da Controinformazione rossoperaia del 13/03
Quello che sta avvenendo in Palestina è un genocidio che ha caratteri di una vera e propria catastrofe. Richard Brennan, direttore regionale dell’Organizzazione mondiale della sanità, ha detto: “Siamo a corto di aggettivi per descrivere la situazione di Gaza. Vogliamo dire apocalittica? Siamo oltre la catastrofe”. Di oltre 30.000 palestinesi uccisi nell'operazione genocida dello Stato sionista di tipo nazista d'Israele, oltre il 65% sono donne e bambini. Secondo altre fonti, come l'UNRWA delle Nazioni Unite, il numero dei bambini morti in questa operazione è maggiore di tutti i bambini morti in tutte le ultime guerre negli anni recenti.
“Vi sono oltre 70.000 feriti di guerra difficili da gestire e l'istituto di medicina internazionale parla di 85.000 morti possibili nei prossimi sei mesi per traumi non curati, malattie e maltrattamenti, per condizioni croniche non ricevute, c'erano 36 ospedali a Gaza, oggi sono 12, per di più parzialmente funzionanti e per di più con una contabilità sempre da aggiornare per effetto dei bombardamenti. L'ospedale di al-Najah ha 65 posti letto e ospita 300 malati. Non credo di aver mai assistito a niente di simile” dice Richard Brennan.
Nello stesso tempo, lo stesso funzionario dice che uno sfollamento come quello di Rafah non lo aveva mai visto, né aveva visto offensive che costringono gli ospedali a evacuare in massa. “L’80% della popolazione è stata spinta verso aree sempre più piccole e sovraffollate. A Rafah attualmente c’è un bagno ogni 400-600 persone, la defecazione all’aperto è diffusa. Per questo sono in corso epidemie di
diarrea ed epatite. Ne temiamo altre. Prima della guerra il tasso di vaccinazioni a Gaza era molto alto, ora è saltato tutto. Una possibile epidemia di morbillo tra i bambini malnutriti potrebbe essere altamente mortale….Il 15,5% dei bambini sotto i due anni è gravemente malnutrito in questo senso. A fronte di questo gli aiuti sono nettamente insufficienti e le promesse di aiuti vengono collocate in tempi che non sono adatti alla situazione di emergenza assoluta".Le iniziative di aiuti paracaduti dall'alto o il cosiddetto porto per gli aiuti proposto dagli Stati Uniti rivelano tutta l'ipocrisia di questa operazione, perché gli Stati Uniti sono i sostenitori principali del piano genocida di Israele e la maggior parte delle armi che lo Stato di Israele usa in queste operazioni sono di provenienza degli Stati Uniti, armi che vengono continuamente alimentate e quindi danno allo Stato di Israele la possibilità di una attività militare genocida pressoché illimitata. Quanta ipocrisia di chi da un lato uccide e devasta e dall'altro pretende di aiutare le popolazioni!
Noi siamo incondizionatamente favorevoli al cessate il fuoco e all'arrivo nella Striscia di Gaza di tutte le operazioni umanitarie di qualsiasi genere. Il punto fondamentale è che occorre sostenere in tutti i modi la resistenza armata del popolo palestinese perché a fronte di questa operazione non c'è altro che la resistenza armata.
Il primo aiuto che il popolo palestinese dovrebbe avere è una montagna di armi, una possibilità di delegazioni che possano arrivare in Palestina e sostenere in tutte le forme la resistenza palestinese. Quella che è in corso è un un'operazione genocida in risposta a una resistenza, una resistenza che ha bisogno di trasformarsi in guerra di popolo e ottenere - come guerra di popolo di liberazione - il sostegno affettivo di tutto ciò che è dalla parte del popolo nel mondo e intendiamo innanzitutto i proletari e le masse che certo in questi mesi sono scesi in campo in tutte le parti del mondo in diverse forme. Ma a fronte della situazione è evidente che questa discesa in campo non è ancora sufficiente e che è necessario che dall'America Latina all'Asia, all'Africa e, naturalmente, nel cuore dei paesi imperialisti europei, negli stessi Stati Uniti, si possa esprimere la più forte mobilitazione per fermare la mano dello Stato di Israele e per colpire all'interno i paesi imperialisti che lo sostengono.
L'imperialismo ha chiaro tutto questo, tant'è vero che sta operando per bloccare, reprimere la solidarietà al popolo palestinese. In diversi paesi imperialisti le manifestazioni sono vietate o messe in difficoltà. Ed esiste una campagna di persecuzione e criminalizzazione verso le stesse manifestazioni.
Nel nostro paese le cose finora sono andate meglio per un intreccio di problemi, da un lato la forza della solidarietà. Non ci sarebbe alcun dubbio che qualsiasi sondaggio-referendum permetterebbe di verificare quanto grande sia in nel nostro paese la solidarietà a tutti i livelli con il popolo palestinese e la denuncia del piano genocida di Israele, indipendentemente dalla posizione, che può essere differenziata nelle file proletarie, del popolo, dell'azione della resistenza palestinese.
Il governo Meloni è allineato strettamente allo Stato di Israele, è complice, gli fornisce armi, è parte integrante dell'operazione sviluppata dall'imperialismo americano, di cui è strettamente alleato e servo. Questo governo è sempre più destinato ad allinearsi all'indirizzo di fermare non il genocidio ma la solidarietà con la resistenza palestinese.In questi due giorni è emerso il caso de L'Aquila dove, a fronte di una mobilitazione crescente di solidarietà con un prigioniero politico palestinese arrestato nel nostro paese e a rischio estradizione in queste ore, di fronte alle iniziative di solidarietà, il governo invece che accogliere le richieste del prigioniero politico palestinese di rifiuto dell'estradizione e della campagna di solidarietà che esiste verso di esso, allarga l'operazione repressiva verso altri palestinesi accusandoli di essere terroristi, di preparare azioni contro Italia e Israele, di far riferimento a una delle organizzazioni della resistenza palestinese, parte integrante dell'azione del 7 ottobre.
Si tratta, al di là di tutto, di un'operazione repressiva per cui si arrestano persone accusate di niente, perché nessuna azione di carattere militare o indegnamente definita di “terrorismo” è mai avvenuta nel nostro paese che giustifichi questa operazione, mentre d'altra parte il diritto del popolo palestinese e delle sue organizzazioni di rispondere alla guerra di aggressione e genocida di Israele è illimitato, come è illimitato il tipo di azione che Israele svolge su scala mondiale, anche attraverso i servizi, nella persecuzione delle organizzazioni palestinesi.
Il diritto di colpire obiettivi di Israele è legittimo ed è parte integrante della risposta della resistenza alla guerra di aggressione genocida dello Stato di Israele e quindi esso va difeso in quanto tale. L'operazione contro questi compagni palestinesi è un'operazione di intimidazione generale verso i palestinesi nel nostro paese che stanno scendendo massicciamente in piazza e in particolare nella città di Milano dove, dal dopo 7 ottobre, ogni sabato manifestazioni molto grandi, costanti, con la partecipazione non solo dei palestinesi, ma di tutte le realtà sociali e politiche che sono solidali, si susseguono, facendo di Milano una sorta di capitale della solidarietà alla resistenza e a Milano vi è stata anche una manifestazione nazionale il 24 di Febbraio, molto partecipata.
E’ chiaro che si vogliono fermare queste manifestazioni e si vuole, attraverso la stessa operazione de L'Aquila, preparare una campagna di criminalizzazione verso le realtà palestinesi che nel nostro paese stanno scendendo in piazza con il cuore e l'anima per ciò che succede a Gaza.
Per questo occorre assolutamente respingere, denunciare, l'operazione repressiva de L'Aquila. Siamo tutti terroristi se si accusano di terrorismo i compagni palestinesi arrestati a L’Aquila.
Per di più uno dei prigionieri politici è la ragione della campagna nazionale, anche internazionale, esistente per evitare che venga estradato.
Il vero terrorismo sono le bombe dell'imperialismo!
Il terrorismo di carattere nazista e che richiama il genocidio, l'Olocausto, è quello dello Stato di Israele. Questo genocidio dello Stato di Israele è sotto accusa anche alla Corte di giustizia dell'Aia.
Condannare, colpire i palestinesi, anche se fosse vero che il loro scopo è di contribuire alla resistenza palestinese in tutto il mondo, è come voler colpire chi sviluppava la resistenza contro il nazismo e il fascismo in questo paese. Per quanto le situazioni siano estremamente diverse, il richiamo al fatto che i palestinesi siano i partigiani di questa battaglia è un richiamo giusto e storicamente valido. Quindi l'operazione de L'Aquila deve cadere e la mobilitazione per la liberazione di questi nostri fratelli palestinesi si deve estendere in tutte le città.
Questo è necessario perché, come l'operazione de L'Aquila è un'operazione preventiva, intimidativa verso l'intero movimento, è evidente che a prevenzione di operazioni repressive, di divieti e persecuzioni che possano colpire la comunità palestinese, i solidali nel nostro paese, lo deve essere altrettanto. Quindi noi siamo perché in particolare nelle manifestazioni di questo sabato, a Milano come altrove e nel periodo di nuove manifestazioni che in tutte le città italiane le forze solidali stanno promuovendo, sia messo in grande evidenza la richiesta di liberazione per i compagni palestinesi arrestati a L'Aquila.
Il livello di criminalità che si sviluppa da parte dello Stato di Israele verso i prigionieri politici. Oggi tutti i giornali appaiono immagini inequivocabili dei medici, che sono stati denudati, tenuti al freddo, tenuti prigionieri nudi. Il titolo del manifesto, dice: “medici abusati”.
Così come per l'Agenzia Onu, non certo le realtà dei palestinesi naturalmente impegnate a Gaza per sostenere la popolazione, le testimonianze dirette parlano di “torture sul nostro staff”, e in molti casi si dice è chiaro l' impatto fisico sui loro corpi. E questo dovrebbe far capire che si tratta di operatori dell'ONU che dovrebbero essere tutelati a prescindere e che se questo fosse avvenuto in altri paesi considerati nemici dall'imperialismo ci sarebbero state sanzioni, la stessa presenza del seggio dell'ONU di Israele dovrebbe essere messo in dubbio, invece si permette ai soldati israeliani di fare tutto e il contrario di tutto in questo paese e di violare leggi e normative normali in questo tipo di eventi su scala mondiale. E questo avviene con la complicità della comunità internazionale. Le parole che vengono sprecate anche dalla Comunità europea, per non dire tutte le dichiarazioni che i più ipocrite non possono essere - quelle del Presidente americano, Biden - diventano aria fritta, non vengono raccolte in nessuna maniera dallo Stato sionista di Israele e dal suo criminale governo e quindi risultano essere acqua fresca a fronte dell'operazione militare che giornalmente colpisce il popolo palestinese.
Quella condotta contro il popolo palestinese è una guerra, una guerra contro un popolo intero che ricorda le peggiori pagine della storia dell'umanità. Per quanto tutti siamo aspiranti alla pace, occorre considerare che le guerre, come è stato per il nazismo, come è stato per altri episodi storici di questo paese, pensate al Vietnam, chi vuole la pace deve rispondere con la guerra, perché solo la guerra giusta, la guerra dei popoli, può fermare la marcia delle guerre, delle guerre reazionarie, genocide antipopolari, imperialiste.
Questo non vale solo in Palestina, vale anche in Ucraina, vale in tutti gli scenari dove il mostro della guerra, la tendenza a una terza guerra mondiale, si va sviluppando e avvicinando.
La guerra mondiale, le guerre di aggressione dei popoli, producono di conseguenza un gigantesco spreco di soldi e fondi per le armi, su questo parlerò brevemente.
La spesa mondiale nel 2023 è aumentata per il nono anno consecutivo in termini reali, una somma che si avvicina a 2500 miliardi di dollari. Il direttore del SIPRI, l'Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma, dice che questa spesa aumenterà anche quest'anno e per i prossimi anni.
La spesa delle guerre sta portando le industrie belliche, le top player come vengono chiamate, si allarga in particolare in Europa, il business di 345 miliardi di dollari e schizzano i portafogli, organi dei grandi player, Il Sole 24 ore del 28 Febbraio mette in luce il rapporto tra guerra e profitti, un rapporto organico, storico, strutturale, del modo di produzione capitalista e imperialista. Solo guardando l'andamento delle bozze e prendendo in considerazione il periodo dal 2 gennaio al 26 Febbraio del 2024, il Sole 24 ore pubblica le percentuali di crescita dei profitti dell'industria bellica. Al primo posto vi è la Rheinmetall, un'industria tedesca +394% di profitti, poi la Saab, la Leonardo è al terzo posto.
È più che giustificata, quindi, che in tante realtà siano cominciate e si sviluppino le iniziative contro la Leonardo, i presidi di denuncia. La Leonardo è il cuore dell'industria bellica nel nostro paese, puntello dell'economia di guerra in questo paese che è inutile ripetere che sono miliardi spesi per le armi e per la guerra che fanno da contraltare ai soldi che si spendono per la sanità, la scuola, il lavoro, a fronte dei salari che diminuiscono nel nostro paese anche per il carovita, a fronte di governi che attaccano il reddito di cittadinanza, che negano il salario minimo e quindi spingono la popolazione verso la povertà relativa e assoluta e in particolare le masse più povere, meno tutelate, nel nostro paese: sono oltre 5 milioni i lavoratori nel nostro paese che prendono salari da fame, stipendi insufficienti non solo per non arrivare a fine mese, ma che rendono quasi impossibile una vita decente.
A fronte di tutto questo abbiamo invece i nostri governi, i nostri Stati, che riempiono di soldi, di commesse, le industrie militari e in primis la Leonardo, il nostro governo come gli altri governi nel mondo perché le industrie militari sono industrie globali che vendono armi ovunque e in tutte le forme e maniere.
Quindi la Leonardo come cuore del sistema bellico è un'industria che deve essere sempre di più oggetto di iniziative di lotta, di denuncia, e non solo di denuncia, in tutte le realtà grandi e piccole in questo paese. Nel nuovo ciclo di iniziative di solidarietà col popolo palestinese sarà necessario, proprio per non rendere unicamente ripetitive e non unicamente espressive del sentimento di solidarietà del nostro popolo, devono diventare più incisive, più mirate e quindi anche la questione Leonardo dell'industria bellica deve essere ben chiara nell'agenda della prossima mobilitazione per la Palestina.
La Leonardo è anche un'azienda gestita da uomini dei governi e delle industrie belliche.
Nel nostro paese bisogna smascherare il ministro della Difesa Crosetto che è risultato anche all'interno della cosiddetta “inchiesta dei dossieraggi” essere lautamente stipendiato dalla Leonardo. Noi abbiamo un ministro che lavora per la Leonardo e a tempo perso fa il ministro del nostro paese. Quindi su questo tutto lo scandalo dei dossier confonde i fatti e non mette in luce quello che realmente contiene: le responsabilità dei ministri di questo governo come ministri corrotti, legati mani e piedi agli interessi forti di questo paese. E quindi il ruolo stesso di questo governo come Gran commis del Capitale, come comitato di affari del Capitale. Tutti i governi sono comitati di affari del grande Capitale, ma naturalmente questo non vuol dire che siano tutti della stessa maniera, laddove vengono in luce queste responsabilità ci sono ragioni più che valide per pretendere, al di là che sia stato eletto, che questi ministri possano essere denunciati, attaccati e il loro intero governo possa essere messo in condizione di non nuocere e quindi di cadere.
Solidarietà alla Palestina, lotta contro la guerra e l'industria bellica, con al centro la Leonardo, rapporto tra questa situazione e la più generale situazione internazionale, rapporto tra questa situazione e la situazione economica nel nostro paese, rapporto tra questa situazione e il peggioramento delle condizioni di salario, di lavoro, di scuole, di servizi sociali per le masse popolari.
Tra tutto questo c'è un legame e questo legame deve essere messo in luce nella mobilitazione di tutti coloro che non sono d'accordo con questo stato di cose esistenti.
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