“Quanto ai salari” che
sarebbero saliti ma non in grado di superare il tasso di inflazione “Goldman
Sachs prevede che il dato annuo scenderà dal 4,6% al 3,9% nel primo trimestre
2024 e che l'indice complessivo sul costo del lavoro calerà al 3,3% nel quarto
trimestre.”
Mentre i giornalisti esprimono il
solito cinismo: “Gli ultimi numeri su stipendi e profitti sono rassicuranti”,
dicono. Certo, rassicuranti per i padroni! E infatti fanno notare che “La
discesa dell'inflazione rende inoltre improbabile richieste di forti aumenti
salariali.”
I salari sono un pensiero fisso
dei padroni e dei loro agenti: “La Presidente Bce Christine Lagarde ha indicato
l'importanza dei dati sulle retribuzioni per dipendente al termine del
Consiglio direttivo del 7 Marzo.” E non potrebbe essere altrimenti, visto che i
salari sono legati ai profitti - (Su questo consigliamo di leggere il testo di Marx: "Salario prezzo e profitto")
Questi ultimi dati, quindi, “danno
ulteriore tranquillità sulla discesa dell'inflazione: anche quella core,
al netto di energia e cibo, ora potrebbe calare oltre le proiezioni Bce”.
Ciò significa che il costo dell’energia
(petrolio, gas ecc.) aumenta, e aumenta anche il costo del cibo, e cioè si
abbassa di fatto il potere d’acquisto dei lavoratori! Sono gli altri beni,
quindi, che calano di prezzo, e infatti Panetta, attuale governatore della
Banca d’Italia dice “che «alla stagnazione dei costi di produzione totali si
aggiunge la debolezza della domanda di beni e servizi…»
Questi dati, dunque, dicono pure
che la tanto sospirata crescita non c’è: “Nei giorni scorsi la Bce ha
tagliato ancora una volta le stime di crescita, rinviando ulteriormente la
ripresa.”
Anche in Italia i padroni hanno
fatto meno richieste di prestito: “Il credito è in contrazione, come
hanno mostrato ieri i dati sull'Italia.” Ma non solo e non tanto perché i tassi
della Bce sono alti, ma soprattutto perché grazie alla impressionante
montagna di miliardi di profitti non ne hanno avuto bisogno!
Da qualsiasi punto si prendono i
dati che periodicamente gli istituti di statistica emettono immancabilmente
smentiscono la propaganda dei governi e dei padroni, in particolare quella
della fascista Meloni che ci racconta che c’è più lavoro, ci sono più soldi
ecc. ecc. e grida sempre più forte nella speranza di far dimenticare la legge
sul salario minimo!
Dentro la crisi e ancora dentro il carovita… non c’è però una richiesta di “forti aumenti salariali” come temono sempre i padroni, ed è chiaro allora che da tutti questi dati salta fuori la necessità di non continuare a subire prima il rialzo dei prezzi, il cosiddetto carovita, e poi ancora la diminuzione dei salari! Ci vuole, dunque, la battaglia per forti aumenti salariali che non solo è necessaria (e non certo per “recuperare” quello che si è perso con l’inflazione), ma che ha possibilità di riuscita se condotta con coerenza e determinazione!
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