Proseguendo nel discorso contenuto nella Controinformazione rossoperaia dell’11 dicembre (https://proletaricomunisti.blogspot.com/2025/12/pc-10-dicembre-ore-12_02047662394.html), dobbiamo ulteriormente approfondire ciò che sta avvenendo nel sistema politico italiano.
Uno specchio di questa trasformazione in atto è stata la cosiddetta Festa di Fratelli d'Italia, Atreju. Questa festa è quella di un partito che come sempre in questi anni è stato di orientamento fascista, nel senso di riferimento al fascismo storico, ma nel tentativo di presentarsi con un volto nuovo e attrarre in questa maniera pezzi del sistema politico italiano che formalmente non appartiene all'estrema destra ma che, per mantenere il potere e per essere parte dei governi della borghesia in questo paese, è ampiamente disposto ad allearsi con l'estrema destra e a servire in questa maniera gli interessi propri, gli interessi del ceto politico che rappresenta, l'interesse delle frazioni della classe dominante che rappresenta.
Questo non è una novità, ma con la “presa del potere” della Meloni, il governo attuale è diventato sempre più il punto di riferimento di tutti i settori reazionari parassitari al servizio del piccolo, medio e grande Capitale in questo paese, che salgono sul carro del vincitore, secondo una tradizione politicante e trasformista del nostro paese che non è certo arrivata adesso ma fa parte della storia concreta della “politica” dell'Italia.
A questa festa è stata una corsa ad andarci da parte di tutti coloro che non vedevano l'ora di essere interlocutori diretti o indiretti del governo ed esserne assorbiti sostanzialmente. Quindi è stata una fiera vera e propria di governo, una fiera di regime, che ha messo in luce proprio questi
passaggi di campo o questo salire sul carro del vincitore, mettendo allo scoperto quello che si è sempre stati, dei reazionari di stampo fascista, conservatrice. Questo fenomeno non ha attraversato certo soltanto il sistema politico ma chiaramente tutto il sistema che il governo sta controllando, dalla tv al fronte della cultura, dal fronte dell'economia al fronte dell'occupazione delle istituzioni.È un passaggio importante, al di là delle elezioni regionali che hanno messo in luce come in alcune di queste regioni la presa di Fratelli d'Italia e dei partiti di Governo non è ancora maggioritaria e che quindi esistono margini per una opposizione elettorale parlamentare a questo governo. La festa di Atreju dimostra come questo governo comunque riesce a cooptare parti rilevanti non ancora cooptate e perfino a recuperarle - basta la figura di Fini a dimostrarlo - e quindi a rafforzarsi dall'alto per potere via via essere predominante anche nel basso.
Quindi la festa di Atreju è un passaggio politico importante che dimostra che nonostante le lotte sociali e politiche, il grande movimento per la Palestina, nonostante questo governo diventi sempre più guerrafondaio, complice del genocidio, da Stato di polizia e moderno fascista, tutto questo non intacca la sua presa elettorale e la capacità di andare avanti; anzi, le debolezze messe in luce anche dalla perdita delle elezioni in alcune regioni - segnatamente in Campania e in Puglia - vengono volte a favore del governo, tanto è vero che proprio i presidenti delle Regioni, in particolare quello della Puglia che teoricamente avrebbe vinto proprio contro il candidato del centro-destra, sostenuto da Fratelli d'Italia, è stato il primo e il più solerte a rispondere positivamente all'invito alla festa di Atreju. Per chi opera in Puglia si rende conto che nei diversi giorni di Atreju i giornali, le televisioni locali, hanno spostato la loro attenzione su questa festa anche se formalmente non aveva niente a che fare con la Puglia e con i gravissimi problemi che attraversano la regione Puglia, in particolare due su cui è concentrata anche l'attenzione dei proletari e delle masse popolari: lo stato di crisi comatosa della Sanità e l’occupazione, con al centro la grande questione dell'Ilva di Taranto.
Nonostante quindi ci sia questa situazione, il Presidente della regione Puglia, Decaro, astro nascente nel campo del PD proprio per uno stile differente rispetto allo stile demagogico e confusionario del precedente presidente Emiliano, è stato uno dei più attivi nel partecipare alla festa di Atreju, e la stampa a lui favorevole, dalla Gazzetta del Mezzogiorno alle televisioni locali, tutti i giorni hanno dato notizia di questa festa di Atreju e della presenza di Decaro, nonostante avrebbero avuto ben altro di cui occuparsi sia Decaro che la stampa locale.
Tutti i conduttori televisivi ormai si riconoscono nel nuovo Padrone - tranne qualche lodevole eccezione nei programmi giornalistici - e vedono nel governo il punto di riferimento per la loro carriera. Siamo passati da una prima fase in cui erano quelli che più o meno si sentivano emarginati dal governo della Meloni ed erano un pò critici rispetto a tutto il sottobosco politico-affaristico di vario genere che esisteva intorno alla Meloni; ad una fase in cui salgono sul carro del governo Meloni, e non gli fa schifo niente, anzi pensano che salendo sul carro del governo la loro carriera non solo si consoliderà ma crescerà in tutti gli ambiti.
Questo ci fa capire che non c'è corrispondenza tra lotte sociali, politiche e risultato elettorale, né tanto meno che le lotte sociali e politiche hanno attualmente la capacità di cambiare la marcia della storia, di cambiare la marcia della consolidamento di questo governo.
Questo governo radicalizza le sue posizioni sul fronte della guerra, del riarmo, sul fronte del fascismo interno, con le mani sulle istituzioni, il premierato, l'autonomia differenziata, la controriforma reazionaria della giustizia e tutti gli anelli in cui via via questo governo va facendo leggi ad hoc in funzione della edificazione di un regime, di una dittatura compatta intorno a un programma di stampo moderno fascista - un programma che non viene intaccato dalle lotte sociali e politiche
Questo non vuol dire affatto che le lotte sono inutili e che non devono essere intensificate, ma che esse devono assumere esplicitamente il fine di rovesciare questo governo, adeguando contenuti e forme di lotta a una battaglia di breve, medio e lunga durata per rovesciare il governo. Senza questo esplicito orientamento, la marcia reazionaria del governo non trova sostanzialmente ostacoli e se li trova, trasforma tutto in problema di ordine pubblico, in riforme dall'alto degli apparati repressivi dello Stato, degli apparati di consenso, della legge elettorale, tale che esse non abbiano la capacità di mettere in discussione in forme lineari il governo.
Questa situazione ci spinge a comprendere che ove la lotta sociale, in particolare la lotta sindacale di massa - di questo se n’è parlato nel corso lo sciopero della CGIL del 12 dicembre - non assume pienamente la finalizzazione del rovesciamento del governo e non analizza con dettaglio strategie tattiche per realizzarlo, essa non potrà raggiungere risultati spesso neanche parziali.
Su questo dobbiamo ritornare ampiamente nel merito, a partire dalle lotte che si sviluppano in fabbrica, alle lotte che si sviluppano in settori dei lavoratori di vario genere penalizzati dalla politica economica del governo con l’odierna finanziaria, dall'intero movimento contro la guerra, di solidarietà alla Palestina, alla lotta contro la repressione, contro il fascismo. Questo movimento ha bisogno di un indirizzo politico che metta esplicitamente in discussione il governo attraverso un'analisi del suo carattere moderno fascista e del ruolo effettivo che svolge all'interno del panorama internazionale e nazionale.
Questo è un lavoro che tocca ai proletari comunisti, ai lavoratori d'avanguardia e a tutti coloro che all'interno dei movimenti sanno guardare al di là del naso del proprio movimento, qualunque esso sia.
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