Uno dei tanti emendamenti alla Legge di bilancio riformulati
dallo stesso governo moderno fascista tocca il fondo per l’Assegno
di inclusione: “Dopo aver cancellato il reddito di cittadinanza e dimezzato i
fondi contro la povertà – da 8,8 a 4,4 miliardi” scrive la Repubblica del 14
dicembre, adesso tocca all’Assegno di inclusione: “la prima mensilità del
rinnovo sarà dimezzata”. Quindi, nel caso in cui una delle tante famiglie
povere, che secondo i dati Istat sono 2,2 milioni per 5,7 milioni di persone, avesse
il diritto al rinnovo del sussidio, nel mese di sospensione invece di 500 euro
ne riceverebbe 250! Per un risparmio di circa 100 milioni!
Un’altra vergognosa trovata per risparmiare sui più poveri,
mentre nello stesso tempo “dopo le
pressanti richieste arrivate da imprese e professionisti”, scrive il Sole
24 Ore del 13 scorso, il quotidiano di Confindustria, il governo fa
“dietrofront totale sui dividendi” e cioè non
tassa più i profitti di chi possiede le azioni, dei ricchi. Questa tassa
avrebbe dovuto portare nelle casse dello Stato 2,86 miliardi, mentre dopo la
“riformulazione” l’incasso sarà solo di 24,3 milioni! E i ricchi diventano
sempre più ricchi.
Questo
ulteriore taglio si aggiunge a quello di
267 milioni per il 2026 dal “Fondo povertà”.
L’abbiamo detto, scritto e ripetuto nelle piazze in questi
giorni di giornate di lotta, che questa finanziaria ruba ai lavoratori e ai
poveri e dà ai ricchi!
E la conferma viene da altri “emendamenti”, fatti direttamente
dal ministro dell’Economia (dei padroni), che prevede una ulteriore quantità di
miliardi, 3,5 per l’esattezza, con i famigerati “aiuti di stato” che questa
volta si chiamano “Transizione 5.0”, ZES…
Come si vede questa finanziaria non può essere “emendata”,
non ci può essere “alternativa” quindi, per la classe operaia e le masse
popolari, se non quella della lotta per la caduta del governo Meloni.

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