fisso è monotono!
Vogliono instillare in noi la logica del “self made men”, come se la competizione, la scalata individuale possano realmente giovare alle condizioni di tutti noi, sempre più schiacciati e privati di ogni diritto .
E così addio "American Dream" e benvenuti nel mondo reale!
Noi, però, sappiamo bene che non bisogna fidarsi di questi signori in giacca e cravatta che verranno nella nostra università a propinarci belle storielle scritte a tavolino per dare una speranza ai giovani, a quegli stessi giovani a cui si rivolgono Monti e la Fornero quando parlano di precarietà e di come la loro vita migliorerà; gli stessi giovani che l’attuale governo sta dividendo tra meritevoli e non meritevoli, fra virtuosi e non virtuosi, privilegiati e non privilegiati con l’abolizione del valore legale del titolo di studio, con cui si classificano ufficialmente gli atenei in università di serie A e serie B.
Non crederemo mai alle loro parole di illusione e di falsa speranza!
Fuori le banche dalla nostra università!
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