venerdì 25 maggio 2012

pc 25 maggio - QUANDO MUOIONO 4 OPERAI TUTTO PROSEGUE COME PRIMA

QUANDO MUOIONO 4 OPERAI TUTTO PROSEGUE COME PRIMA

 

Care, Cari,

coloro che sono interessate/i all’ indirizzo http://www.valeriobruschini.info/?p=653 e a seguire troveranno delle informazioni sui 4 operai uccisi non dal terremoto, ma dal lavoro salariato/schiavistico.

Saluti
Valerio.

 

QUANDO MUOIONO 4 OPERAI TUTTO PROSEGUE COME PRIMA


Quando muore un operaio è come se non fosse morto niente
e la vita riprende come prima, senza sussulti e senza cambiamenti.
Quando muore un operaio la tv si indigna, ma per finta.
Subito si annoia di una banalità scontata.
Trent’anni, o giù di lì. Padre di famiglia.
E si schiude uno sbadiglio in dissolvenza.
Quando muore un operaio c’è qualcuno che domanda:
Ma che ci sono ancora gli operai? Non si sono estinti
per via di un cataclisma o trasformati in stormi
per volare lontano, in Cina, in India o in Romania? [1]

1) SCRIVONO I GIORNALI E SQUITTISCONO LE TELEVISIONI
Quattro delle sette vittime del terremoto sono operai.
Nicola Cavicchi, 35 anni, e Leonardo Anselmi, 45 anni, sono morti sotto le macerie della ditta Ceramiche di Sant’Agostino. Stavano lavorando al reparto monocottura. Cavicchi aveva sostituito un collega malato.
Alla Tecnopress, una fonderia, che produce pezzi in alluminio per motori (serve anche Bmw, Audi e Daimler), la vittima è stata un operaio di 57 anni, Gerardo Cesaro, di Molinella (Bologna), ma di origine napoletana. Anche lui avrebbe terminato il turno alle 6. Non era lontano dalla pensione.
Tarik Naouch di soli 29 anni, è morto a Ponte Rodoni di Bondeno nel crollo, che ha interessato la ditta Ursa che produce polistirolo. Il giovane era residente a Crevalcore.
Tutti turnisti dalle 20 alle 6 del mattino, sotto i rispettivi capannoni, così movimentati e assordanti da non accorgersi della prima scossa, quella dell’una di notte.
Tutti assunti, regolari, Ansaloni e Casaro con moglie e figli da mantenere, i più giovani Cavicchi e Tarik con il sogno della famiglia.
“Nicola si era fatto un mutuo e una casa e voleva sposarsi, pensava a questo” ha detto suo fratello Cristiano.
Ha dell’incredibile che quattro delle sette vittime del terremoto d’Emilia siano operai del turno di notte, di tre stabilimenti diversi.
Così il terremoto si è portato via gli operai del buio, i lavoratori del terzo turno, i laboriosi in mezzo al riposo degli altri.

Quando muore un operaio c’è sempre qualcuno che ti dice
“E’ stata una triste fatalità!”.
E così i padroni si autoassolvono al pensiero
di non essere padroni del destino.
Quando muore un operaio i politici sono solidali,
vestono la faccia di sgomento e dicono: “Mai più!
Prenderemo misure efficaci,
valuteremo l’opportunità di attenzionare…”.

2) IN QUELLO CHE È ACCADUTO NON VI È NULLA D’INCREDIBILE.
Chiunque comprende che i 4 operai non sono morti a causa del terremoto, ma sono stati uccisi da fabbriche costruite risparmiando sulla sicurezza di chi ci lavora.
Questo è ciò che è accaduto in una delle sedicenti zone più avanzate della Penisola, ove i criteri di costruzione e di controllo sono andati a farsi benedire.
Non vi è stata nessuna “tragica fatalità”, che è solo la formula magica, che serve per occultare le responsabilità di decine di persone, sia di quelle che hanno guadagnato nella costruzione, sia di quelle che non hanno fatto ciò per cui sono pagate con il denaro dei contribuenti.
D’altra parte, è pur vero che mica ci dovevano lavorare loro in quegli edifici, bensì quegli schiavi contemporanei, che, per convenzione, sono chiamati operai.
Tra l’altro, uno era di origini napoletane ed uno, addirittura, marocchine; provenivano, cioè, da luoghi in cui la sicurezza sul lavoro è un miraggio; potevano avere la pretesa di trovarla qui?
E, poi, non appartengono a “razze, che non hanno voglia di lavorare?”
Infine, tenuto conto del fatto che, pur lavorando di notte, pur aggiungendovi la tariffa festiva, questi “operaiacci” avranno preso, a dir tanto, 1.500/1700 Euri al mese, cosicché erano proprio degli sfigati, come dicono gli attuali Governanti non eletti.
Mica erano dei “Dottor Sottile” come Giuliano Amato:
pensione/mese lorda + stipendio lordo
22.048,00 INPDAP
9.363,00 Parlamento
? stipendio di Deutsche Bank
Il punto interrogativo sta ad indicare che non sappiamo quanto prenda, ma “qualcosina” prende pure dalla Deutsche Bank.

NOTE
[1] Borzini Francesco; “Requiem in blu”, scritto nel Dicembre 2009, in occasione della morte di Diego Bianchina, operaio della fabbrica Acciai Speciali Terni, avvenuta l’1 Dicembre 2009
Di seguito, il testo originale:
Quando muore un operaio è come se non fosse morto niente
e la vita riprende come prima, senza sussulti e senza cambiamenti.
Quando muore un operaio la tv si indigna, ma per finta.
Subito si annoia di una banalità scontata.
Trent’anni, o giù di lì. Padre di famiglia.
E si schiude uno sbadiglio in dissolvenza.
Quando muore un operaio c’è qualcuno che domanda:
Ma che ci sono ancora gli operai? Non si sono estinti
per via di un cataclisma o trasformati in stormi
per volare lontano, in Cina, in India o in Romania?
Quando muore un operaio scopri il suono di parole nuove,
sodio solfidrato e acido cloridrico.
Ma come cazzo si fa a lavorare tra quella roba lì?
E finisci per baciare con trasporto la scrivania.
Quando muore un operaio c’è sempre qualcuno che ti dice
“E’ stata una triste fatalità!”.
E così i padroni si autoassolvono al pensiero
di non essere padroni del destino.
Quando muore un operaio i politici sono solidali,
vestono la faccia di sgomento e dicono: “Mai più!
Prenderemo misure efficaci,
valuteremo l’opportunità di attenzionare…”.
Quando muore un operaio mica è morto un militare
che tutti si mettono all’impiedi per salutare i “nostri ragazzi”
caduti difendendo l’onore della Patria.
Si rimane seduti, quando muore un operaio.
Quando muore un operaio
ti accorgi che ha la tua stessa età e la tua stessa faccia
le stesse scarpe da calcetto
sporche di erba e di terriccio.
Quando muore un operaio
tutti ti diranno che è morto un giovane,
un padre, un figlio o un italiano. Non un operaio.
Perché quella parola è morta prima di lui.
Quando muore un operaio, infatti, è come se non fosse
morto niente
e la vita riprende come prima: occhi bassi e rabbia
muta in corpo.

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