sabato 31 marzo 2012

pc 31-1aprile -cronache di due assemblee fiat pomigliano

Slai cobas pomigliano

Molto partecipata e tesa l’assemblea operaia di stamattina svoltasi nella sede Slai cobas di Pomigliano in cui il sindacato ha messo a punto una vera e propria controffensiva a tutto campo a tutela dei livelli occupazionali e dei diritti dei lavoratori (3.000 dei quali - di Fiat Automobiles ed ex Ergom - solo a Pomigliano, dal luglio 2013 saranno a rischio licenziamento allo scadere della cassa integrazione per cessazione di attività). A differenza della Fiom, lo Slai cobas ha impostato la strategia giudiziaria non tanto sulla rivendicazione dei diritti per l’organizzazione sindacale quanto sulla tutela diretta dei diritti soggettivi dei lavoratori, diritti oggi messi fortemente in discussione da Marchionne di concerto con CGIL-CISL-UIL (accordo interconfederale “in deroga” quali del 28 giugno 2011 e trattativa in corso con la coppia Fornero/Monti sulla controriforma di mercato del lavoro e ammortizzatori sociali).



Intanto è già stata assegnata, al giudice Vincenzo Ciocchetti di Torino (lo stesso del ricorso Fiom di luglio 2011) la causa pilota di 4 operai di Fiat Automobiles Pomigliano con la richiesta di reintegro in Fabbrica Italia Pomigliano: l’udienza si terrà al Tribunale di Torino il prossimo 28 maggio. Analogo ricorso è stato presentato da altri 4 operai di Fiat Automobiles Pomigliano al Tribunale di Nola. Tutte le cause, in tribunali diversi (Nola, Napoli in corte di appello, e Torino) impugnano gli accordi di Pomigliano sia per la illegittima deroga dell’obbligo di rotazione dei lavoratori (per fungibilità di mansioni - tra i periodi di ‘cassa’ e ripresa lavoro) e a contrasto delle discriminazioni in atto per selezionare lavoratori secondo la loro aderenza o meno ai sindacati ‘graditi’ all’azienda, che per l’illegittima e strumentale costituzione della newco FIP (Fabbrica Italia Pomigliano) realizzata in violazione all’art. 2112 del cc e sostitutiva di Fiat Gruop Automobiles che ha ormai cessato l’attività produttiva diventando una vera e propria fabbrica fantasma con funzione strumentale di parcheggio/licenziatoio. A quest’ultimo proposito la Fiat non solo ha deliberatamente e grossolanamente violato le chiare normative di legge vigenti in Italia ma finanche quelle CEE, sulle quali la corte europea si è ripetutamente ed inequivocamente sempre pronunciata in questi anni in analoghe circostanze. Non è escluso, in caso di improbabile mancato accoglimento delle richieste Slai cobas il ricorso alla magistratura europea. E in quella sede né Monti, né Fornero, né CGIL-CISL-UIL faranno in tempo a controriformare le normative.


Per tutti i ricorrenti, inclusi i 116 del reparto confino di Nola iscritti allo Slai cobas, e tutti gli altri 200 addetti a tale unità produttiva ‘logistica’ lo Slai cobas, nell’appello presentato a breve al tribunale di Napoli ribadirà la richiesta di congruo risarcimento del danno salariale subito dai lavoratori e di conseguente reintegro a Pomigliano in newco FIP. A tal proposito il sindacato registra l’ anomalia del tribunale di Nola dell’era Marchionne, che da qualche anno respinge sistematicamente tutti i ricorsi proposti dallo Slai cobas contro Fiat per comportamento antisindacale, ricorsi poi tutti invece accolti favorevolmente dalla Corte di appello del Tribunale di Napoli, nel secondo grado di giudizio, in ‘riforma’ dei precedenti giudizi di Nola. Intanto nei prossimi giorni altri 14 operai di Nola presenteranno un nuovo ricorso per mancata rotazione al tribunale di Nola, che si sommano alle cause in corso di altri 20 operai.

Slai cobas Fiat Alfa Romeo e terziarizzate - Pomigliano, 30/3/2012 – www.slaicobas.it

da operai contro

FIOM (ASSEMBLEA
PUBBLICA il 29-03-2012 A POMIGLIANO DEI CASSI INTEGRATI ). Vado a leggere il
commento, cioè il testo dell’invito:
Siamo ormai giunti al dunque fra un anno circa scadrà la cassa integrazione per
cessazione attività ed il famigerato accordo sindacale che doveva salvaguardare i
posti di lavoro di tutti è evidentemente naufragato, come da tempo noi
sottolineavamo, il terrore di perdere il posto di lavoro oramai è fatto acclarato e
non abbiamo più molto da perdere. Ecco perchè vi chiamiamo a questa assemblea perchè
siamo stanchi dei proclami e delle promesse, vogliamo avere fatti concreti sul nostro
ritorno in fabbrica con tempi certi e siamo disposti a lottare fino in fondo per
ottenere questo.Il peggioramento delle condizioni interne alla fabbrica sembra ormai
assodato e quindi lotteremo per rientrare e per cambiare quelle condizioni disumane.
Per tutti questi motivi sopra elencati abbiamo bisogno di restare insieme e di
provarci non è più il tempo di aspettare, partecipare è un vostro obbligo se volete
ritornare a lavoro, noi vi spiegheremo cosa fino ad ora abbiamo prodotto e poi
insieme decideremo quale percorso intraprendere per tutelarci il nostro futuro è
nelle nostre mani.
Cazzo, dico fra me, si sono decisi finalmente a mettere in piedi delle iniziative di
lotta volte a rispondere seriamente all'arroganza di Marchionne! Il giorno
dell'assemblea mi appresto a raggiungere il luogo prestabilito pieno di speranza.
Sono presenti più di 100 operai e con i tempi che corrono, con l’azienda che sta
scegliendo uno ad uno quelli che rientrano al lavoro, il numero non è da poco.
L'introduzione inizia con ricordare le varie iniziative della Fiom nell'affrontare
l'attacco da parte dei vertici Fiat e che con la scadenza della cassa integrazione e
l'attacco sul articolo 18 c'è bisogno di fare in fretta per cercare di intraprendere
iniziative di lotta. Poi c'è stato l'intervento di Tommaso Pirozzi, un operaio ex
Fiom, poi ex Flmu, che ha sottolineato la poca incisività della Fiom
nell’intraprendere iniziative mentre adesso è arrivato il momento di fare sul serio e
di incominciare a presidiare con una tenda i cancelli della fabbrica. A queste parole
si sono susseguiti applausi di approvazione.
Gli interventi successivi specialmente quelli dei compagni della Fiom, compreso
quello del responsabile regionale dell'auto Amendola, sono tesi a sminuire la
proposta di Tommaso perché, per loro, non bisogna mettersi contro i compagni che sono
entrati in fabbrica ma si deve prima costruire un percorso per indire una
manifestazione a Pomigliano, contarci e poi eventualmente andare a presidiare.
Nell'intervento, Amendola inizia con sottolineare gli sbagli fatti precedentemente,
ad incominciare da quello del 2002 sul tmc2, cioè sull’aumento dei ritmi accettato
dalla Fiom con la promessa, mancata, del rilancio dello stabilimento. Amendola
sottolinea anche che la Fiom non si può prendere la responsabilità della eventuale
chiusura di Pomigliano. Secondo lui, poiché gli investimenti previsti non potranno
mai ottenere la fuoruscita dalla crisi, la Fiat utilizzerà qualsiasi occasione per
prendere la palla al balzo e dire che a Pomigliano non si può lavorare e chiudere
così lo stabilimento. Ma con questo discorso, penso io, praticamente noi operai
potremo fare solo passeggiate, lotte per finta e appelli a Napolitano, visto che
appena ci muoviamo sul serio la Fiat chiude e se ne va. Se accettiamo il punto di
vista di Amendola, la cosa più “dura” che possiamo fare sono le cause. E infatti, non
manca il contributo di uno degli avvocati della Fiom, di cui non ricordo il nome, il
quale ci spiega le varie iniziative giuridiche messe in campo dalla Fiom e qui
qualcuno tra gli operai ricorda quelli di Melfi che pur aver vinto la causa
individuale stanno fuori dalla fabbrica. Su questo chiarisce tutto l’intervento di
Rosario Monda, che porta proprio come esempio la sua esperienza. Pur avendo vinto una
causa, anche in maniera definitiva, è rimasto fuori per tre anni senza salario ed ha
potuto resistere grazie alla sua volontà e alla solidarietà di altri operai. Rosario
spiega come la causa non sia bastata a garantirgli il reintegro, ma come l’abbia
ottenuto solo grazie alle iniziative che ha preso insieme ad altri operai, iniziative
sia di denuncia sulla stampa sia di azioni fuori ai cancelli. Anche Rosario propone
l’organizzazione di un presidio permanente all’Alfa, con l’obiettivo di bloccare la
produzione. Parla poi una operaia della Irisbus, che ci spiega come la rottura
dell’unità degli operai sia servita a far chiudere la loro fabbrica. Da segnalare
anche l’intervento di Peppe Iannaccone, delegato RSU dell’Avio, che risponde a quanti
hanno lamentato l’assenza di una sponda politica in parlamento. Iannaccone chiede a
costoro se si ricordano cosa hanno combinato quelli di Rifondazione nel governo
Prodi, e conclude che sì ci vuole un partito, ma che deve essere fatto da noi
operai.
Concludiamo l’assemblea con un mezzo appuntamento per un presidio alla Regione. Noi
operai sappiamo tutti che non basta, che non potremo limitarci a queste passeggiate,
ma almeno dopo mesi abbiamo ricominciato a vederci e a discutere.

Un operaio Fiat cassaintegrato di Pomigliano

Nessun commento:

Posta un commento