lunedì 17 gennaio 2011

pc quotidiano 17 gennaio - E ora un piano per Melfi... la nuova minaccia di marchionne .. tramite stampa e sindacalisti servi

CANTA vittoria il fronte del sì lucano per il risultato di Mirafiori.

Canta vittoria, chi dall’esito del voto, si attende ora una nuova stagione per le politiche industriali. E che soprattutto ha inteso la giornata di ieri come il via libera a nuovi investimenti di Fiat. Anche in Basilicata.
Come quella parte riformista del sindacato che ha siglato i contenuti dell’accordo lo scorso dicembre, ritenendo che quello fosse il male minore. «Ora avanti con il cambiamento », dice il leader della Cisl lucana, Nino Falotico. Un risultato che - per il segretario di Uil e Uilm, Carmine Vaccaro e Vincenzo Tortorelli «ha un effetto positivo sul presente e sul futuro dello stabilimento di Melfi per il quale non c’è più tempo da perdere per la produzione del secondo modello, una necessità, per altro, confermata dai dati definitivi del 2010 sul calo di vendite nei mercati europei degli attuali modelli Fiat». Ma all’indomani del voto di Torino sono in molti a pensare che fosse toccato alle tute blu di Melfi a esprimersi sui contenuti di quell’accordo avrebbe vinto il no. «Sciocchezze», per Tortorelli e Vaccaro che ora chiedono di rispettare la volontà degli operai di Mirafiori.
Ma la Sata, che con i suoi 5 milioni di auto è lo stabilimento più produttivo, dove il 50 per cento degli operai fa i conti con le limitazioni fisiche derivanti proprio dai ritmi produttivi e dove la Fiom è il primo sindacato la sua “lezione” l’ha già data. E’quanto fa notare il segretario dei metalmeccanici della Cgil, Emanuele De Nicola, che ricorda che con la “lotta dei 21 giorni” del 2004 sia stata proprio la rivolta degli operai contro «quelle condizioni inaccettabili di lavoro».
Del resto - dice ancora De Nicola - quello di Mirafiori, nonstante l’affermazione dei sì, è stato un gran risultato. Soprattutto se si considera che «quel referendum è stato un vero e proprio ricatto». E il fatto che una grossa fetta dei lavoratori,poco meno della metà, abbia scelto il no, pur condividendo gli investimenti, «deve far riflettere l’ad Marchionne, che non può sperare di fondare la competitività degli stabilimenti sullo sfruttamento degli operai». «Il manager torinese deve tener conto dei numeri di una maggioranza estremamente risicata. Le condizioni di lavoro devono essere riviste alla luce di questo». Ora la sfida della Fiom si sposta sul piano degli investimento: «Il Lingotto deve finalmente spiegarci come intende raggiungere gli obiettivi fissati per il 2014».
Di «giornata storica», parla, invece, il segretario regionale della Fismic, Marco Roselli. «A Mirafiori - dice in una nota stampa - non ha vinto la paura ma bensì la consapevolezza e la responsabilità di sindacato e lavoratori». «Non un ricatto - dicono i segretari di Ugl metalmeccanici di Basilicata e Potenza, Giusepppe Giordano e Donato Russo - ma una necessità per aprire ora un’opportunità di sviluppo anche per il nostro territorio lucano ponendo le premesse per accrescere in Sata la produzione di nuovi modelli auto anche da noi con il sì di Mirafiori dove garantisce il lavoro facendo vincere tutti i lavoratori».
«Il referendum non è una porcata ma uno strumento di autentica democrazia sindacale», aggiunge il segretario della Cisl, Falotico. E dalla Uil lucana arriva anche un messaggio per i metalmeccanici della Cgil: «Ci auguriamo in proposito che la Fiom, che ha scelto il vicolo cieco dell’isolamento, abbia colto la lezione di partecipazione e responsabilità dei lavoratori, perché questa è l’ora della responsabilità. Ci aspettiamo adesso – continuano Vaccaro e Tortorelli – che si concluda la “gara” tra i rappresentanti del mondo politico, anche nella nostra regione, a dare addosso alle dichiarazioni di Marchionne». E il mondo politico lucano, ieri, si è espresso così: il segretario regionale del Pd ha auspicato che «per il bene del nostro comparto industriale, che alla luce del risultato, il governo dismetta i panni di chi sta solo a guardare e promuova un nuovo vero momento di confronto che possa finalmente riformare le relazioni industriali nel nostro Paese».

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