“Negli ultimi venti anni i salari italiani sono stati
pressoché stagnanti: tra il 2000 e il 2019 circa 900 euro in più, con enormi
e crescenti divergenze sul piano di genere, anagrafico, territoriale e della
dimensione aziendale».” lo dice l’Ufficio studi Isrf Lab della Cgil con uno
volume su: “Disuguaglianze e salari, una visione europea” che sta per essere
pubblicato.
“I salari lenti – dice l’articolo di Repubblica di oggi che ne
riporta il contenuto - sono tra i primi fattori di immobilismo sociale e
disuguaglianze: anche in Italia, dove in 30 anni la ricchezza privata è
cresciuta il doppio dei redditi netti, e ormai vale sei volte quelli da lavoro.”
Dobbiamo ammettere che i signori borghesi della Cgil, con in testa Landini, hanno una grande faccia
tosta da fare invidia perfino ai populisti, politici e sindacalisti, più incalliti.Con i loro “uffici studi” che pubblicano periodicamente “report”
hanno il coraggio di ricordare alle lavoratrici e ai lavoratori di questo Paese
che i loro salari sono fermi da vent’anni! Eh no! Diciamo subito che i salari,
se stanno “fermi” vuol dire in realtà che arretrano, perché una parte se la mangia
l’aumento dei prezzi. E lo “ricordano” a chi con questi salari deve provare a
sopravvivere e quindi sa bene di che si parla!
Ma la faccia di bronzo sta soprattutto nel fatto che si
nasconde di chi è la responsabilità di tutto questo che viene attribuito innanzi
tutto al “doppio livello contrattuale, introdotto con legge il 23 luglio 1993
… e che sostituì la scala mobile”.
Quell’accordo, diventato legge, fu firmato dalle
parti sociali, cioè governo, padroni e sindacati, a cominciare dalla Cgil!
Non solo questa, come tutti sanno, da anni i sindacati di
regime assicurano la firma su qualsiasi documento presentato dai padroni e dal
governo perché fanno parte della borghesia nazionale, ne condividono la visione
della società capitalistica e i privilegi!
Le lavoratrici e i lavoratori da parte loro devono preparare le battaglie dei prossimi mesi a cominciare da quella per il “rilancio dei salari, con forti aumenti economici e con l’istituzione di un meccanismo di piena tutela dei salari dall’inflazione;” come dice uno dei punti del volantino di convocazione dello sciopero generale del 18 ottobre prossimo.
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