Oramai ci fanno pure le battute: questo ponte non s’ha da
fare…
Salvini non ha provato in questi anni soltanto con la caccia
agli immigrati e leggi sempre più di stampo fascista a raccattare voti da un
settore dei padroni e dalla pancia più reazionaria di questo paese, ci ha
provato anche con le “grandi opere” (tanto care a Berlusconi perché permettevano
facile propaganda, grande giro di soldi e appalti…) come quella del Ponte sullo
Stretto di Messina da 13,5 miliardi, che doveva aprire i cantieri già qualche
anno fa, o almeno in questa legislatura.
Fino a questo momento, però, il giochetto da spendere alle
prossime elezioni non gli è riuscito, sia per la mobilitazione costante di
militanti e popolazioni che si battono contro la costruzione di questo ponte,
sia per le decisioni della Corte dei Conti, che nelle motivazioni presentate in
questi giorni ha chiarito che il Ponte di Salvini non ha le carte in regola: “Al
progetto è stato negato il visto di legittimità perché presenta gravi criticità tecniche, ambientali,
economiche e procedurali.” come riporta il manifesto del 17 dicembre.
Per sintetizzare alcuni punti: la cosa più importante è che il progetto è interamente finanziato con soldi pubblici! E questo “cambia la
natura del contratto perché libera la concessionaria [e cioè la società Stretto
di Messina] dalla necessità di reperire risorse finanziarie e modifica,
conseguentemente, anche il rapporto tra questa e il contraente generale”. Insomma
sarebbe di fatto un aiuto di stato ad un
privato (cosa abituale per i governi dei padroni) che secondo le regole
europee attuali è vietato!
Il progetto, che è del 2005, è stato ripreso da Salvini
senza nuova gara d’appalto e bisognava rivedere i prezzi: ma “La valutazione
degli aggiornamenti progettuali pari a 787 milioni 380 mila euro» sono solo il
frutto di una «stima».” E cioè, se mai i lavori dovessero partire, i soldi
necessari sarebbero molti di più.
Ma a dare il colpo decisivo a Salvini, per così dire, in questa faccenda, è stato Giorgetti, del suo stesso partito, che ha voluto riformulare la finanziaria con 3,5 miliardi per favorire altri gruppi di padroni, con un emendamento alla legge di bilancio in discussione al Senato, spostando i 780 milioni di stanziamenti per il Ponte nel 2033, ma per dargli un contentino ha deciso di mantenere invariato il valore complessivo delle risorse autorizzate, pari a 13,5 miliardi di euro.
E infatti Salvini continua a dire che il ponte si farà, e i
lavori cominceranno nella primavera del 2026.
In ogni caso la decisione della Corte dei Conti non è andata
giù né a Salvini e nemmeno al governo moderno fascista che ha già presentato un
disegno di legge di “riforma delle funzioni e dell’organizzazione della Corte
dei Conti”, che sarà “discusso” Senato il 27 dicembre prossimo per mettere
sotto tutela i giudici!
Ancora una volta l’opposizione a questi tentativi del governo
moderno fascista, che le sta provando tutte per rimanere in piedi, può venire
solo dalla mobilitazione dei militanti attivi e delle masse popolari che ne
hanno abbastanza di assistere a questo scempio e continuano a gridare: questo
ponte non si deve fare… sciogliere la società Stretto di Messina… annullamento
definitivo del progetto!

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