domenica 8 agosto 2021

pc 8 agosto - In Italia salari fermi da vent’anni: lo dice la Cgil che ha contribuito, e contribuisce, ad abbassarli

 

“Negli ultimi venti anni i salari italiani sono stati pressoché stagnanti: tra il 2000 e il 2019 circa 900 euro in più, con enormi e crescenti divergenze sul piano di genere, anagrafico, territoriale e della dimensione aziendale».” lo dice l’Ufficio studi Isrf Lab della Cgil con uno volume su: “Disuguaglianze e salari, una visione europea” che sta per essere pubblicato.

“I salari lenti – dice l’articolo di Repubblica di oggi che ne riporta il contenuto - sono tra i primi fattori di immobilismo sociale e disuguaglianze: anche in Italia, dove in 30 anni la ricchezza privata è cresciuta il doppio dei redditi netti, e ormai vale sei volte quelli da lavoro.”

Dobbiamo ammettere che i signori borghesi della Cgil, con in testa Landini, hanno una grande faccia

tosta da fare invidia perfino ai populisti, politici e sindacalisti, più incalliti.

Con i loro “uffici studi” che pubblicano periodicamente “report” hanno il coraggio di ricordare alle lavoratrici e ai lavoratori di questo Paese che i loro salari sono fermi da vent’anni! Eh no! Diciamo subito che i salari, se stanno “fermi” vuol dire in realtà che arretrano, perché una parte se la mangia l’aumento dei prezzi. E lo “ricordano” a chi con questi salari deve provare a sopravvivere e quindi sa bene di che si parla!

Ma la faccia di bronzo sta soprattutto nel fatto che si nasconde di chi è la responsabilità di tutto questo che viene attribuito innanzi tutto al “doppio livello contrattuale, introdotto con legge il 23 luglio 1993 … e che sostituì la scala mobile”.

Quell’accordo, diventato legge, fu firmato dalle parti sociali, cioè governo, padroni e sindacati, a cominciare dalla Cgil!

Non solo questa, come tutti sanno, da anni i sindacati di regime assicurano la firma su qualsiasi documento presentato dai padroni e dal governo perché fanno parte della borghesia nazionale, ne condividono la visione della società capitalistica e i privilegi!

Le lavoratrici e i lavoratori da parte loro devono preparare le battaglie dei prossimi mesi a cominciare da quella per il “rilancio dei salari, con forti aumenti economici e con l’istituzione di un meccanismo di piena tutela dei salari dall’inflazione;” come dice uno dei punti del volantino di convocazione dello sciopero generale del 18 ottobre prossimo.

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