giovedì 8 dicembre 2011

pc 8 dicembre - Lettera di un compagno di Pomigliano D’arco

Lettera di un compagno di Pomigliano D’arco
Ricordo ancora quei giorni, da Torino arrivavano notizie agghiaccianti, i compagni di Mirafiori ci raccontavano che i delegati di FIM, UILM, FISMIC e UGL volantinavano un documento dove si diceva che l’accordo di Pomigliano era nato per dare delle regole a quei lavoratori del sud (i soliti napoletani) che non rispettano le regole, e che quell’accordo non sarebbe mai stato esteso né esportato.

Oggi la Fiat annuncia che quell’accordo, proprio quello di Pomigliano, verrà esteso a tutti i 70mila lavoratori del gruppo.

Da quel giorno tante cose sono successe. C’è stato il referendum di Pomigliano quello a Mirafiori, c’è stato il 16 ottobre il 28 gennaio c’è stata l’unità con gli studenti con i movimenti, c’è stato un risveglio dei lavoratori che avevano capito fin da subito cosa stava accadendo.

Quello contro cui ci si opponeva non era solo un insieme di regole che aumentava i ritmi di lavoro (e già questo avrebbe giustificato momenti di lotta importanti) ma ci si opponeva ad un nuovo modello di relazioni padrone-operaio.

Ci si opponeva all’idea che per lavorare in questo paese bisognava rinunciare a tutti i diritti conquistati in anni di lotta, compagni in ogni parte d’Italia lottavano per il diritto ad un contratto nazionale che ci rendesse realmente tutti uguali indipendentemente dalla posizione geografica, il diritto ad ammalarsi senza essere giudicati da una commissione (la famosa santa inquisizione made in Fiat), si lottava per il diritto a poter avere una vita sociale al di fuori dei cancelli di una fabbrica, si lottava per IL DIRITTO A POTERSI RIBELLARE QUANDO SI SUBIVA UN’INGIUSTIZIA!!! IL DIRITTO A POTER DIRE NO!!!!!

Ma in questa lunga battaglia Fiat ha trovato validi alleati perché sapeva che da sola non c’è l’avrebbe mai fatta, senza l’appoggio determinante di sindacati consenzienti e collusi e di una classe politica impegnata a pensare a come preservare il proprio orticello, relegando i lavoratori sullo scalino più basso della società, Fiat non sarebbe mai passata.

Ricordiamo bene le parole di pseudo-sindacalisti e criminali-politici, bisogna lavorare…c’era chi voleva stendere un tappeto rosso a Marchionne, chi si diceva con lui senza se e senza ma…..
Noi non abbiamo dimenticato niente ed oggi 21 novembre 2011 quelle parole riecheggiano nelle nostre teste, rimbombano quei silenzi dinanzi alle richieste di chi lavora e butta il sangue nei luoghi di lavoro.

Queste persone sono complici e coautori di un delitto, esportare il modello Pomigliano significa esportare un reato… noi tutti ricordiamo la sentenza del tribunale di Torino che dice a chiare lettere CHE QUEL CONTRATTO NASCE CON L’UNICO SCOPO DI FARE FUORI LA FIOM DALLE RELAZIONI SINDACALI.

Nasce per far fuori il dissenso.

Il contratto di Pomigliano ha prodotto solo false promesse (ancora oggi l’80% dei lavoratori sono in cassa) e ha messo nelle mani di Fiat un mezzo di selezione del personale che farebbe invidia ad una qualsiasi dittatura sud americana.

Vari lavoratori lamentano minacce ed intimidazioni da parte dell’azienda che li avvicina dicendogli chiaramente che per rientrare in fabbrica bisogna cancellarsi dalla FIOM.

Tanti sotto enormi pressioni lo hanno fatto e comunque non sono mai stati richiamati per far parte della nuova società.

I pochi lavoratori che sono stati chiamati per fare i corsi (SENZA INTEGRAZIONE AL REDDITO, CIOE’ ANDARE IN FABBRICA A SPESE PROPRIE!!! X GENTILE CONCESSIONE DEI FIRMATARI!!!) sono costretti a non marcare il cartellino e se qualcuno osa fare domande sul perché di tale comportamento o chiede se casomai gli succedesse qualcosa dove risulta che lui era a lavoro, viene avvicinato dai capetti di turno ed invitato a cambiare atteggiamento, pena la non riassunzione.
ECCO QUESTA E’ FABBRICA ITALIA, CHIUSURA DI STABILIMENTI (TERMINI IMERESE IRISBUS, CNH MODENA), MINACCE E REPRESSIONE.

QUESTO è IL MODELLO CHE VIENE ESPORTATO OGGI, E IN TUTTO QUESTO NOI SAPPIAMO BENE CHI SONO I COLPEVOLI E CONOSCIAMO BENE CHE STRADA PRENDERE QUALE COMPITO CI ASPETTA.

LA LOTTA NON è CERTO FINITA DOBBIAMO CONTINUARE A LOTTARE ANCORA PIU’ DECISI ANCORA PIU’ CATTIVI, SE FIAT CISL UIL E ALTRI LACCHè PENSANO CHE CI ARRENDIAMO SI SBAGLIANO DI GROSSO.

I LAVORATORI DI QUESTO PAESE HANNO GIA DATO PROVA IN PASSATO DI SAPERSI DIFENDERE E CONTRATTACCARE!!!

SE FIAT VUOLE ESPORTARE LA REPRESSIONE NOI ESPORTIAMO LA LOTTA DA MIRAFIORI A POMIGLIANO FINO IN SICILIA UNIAMOCI E RIPRENDIAMOCI LE NOSTRE VITE LA NOSTRA LIBERTA’, LA NOSTRA DIGNITA’!!!

FORZA COMPAGNI CERTAMENTE SARA’ PIU’ DURA MA SICURAMENTE NON è FINITA!!!
ALLA LOTTA!!!!!!!!!

Ciro D’Alessio, operaio, FIAT di Pomigliano d’Arco

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