venerdì 25 marzo 2011

pc 25 marzo - ASSASSINIO DI CARLO GIULIANI: TUTTI ASSOLTI: MA COME ANDO' VERAMENTE?

Sono passati quasi dieci anni dai giorni del G8 di Genova, quando dei criminali travestiti da politicanti crearono le condizioni perché ci scappasse il morto.
Ed il morto ci fu: Carlo Giuliani, il pomeriggio del 20 luglio in piazza Alimonda, ammazzato da un carabiniere successivamente assolto per infermità mentale, e per questo anche congedato dall'arma, Mario Placanica.
Per inciso: nei mesi successivi, mentre si trovava in vacanza in Calabria, qualcuno sabotò i freni dell'automobile del novello Tex Willer cercando di provocarne il decesso, in modo che non potesse più testimoniare su come realmente si svolsero i fatti.
Nel frattempo, il Comitato verità e giustizia - la cui sede si trova attualmente in via Monticelli, nel quartiere di Marassi, a Genova - si è battuto per far venire a galla tutte le nefandezze perpetrate in quei giorni dagli uomini in divisa, mentre la giustizia borghese ha lavorato alacremente per assolvere tutta la catena di comando.
O almeno quella dei gradi inferiori poiché gli ufficiali presenti quel giorno - Gratteri e Canterini in primis - sono stati tutti promossi ad altri incarichi più prestigiosi per i loro 'meriti sul campo'.
Chi scrive, il 20 luglio partecipa - nella sua qualità di cronista - alla manifestazione mattutina, quella delle 'tute nere', che parte da piazza Paolo da Novi intorno alle ore 12:00 per poi concludersi, circa due ore e mezza dopo, davanti alla sede del quotidiano Corriere Mercantile, in via Archimede.
Sarebbero tante, e tutte da raccontare, le situazioni avvenute in quel lasso di tempo: qui mi limito a citarne un paio, avvenute a pochi minuti di distanza l'una dall'altra.
Subito dopo la partenza, il corteo imbocca - dopo un brevissimo passaggio in corso Buenos Ayres - corso Torino: qui iniziano i tafferugli, principalmente dovuti ad alcune vetrine di banche ed agenzie di viaggi mandate in frantumi.
Nel parapiglia che ci si può immaginare, le 'forze dell'ordine' riescono a spingere i manifestanti sul lato mare di corso Torino, isolando la stampa sul lato opposto, quello che dall'incrocio con corso Buenos Ayres porta al sottopassaggio ferroviario.
A questo punto qualche 'genio' in divisa, evidentemente assai infastidito dalla presenza dei giornalisti, ha la bella idea di rivolgere la propria arma contro chi sta cercando di documentare l'andamento del corteo; il risultato è che un candelotto - sparato ad altezza uomo - mi passa a pochi centimetri, provocandomi un lungo brivido lungo la schiena.
Ripresomi con grande fatica dall'effetto provocato dal gas urticante - grazie soprattutto ad un passante che mi offre riparo temporaneo all'interno di un portone -decido di passare oltre lo schieramento di 'forze dell'ordine' per tornare a descrivere al meglio la situazione.
Va detto che, nei pochi minuti passati al riparo, mi sono perduto l'avanzata delle avanguardie del corteo verso la zona dove in precedenza era la stampa: decido allora di posizionarmi vicino all'edicola dei giornali che si trova all'incrocio tra i due corsi, sperando così di poter essere un testimone migliore di quanto sta accadendo.
Proprio mentre mi accingo ad oltrepassare la barriera di uomini in divisa sento nitidamente la voce di uno di loro, un graduato, che urla "forza, organizziamoci che li finiamo".
Ecco: questi due piccoli episodi dimostrano inequivocabilmente che quel giorno chi comandava la piazza aveva avuto l'ordine di cercare il morto, per poter criminalizzare il movimento; solo per un caso quello di Carlo è stato l'unico omicidio della giornata.
La magistratura ha assolto tutti, ma la storia li condannerà.

Genova, 25 marzo 2011
Stefano Ghio - Comitato promotore Circolo Proletari Comuinisti Genova

Nessun commento:

Posta un commento