Se qualche padrone si fosse
accidentalmente distratto la Meloni glielo ripete forte con determinazione da
ogni palco: “Non vogliamo disturbare chi produce”. Ed è chiaro che per la
fascista Meloni “chi produce” sono appunto i padroni! E dice anche che “pagare
le tasse non è bellissimo” strizzando l’occhio bellamente a quei padroni,
grandi, piccoli e medi che non pagano le tasse (ricordiamo che l’evasione negli
ultimi dieci anni è arrivata quasi a 1000 miliardi secondo il Sole 24 Ore);
certo tutti i politici in quanto rappresentanti della borghesia aiutano i
padroni, industriali o della grande finanza – e ne sono lautamente ricambiati -
ma la Meloni esprime davvero un lecchinaggio sfacciato.
Ce lo ricordano anche i commenti di chi questa legge, il cosiddetto Ddl Capitali, approvata il 27 febbraio e recante “Interventi a sostegno della competitività dei capitali", la voleva a tutti i costi come Casiraghi, Presidente di illimity Bank: «L’elemento essenziale di questo pacchetto sta nel fatto che il governo ha ascoltato il mercato…», e altri commenti dicono che si tratta di una legge che investitori
e PMI attendono da tempo perché il mercato nazionale dei capitali “fatica a crescere”. Anzi negli ultimi anni c’è stata una vera e propria fuga di grandi gruppi quotati dalla Borsa italiana (delisting) con perdite per miliardi, di cui il più noto è quello della Stellantis.La Meloni “ascolta il mercato”, cioè i padroni che si lamentano sempre, e coerentemente qui non si limita alle chiacchiere, passa ai fatti: dalla “riforma fiscale”, appunto, a questa più sottile, e quasi invisibile agli occhi delle masse: la cosiddetta legge sulle piccole e medie imprese chiamata, come si diceva, “Ddl Capitali”, per “attirare capitali”.
Al Senato in via definitiva: “L’aula ha approvato le norme con 80 voti a favore, l’astensione delle opposizioni (47) e nessun voto contrario.” Come si vede, e come è successo in altre occasioni, per esempio l’approvazione della legge di bilancio, la cosiddetta opposizione continua a sostenere di fatto il governo.
Si tratta in realtà di necessità
stringenti del capitalismo-imperialismo italiano per la concorrenza anche nel
campo della finanza a livello mondiale cui la Meloni obbedisce ma che cerca
di ammantare con le frasi solite sugli “interessi della nazione”, sul capitale
“nostrano”, “patriota”… tutto impossibile nell’era dell’imperialismo.
Questa nuova legge, quindi,
agevola i capitalisti italiani delle Piccole e Medie Imprese (PMI) nella
quotazione di Borsa, semplificando “le regole di governance, modificando gli
oneri amministrativi per le imprese, rivedendo il sistema di controlli
da parte degli organi preposti come la Consob: “il DDL Capitali va apprezzato
per «l’ossessione per la semplificazione e la razionalizzazione» dice
infatti una dirigente della Borsa Italiana.
Insomma l’“ossessione” del
governo per fare risparmiare i padroni anche nella speranza di fare rientrare
alcuni gruppi e marchi italiani che hanno trasferito la loro sede all’estero.
Si aboliscono controlli,
dunque, per dare mano libera ai padroni su operazioni considerate per niente
trasparenti, vedi “l’abrogazione della norma che imponeva ai soggetti con più
del 10% di azioni di comunicare alla Consob operazioni fatte anche per
interposta persona”.
E c’è anche la cosa più
importante, la modifica dei criteri per la votazione dei membri del
Consiglio di Amministrazione di queste società attraverso cui la Meloni
prova a mettere le mani sulle nomine, e infatti per lei il ddl Capitali serve a
“limitare il meccanismo attraverso il quale, in alcuni casi, si perpetuano
all’infinito i cda, a prescindere dai soci” e per questo si dà più peso al voto
dei cosiddetti investitori di minoranza per agevolare un gruppo invece che un
altro, come per esempio nell’affare Mediobanca e Generali, nella speranza di
promuovere “soci” che siano italiani fedeli e stabili.
Questa possibilità di “tentare
l’avventura in Borsa a costi più bassi” per le PMI per le quali “si modifica
la definizione innalzando la soglia di capitalizzazione massima da Euro 500
milioni a Euro 1 miliardo, al fine di consentire la possibilità di
beneficiare della maggiore flessibilità della disciplina applicabile alle PMI”,
serve a portare anche i soldi che i ricchi tengono fermi nei conti correnti (circa
1.800 miliardi) o nei fondi di investimento, nel sistema
industriale-finanziario: «Ci sono 18,5 miliardi di fondi PIR che sulle PMI non
sono arrivati. La drammaticità riguarda proprio la raccolta», dice il
presidente di Assonext. E un altro “esperto” aggiunge “Abbiamo fondi pensione e
casse di previdenza che gestiscono oltre 300miliardi di euro”.
Per agevolare questa raccolta
c’è anche la spinta alle banche popolari a darsi da fare se vogliono
trasformarsi in società per azioni “per le quali la soglia minima dell’attivo
per la trasformazione in spa passa da 8 a 16 miliardi”.
Secondo un quotidiano finanziario
questo Ddl “attribuirebbe inoltre al governo italiano ampi poteri per
riformare il Testo unico della finanza e la disciplina sulle società di
capitali contenuta nel codice civile italiano”.
Tutto queto fa parte della
“visione per l’Italia” (fascista) della Meloni che procede “a 360°” come le
piace dire. Una “visione” che propaganda ogni giorno da ogni pulpito… in questo
senso è da vedere anche l’inserimento in questa nuova legge dell’educazione
finanziaria nelle scuole!
A questa “visione” di
rafforzamento del capitalismo-imperialismo italiano all’interno del processo di
trasformazione del Paese in senso moderno fascista, i lavoratori e le masse
popolari possono e devono opporre la loro visione di radicale rovesciamento di
questo governo e di questo sistema.
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