Il governo Monti ha partorito la sua prima manovra antioperaia e antipopolare, con l'appoggio di tutti i partiti del Parlamento tranne Di Pietro e Lega da due versanti per ora opposti.
Una manovra 'lacrime' per la ministra dell'attacco alle pensioni e 'sangue' per i pensionati innanzitutto, per le masse popolari che hanno una casa, per gli enti locali che scaricheranno tutto sulle masse popolari, per il carovita che aumento di benzina, aumenti Iva producono e per l'insieme di tasse e balzelli che a scalare colpiranno sempre e solo lavoratori e masse popolari.
Niente patrimoniale naturalmente, niente per il lavoro - tutto il possibile per le banche e qualcosina per i padroni. Le grandi evasioni protette e trattate quasi con deferenza.
Un governo 'tecnico' certamente ma fino in fondo di classe a difesa dell'Italia dei padroni e delle banche al servizio dei padroni e del sistema del capitale.
Un governo tecnico per sostituire temporaneamente il governo Berlusconi, sputtanato all'estero e in crisi di consenso in Italia.
Un governo 'tecnico' che rende più chiaro ancora il nostro concetto di 'moderno fascismo', perchè esso e fuori e in una certa misura contro la Costituzione e lo stesso sistema elettorale e parlamentare democratico borghese.
Un governo 'tecnico' in piena sintonia e al servizio del fascismo padronale che dalla Fiat di Marchionne si vuole imporre in tutte le fabbriche del paese,
Un governo 'tecnico' che ha appena cominciato ad operare ma che intende andare molto oltre, con l'attacco ai diritti sindacali e con la libertà di licenziamento, con l'ulteriore attacco ai salari e stipendi dei lavoratori, che considera i sindacati anche confederali una delle tante parti sociali da
consultare per un minuto, che quindi vengono ritenuti, da compatibili quali sono con la difesa dell'economia del capitale, a incompatibili con la tecnica del moderno fascismo quando questa è principale.
Contro questo governo, come contro il temporaneamente assente governo Berlusconi, continuiamo a ritenere che non serva e non incide il normale conflitto sindacale e opposizione politica delle manifestazioni del sabato; anzi riteniamo tutto questo il normale accompagnamento di un governo che esplicitamente dice e riconosce che i suoi provvedimenti sono antipopolari e al servizio
delle banche e del capitale nazionale ed europeo e in una certa misura mondiale.
Serve un conflitto sindacale fatto di scioperi dal basso, di rotture delle regole di blocchi della produzione, delle strade, di assedio ai Palazzi del potere economico e politico, alle sedi dei partiti che lo sostengono, di rendere ogni uscita di esponenti di questo governo, degli esponenti politici
ed economici che lo sostengono, un rischio per loro... Far sentire a loro e a tutti la protesta, l'indignazione, l'odio di chi scarica tutta la crisi sulle spalle di operai, precari, disoccupati, povera gente onesta, fare come in Grecia, meglio che in Grecia, se noi avessimo la forza questo faremmo.
Serve un sindacato di classe che permetta agli operai e ai proletari di lottare seriamente. E non sono sindacati di classe nè le attuali direzioni dei sindacati confederali, nè la Camusso, nè il diverso Landini. E non lo sono neanche i dirigenti dei sindacati di base che hanno parlato all'assemblea di Roma del 3 dicembre. Il 15 ottobre ha dimostrato inoltre da che parte stanno i casarini, Uniti per l'alternativa e i bernocchi del cobas confederazione.
Serve un fronte unito proletario e rivoluzionario che raccolga le forze che vogliono percorrere l'altra strada che proponiamo e che comprende interi pezzi del movimento reale in corso e tanti gruppi e circoli che singolarmente non sono in grado di contare e farsi valere.
Serve il partito della rivoluzione, che non si costruisce sulla carta o in internet, ma nel fuoco della lotta di classe in stretto legame con le masse, senza opportunismo ed 'estremismo'; per questo partito condizioni ed energie ci sono, per iniziare questa strada, occorre volerlo e fare i piccoli passi ma determinati che esso richiede.
La crisi, il governo Monti, il ruolo di valletti dei partiti parlamentari è un grande aiuto su questa strada, è una vera sfida e opportunità da cogliere.
proletari comunisti - PCm Italia
dicembre 2011
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