RISPARMI MILITARI
Dopo il capitolo dei risparmi possibili non finanziando le grandi opere inutili e devastanti - ventitre miliardi soltanto per TAV Torino-Lyon e Terzo Valico ferroviario dei Giovi - oggi mi dedico a quelli che si potrebbero ottenere dalla rimodulazione delle spese militari.
Una grande stretta alle spese in questo campo arriverebbe dal ritiro immediato dei soldati da tutte le missioni di guerra a cui partecipano in giro per il mondo, che costano uno sproposito - soltanto per la guerra in Afghanistan l'Italia spende ottocento milioni all'anno, più di due al giorno - e non hanno alcun motivo di essere.
Ai militari che vanno in missione di guerra sugli scenari internazionali, il Governo riconosce un surplus di seimila Euro, in aggiunta ai 4.233,30 Euro mensili dello stipendio di un soldato o marinaio semplice, la cui diaria giornaliera ammonta a 141,11 Euro; oltre a questa già notevole cifra vanno aggiunti, per raggiungere la cifra di cui sopra, i costi per gli equipaggiamenti da combattimento - aerei, carri armati, e quant'altro - che quando sono in funzione hanno un loro ragguardevole costo.
Capitolo a parte meritano gli F35 Joint Strike Fighters che l'Italia ha deciso di acquistare dagli yanqui: per questa operazione la spesa prevista è di quindici miliardi, che sarebbero investiti in una tecnologia già ora ampiamente superata; questo a prescindere dalla loro obiettiva inutilità, visto che l'Italia già paga la protezione della Nato attraverso le decine di servitù militari che insistono sul suo suolo.
Genova, 08 dicembre 2011
Stefano Ghio - Proletari Comunisti Genova
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