giovedì 14 marzo 2024

pc 14 marzo – I salari frenano e i padroni (e la Meloni con loro) sono contenti… Ai lavoratori spetta la battaglia per forti aumenti di salari

I padroni dell’industria e della finanza, attraverso la voce dei loro quotidiani e dei loro portavoce, sono contenti degli ultimi dati pubblicati da Eurostat e dalla Bce perché questi certificano un abbassamento dei salari dei lavoratori a livello europeo. Questo, secondo un articolo degli “economisti” di Milano Finanza del 12 marzo, dovrebbe portare ad un abbassamento dell’inflazione e quindi alla possibilità che la Bce tagli i tassi di interesse, cioè degli interessi che padroni e banche pagano quando prendono soldi a prestito dalla banca centrale.

“Quanto ai salari” che sarebbero saliti ma non in grado di superare il tasso di inflazione “Goldman Sachs prevede che il dato annuo scenderà dal 4,6% al 3,9% nel primo trimestre 2024 e che l'indice complessivo sul costo del lavoro calerà al 3,3% nel quarto trimestre.”

Mentre i giornalisti esprimono il solito cinismo: “Gli ultimi numeri su stipendi e profitti sono rassicuranti”, dicono. Certo, rassicuranti per i padroni! E infatti fanno notare che “La discesa dell'inflazione rende inoltre improbabile richieste di forti aumenti salariali.”

I salari sono un pensiero fisso dei padroni e dei loro agenti: “La Presidente Bce Christine Lagarde ha indicato l'importanza dei dati sulle retribuzioni per dipendente al termine del Consiglio direttivo del 7 Marzo.” E non potrebbe essere altrimenti, visto che i salari sono legati ai profitti - (Su questo consigliamo di leggere il testo di Marx: "Salario prezzo e profitto")

Questi ultimi dati, quindi, “danno ulteriore tranquillità sulla discesa dell'inflazione: anche quella core, al netto di energia e cibo, ora potrebbe calare oltre le proiezioni Bce”.

Ciò significa che il costo dell’energia (petrolio, gas ecc.) aumenta, e aumenta anche il costo del cibo, e cioè si abbassa di fatto il potere d’acquisto dei lavoratori! Sono gli altri beni, quindi, che calano di prezzo, e infatti Panetta, attuale governatore della Banca d’Italia dice “che «alla stagnazione dei costi di produzione totali si aggiunge la debolezza della domanda di beni e servizi…»

Questi dati, dunque, dicono pure che la tanto sospirata crescita non c’è: “Nei giorni scorsi la Bce ha tagliato ancora una volta le stime di crescita, rinviando ulteriormente la ripresa.”

Anche in Italia i padroni hanno fatto meno richieste di prestito: “Il credito è in contrazione, come hanno mostrato ieri i dati sull'Italia.” Ma non solo e non tanto perché i tassi della Bce sono alti, ma soprattutto perché grazie alla impressionante montagna di miliardi di profitti non ne hanno avuto bisogno!

Da qualsiasi punto si prendono i dati che periodicamente gli istituti di statistica emettono immancabilmente smentiscono la propaganda dei governi e dei padroni, in particolare quella della fascista Meloni che ci racconta che c’è più lavoro, ci sono più soldi ecc. ecc. e grida sempre più forte nella speranza di far dimenticare la legge sul salario minimo!

Dentro la crisi e ancora dentro il carovita… non c’è però una richiesta di “forti aumenti salariali” come temono sempre i padroni, ed è chiaro allora che da tutti questi dati salta fuori la necessità di non continuare a subire prima il rialzo dei prezzi, il cosiddetto carovita, e poi ancora la diminuzione dei salari! Ci vuole, dunque, la battaglia per forti aumenti salariali che non solo è necessaria (e non certo per “recuperare” quello che si è perso con l’inflazione), ma che ha possibilità di riuscita se condotta con coerenza e determinazione! 

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