giovedì 28 ottobre 2021

Sindacalismo di classe - IL NUOVO DECRETO SU SALUTE E SICUREZZA AGGIRA LE VERE CAUSE DELLE MORTI SUL LAVORO


Il 25 ottobre il governo Draghi ha emesso un nuovo Decreto Legislativo  con alcune modifiche del Testo Unico Sulla Sicurezza nei luoghi di lavoro emanato nel 2008.

I punti principali di questo Dlgs sono:

(dall'articolo di U. Franchi uscito su La Bottega del Barbieri) 
"- L’assunzione di 1024 Ispettori del Lavoro, per effettuare più controlli nelle aziende; ma in realtà con i tagli alla sanità pubblica, da 5000 Ispettori presenti nel 2008, oggi sono diventati 2500, quindi anche aggiungendone 1024 per arrivare a 5000 ne mancherebbero ancora circa 1500;
- L’assunzione di 90 carabinieri in qualità di controllori (Ispettori);
- Acquisti per 3,2 milioni di materiale informatico (computer), con una banca degli infortuni;
- La sospensione delle attività (non si dice per quanto tempo) alle aziende che hanno il 10% di personale a nero (prima era il 20%);
- verrà effettata solo un  multa che varia da 2500 euro per le aziende che hanno fino a 5 lavoratori a nero a  5000 euro per quelle che li superano;
- Il datore di lavoro rischia il penale con sei mesi di carcere solo se, nonostante l’imposizione della sospensione dell’attività, continua la produzione… quindi le aziende preferiranno pagare le multe anziché mettersi in regola (costa meno);
- Le risorse acquisite con le multe che le aziende pagano andranno in un fondo INAIL  che gestirà per fare attività di prevenzione."

Ma questi interventi sono solo dei palliativi ipocriti che non porteranno affatto ad una riduzione dei morti (assassinii) sul lavoro, che sono determinati da cause molto più fondamentali e strutturali, la cui legge in generale è il modo di produzione capitalista di sfruttamento al massimo, di taglio ai salari e ai costi del lavoro che non danno profitto; in particolare è la corsa attuale, dopo il lockdown e le riaperture, al massimo recupero dell'attività produttiva, al recupero e aumento dei profitti. E questo vale per le piccole e medie aziende come per la grandi. 

Questa corsa al profitto si può esprimere in una frase: "molto, maledetto e subito".
Così la prima causa dei morti sul lavoro, per il lavoro è l'aumento dei ritmi, in tante aziende l'aumento dell'orario di lavoro, dello straordinario (spesso neanche pagato come tale), la riduzione dei tempi di produzione, della consegna dei lavori (vedi nei cantieri edili, nelle aziende tessili, ecc.); per questo si manomettono o si tolgono le protezioni a macchinari che possono rallentare la produttività, per aumentare la produzione (come è avvenuto per le morti delle lavoratrici nelle fabbriche tessili);

si tagliano i posti di lavoro - lì dove occorrono due o più operai, se ne lascia solo uno (in molte lavorazioni in siderurgia, per esempio), nei licenziamenti in corso spesso vengono licenziati gli operai, operaie con più anzianità, con più esperienza (perchè i giovani costano meno), e quindi si distrugge un'esperienza anche sulla sicurezza; 
la minaccia costante di licenziamento - questa verso tutti i lavoratori, e in tutte le aziende sia piccole, che medie, che grandi - poi agisce come pressione a lavorare di più e peggio, a non denunciare, ma neanche segnalare problemi di insicurezza;

si tagliano i salari - dentro i rapporti di lavoro e fuori con il carovita, aumento di bollette, benzina, costi sanitari e scolastici, ecc. ecc. - con l'effetto, anche qui, ricattatorio verso i lavoratori di lavorare di più e a qualsiasi condizione pur di portare a casa qualche soldo in più;  

si "buttano" sul lavoro operai anche da pochi giorni assunti, senza affiancamento, addestramento, presi con contratti precari; così come la formazione è diventata una "mosca bianca", e su questo non c'è una grande differenza tra piccole e grandi aziende;

nei cantieri edili, in particolare, la miriade di ditte e dittarelle portano una condizione di lavoro selvaggio - e qui è veramente osceno che il governo Draghi da un lato parla di "difesa della salute e sicurezza" e dall'altro con la legge sulla liberalizzazione dell'appalto ha fatto rientrare alla grande il subappalto e il "massimo ribasso" (che inevitabilmente viene compensato dai padroni scaricandolo sui lavoratori con più intensità del lavoro e taglio dei costi della sicurezza);  

c'è poi tutto il fronte sindacale - in cui responsabilità dei padroni/e loro associazioni, del governo e dei sindacati confederali sono quasi pari; i Rappresentanti per la sicurezza dei lavoratori, nominati dalle segreterie sindacali spesso tra i trombati alle elezioni delle Rsu, hanno sempre meno ruolo; sia per l'azione dei padroni e le restrizioni del governo, sia per lo spirito burocratico con cui gli Rls svolgono il loro compito, facendolo solo per lo stretto necessario e all'interno della accettazione, non messa in discussione, delle catene poste dall'azienda. Gli stessi delegati sindacali, nella maggiorparte dei posti di lavoro, bene che vada, si limitano a fare denunce agli Enti di controllo, e neanche utilizzano aspetti delle norme di legge sulla sicurezza che ancora possono aiutare a evitare infortuni (es. l'ex art. 14 che permette il fermo dell'attività, l'allontanamento dal luogo di lavoro in caso di pericolo immediato e non risolvibile).

QUINDI, E' UN IPOCRITA OFFESA AI NOSTRI MORTI SUL LAVORO E A TUTTI I LAVORATORI, AVER PARTORITO QUESTO MINI NUOVO DECRETO, DICENDO CHE ESSO E' LA RISPOSTA AI TROPPI OPERAI E OPERAIE CHE ABBIAMO PERSO.

Gli infortuni sul lavoro sono diminuiti solo quando e lì dove vi è stata la lotta dei lavoratori e lavoratrici. E' questa, allora, la strada da riprendere.

(In seguito, in un altro articolo, parleremo della battaglia e proposte fatte negli anni dalla Rete per la sicurezza e la salute sul lavoro)   

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